
Trovo drammatici invece i numeri di chi gioca sul serio, con la speranza di vincere denaro, e continuo a pensare che piuttosto che aumentare le esigenze senza sapere come farvi fronte bisognerebbe diminuirle, ma... qui stanno togliendoci la possibilità anche della più magra sopravvivenza a stenti, quindi il cambiamento richiede proprio un ripensamento e uno sforzo di dimensioni inaudite. Ovvero richiede proprio di cambiare il 'modello' di riferimento in base al quale abbiamo condotto e strutturato le nostre vite sinora. E le pubblicità che promuovono il gioco con vincite in denaro (e che lasciano un bel po' di guadagni e tasse nelle casse dello stato) le trovo una vergogna e una violenza in questo paese e col modo in cui la cosa pubblica e le nostre vite vengono decise togliendoci tutti i giorni un po' di fiato - un po' come trovo delinquenziali tantissimi atti con i quali la politica ci sta uccidendo.
Gramellini, oggi, come sorta di necrologio per l'inventore del flipper Steve Kordek mancato alcuni giorno orsono a 100 (!) anni, scrive quanto segue: "Intorno a quell’aggeggio colorato e chiassoso, un frammento di Las Vegas capitato quaggiù, imparavi un mucchio di cose sul mondo e su di te. Conoscevi l’imperscrutabilità del dolore quando la pallina si infilava con perfida precisione in mezzo alle palette, vanamente sbatacchiate come le nacchere di uno strabico. Assaporavi il piacere della rivalsa quando lo smargiasso della compagnia scuoteva il flipper neanche fossero i fianchi di una preda erotica, ma veniva atterrato dall’immancabile castigo divino: il tilt. E scoprivi il piacere impagabile del lavoro ben fatto quando colpivi il cuore della pallina e la vedevi improvvisare una danza dionisiaca fra i buchi del percorso, raddoppiando il punteggio a ogni rimbalzo. Felicità minime, ma piene".
Ecco, la bellezza del gioco è questa: semplicemente giocare. Il piacere vero è quello di stare dentro la partita, fare mosse perfette, battere l'avversario in un modo tale che lui stesso provi ammirazione nel venire battuto, per la bellezza e l'intelligenza della mossa effettuata dall'altro giocatore.
Qualsiasi cosa inferiore o diversa da questa è un patetico surrogato e quindi può serenamente stare fuori dalle nostre vite ;-) Ché alla fine anche la nostra stessa vita è solo un gioco, dove la vittoria coincide con l'atto del giocarcela bene, non trovate? :-)