Nella sua trasmissione "Radio Londra" di stasera, Venerdì primo aprile 2001, Giuliano Ferrara ha sostenuto la tesi che la guerra civile attualmente in corso in Libia non sarebbe combattuta dagli insorti per dare vita a una forma di governo più libera e democratica di quella che ha caratterizzato gli ultimi quaranta anni, quanto dal tentativo di alcuni clun già compromessi con il potere di Gheddafi di ribellarsi a tale potere e delle tribù sottomesse dal colonello di conseguire finalmente un ruolo da protagoniste nella storia futura del loro paese. Le migliaia di giovani e giovanissimi frequentatori di internet e di siti on line occidentali che abbiamo visto sui media di tutto il mondo rischiare la vita o farsi ammazzare per cacciare Gheddafi,lo avrebbero dunque fatto per una sorta di sete di potere, sostanzialmente non diverso da quello che gli opprimeva. Mentre le rivendicazioni in Tunisia e in Egitto erano motivate e legittime, per Ferrara quelle degli insorti libici non sembrano esserlo. Ora, a parte la scarsa verosimiglanza di questa tesi, per motivi che sarebbe qui troppo lungo elencare, alcune obiezioni possono già essere avanzate attraverso alcune semplici domande. Infatti, anche se l'analisi di Ferrara fosse corretta, per quale motivo coloro che appartengono a tribù che sono da anni oppresse dal potere di un'unica tribù, quella a cui appartiene il colonello, non dovrebbero avere il diritto di ribellarsi? Per quale ragione persone che sono state private per decenni delle loro libertà fondamentali, e spesso incarcerati o torturati, non dovrebbero poter lottare per affrancarsi da una simile condizione impugnando come vessilli anche i valori della libertà e della democrazia per realizzare il loro progetto? Forse Ferrara pensa che, una volta conseguito il loro obiettivo, darebbero vita ad una dittatura non diversa da quella che prima li opprimeva? Ma in questo caso, quale delle tribù vincenti dovrebbe assumere il potere? O forse si pensa che dovrebberlo assumerlo tutte tranne una, e per perseguitarne una sola?
Un simile disegno politico sarebbe ad un tempo irrealistico, infantile e scellerato e attribuirlo agli insorti libici presuppone che migliaia di persone siano disposte a farsi ammazzare per poter dare vita ad una guerra tribale destinata a durare anni. In realtà, i leaders politici dei ribelli non sono tanto sprovveduti e cinici: sono persone che hanno in molti casi una formazione di alto livello e che hano in mente un progetto politico serio e un diverso modello di società, così come hanno in mente una società diversa e un diverso modello di convivenza civile le migliaia di ragazzi che hanno messo in gioco la loro vita e il loro futuro in un'impresa tanto rischiosa e disperata.
Inviato il 02 aprile a 00:52
Nella sua trasmissione "Radio Londra" di stasera, Venerdì primo aprile 2001, Giuliano Ferrara ha sostenuto la tesi che la guerra civile attualmente in corso in Libia non sarebbe combattuta dagli insorti per dare vita a una forma di governo più libera e democratica di quella che ha caratterizzato gli ultimi quaranta anni, quanto dal tentativo di alcuni clun già compromessi con il potere di Gheddafi di ribellarsi a tale potere e delle tribù sottomesse dal colonello di conseguire finalmente un ruolo da protagoniste nella storia futura del loro paese. Le migliaia di giovani e giovanissimi frequentatori di internet e di siti on line occidentali che abbiamo visto sui media di tutto il mondo rischiare la vita o farsi ammazzare per cacciare Gheddafi,lo avrebbero dunque fatto per una sorta di sete di potere, sostanzialmente non diverso da quello che gli opprimeva. Mentre le rivendicazioni in Tunisia e in Egitto erano motivate e legittime, per Ferrara quelle degli insorti libici non sembrano esserlo. Ora, a parte la scarsa verosimiglanza di questa tesi, per motivi che sarebbe qui troppo lungo elencare, alcune obiezioni possono già essere avanzate attraverso alcune semplici domande. Infatti, anche se l'analisi di Ferrara fosse corretta, per quale motivo coloro che appartengono a tribù che sono da anni oppresse dal potere di un'unica tribù, quella a cui appartiene il colonello, non dovrebbero avere il diritto di ribellarsi? Per quale ragione persone che sono state private per decenni delle loro libertà fondamentali, e spesso incarcerati o torturati, non dovrebbero poter lottare per affrancarsi da una simile condizione impugnando come vessilli anche i valori della libertà e della democrazia per realizzare il loro progetto? Forse Ferrara pensa che, una volta conseguito il loro obiettivo, darebbero vita ad una dittatura non diversa da quella che prima li opprimeva? Ma in questo caso, quale delle tribù vincenti dovrebbe assumere il potere? O forse si pensa che dovrebberlo assumerlo tutte tranne una, e per perseguitarne una sola? Un simile disegno politico sarebbe ad un tempo irrealistico, infantile e scellerato e attribuirlo agli insorti libici presuppone che migliaia di persone siano disposte a farsi ammazzare per poter dare vita ad una guerra tribale destinata a durare anni. In realtà, i leaders politici dei ribelli non sono tanto sprovveduti e cinici: sono persone che hanno in molti casi una formazione di alto livello e che hano in mente un progetto politico serio e un diverso modello di società, così come hanno in mente una società diversa e un diverso modello di convivenza civile le migliaia di ragazzi che hanno messo in gioco la loro vita e il loro futuro in un'impresa tanto rischiosa e disperata.