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Forza gnocca, abbasso i minchioni

Creato il 07 ottobre 2011 da Conflittiestrategie

 

bunga
Forza gnocca, abbasso i minchioni. Rialziamo le lampo dei calzoni e chiudiamoci dentro per sempre tutti i cazzoni istituzionali. I falli sono fallaci, le gnocche sono veraci. Il membro è della casta, la patonza della massa. Buttiamo giù dal transatlantico il coglione di regime ed edifichiamo il sistema della figa ad ampio regime. Sbarriamo la strada a Casini e riapriamo i casini. Meglio la virago del ladro, meglio la velina demente del parlamentare impotente.

Perché peggio di così non può andare, alziamo la bandiera rossa del ciclo mestruale. Sarà stata pure una battuta triviale, ma meglio sbattere che così governare e gestire, meglio battere che lasciarsi andare e perire. Come diceva l’illustre cantautore, in questo reame, sta finendo tutto a grandi puttane. Ed allora viva il gabinetto delle mignotte e fuori dal parlamento le altre bigotte. Portiamo la vacca al potere e togliamoci di torno i maiali di mestiere. Per smantellare la baracca affidiamoci alla baldracca, per ripristinare l’onore azzeriamo il pudore. Prendiamo le lucciole e posiamo le lanterne, abbandoniamo i porci al loro destino ed edifichiamo l’esecutivo del coito continuo. Lotta dura per la verdura, niente più cetrioli e zucchine di questa dittatura virile ma solo fiche e patatine per il nuovo sistema femminile. La peripatetica diuturna è sempre meglio dell’uomo politico notturno con la faccia scrotale e il braccio inturgidito nella cassa statale. Con le passeggiatrici di strada andremo lontano mentre con i loro clienti politici da marciapiede ci abbiamo rimesso il sedere. La vulva è un orizzonte sempre fulgente, il pene un astro spesso cadente. Votiamo per il partito delle mondane che ci offre una tana e mandiamo in pensione i vecchi parlamentari attaccati alla sottana. E se pensate che io sia solo impertinente e volgare sono in buona compagnia e tanto non me ne cale, da Dante a Marziale. Ché il primo già bestemmiava citando l’oggetto trocaico (Al fine de le sue parole il ladro / le mani alzò con amendue le fiche, /gridando: “Togli, Dio, ch’a te le squadro!”) ed il secondo gli andava appresso invocando il fratello maschile più prosaico (Hai trenta ragazzi e altrettante ragazze sotto mira. Ma che farai tu con un cazzo solo che non tira?). L’ultima del poeta latino la dedico a Berlusconi che dive ringraziare la flebo se non ha ancora fatto la fine di Febo.


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