Perché peggio di così non può andare, alziamo la bandiera rossa del ciclo mestruale. Sarà stata pure una battuta triviale, ma meglio sbattere che così governare e gestire, meglio battere che lasciarsi andare e perire. Come diceva l’illustre cantautore, in questo reame, sta finendo tutto a grandi puttane. Ed allora viva il gabinetto delle mignotte e fuori dal parlamento le altre bigotte. Portiamo la vacca al potere e togliamoci di torno i maiali di mestiere. Per smantellare la baracca affidiamoci alla baldracca, per ripristinare l’onore azzeriamo il pudore. Prendiamo le lucciole e posiamo le lanterne, abbandoniamo i porci al loro destino ed edifichiamo l’esecutivo del coito continuo. Lotta dura per la verdura, niente più cetrioli e zucchine di questa dittatura virile ma solo fiche e patatine per il nuovo sistema femminile. La peripatetica diuturna è sempre meglio dell’uomo politico notturno con la faccia scrotale e il braccio inturgidito nella cassa statale. Con le passeggiatrici di strada andremo lontano mentre con i loro clienti politici da marciapiede ci abbiamo rimesso il sedere. La vulva è un orizzonte sempre fulgente, il pene un astro spesso cadente. Votiamo per il partito delle mondane che ci offre una tana e mandiamo in pensione i vecchi parlamentari attaccati alla sottana. E se pensate che io sia solo impertinente e volgare sono in buona compagnia e tanto non me ne cale, da Dante a Marziale. Ché il primo già bestemmiava citando l’oggetto trocaico (Al fine de le sue parole il ladro / le mani alzò con amendue le fiche, /gridando: “Togli, Dio, ch’a te le squadro!”) ed il secondo gli andava appresso invocando il fratello maschile più prosaico (Hai trenta ragazzi e altrettante ragazze sotto mira. Ma che farai tu con un cazzo solo che non tira?). L’ultima del poeta latino la dedico a Berlusconi che dive ringraziare la flebo se non ha ancora fatto la fine di Febo.