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Forza maggiore (2014)

Creato il 15 maggio 2015 da Babol81
Spinta dai pareri positivi di alcuni "colleghi" ben più cinefili e preparati della sottoscritta, ho deciso di recuperare Forza maggiore (Turist), diretto e sceneggiato nel 2014 dal regista Ruben Östlund e uscito in Italia proprio la settimana scorsa.
Forza maggiore (2014)
Trama: in vacanza sulle Alpi francesi, una famiglia svedese si trova a tu per tu con una valanga. L'esperienza, fortunatamente, non fa vittime, tuttavia lascia degli strascichi che rischiano di distruggere i legami che li tiene uniti...

Forza maggiore (2014)
A seguito della visione di Forza maggiore ci sarebbe da aprire non un post ma un blog intero su tutto quello che ho provato e pensato dopo che la provvidenziale valanga è arrivata a minacciare non già la vita dei protagonisti, ma la loro unità familiare. Lo so che non bisognerebbe definire "provvidenziale" un evento potenzialmente mortale ma vi posso assicurare che non c'è stato un solo minuto in cui non avrei voluto vedere Tomas, Ebba e i loro due figlioli sepolti sotto metri e metri di neve, cancellando la loro fastidiosissima e finta famiglia dalla faccia della Terra. Forza maggiore è un film bellissimo ma terrificante perché ci sbatte sul muso tutti i nostri limiti e tira fuori il peggio di noi senza essere né un horror né una commedia grottesca: nella fattispecie, dopo averlo visto mi sono resa conto che non avrò mai figli e che ci penserò molto ma molto bene prima di sposarmi. Non in questa società, perlomeno. Sono due idee che, ovviamente, non sono nate durante la visione di Forza maggiore ma questa pellicola svedese mi ha ancora più convinta della loro bontà, almeno per il momento. Facciamo un passo indietro e partiamo dall'evento scatenante le dinamiche del film, ovvero la valanga. Il "problema" è che, mentre metri di neve venivano giù dalla montagna, il pater familias Tomas se l'è data a gambe d'istinto, lasciando moglie e figli davanti a morte probabile ma avendo la presenza di spirito di recuperare guanti (indispensabili, sia mai ci si freddi le manine in montagna!) e I-Phone. Da questo evento, giustamente, la moglie Ebba trae le conclusione che forse il marito non è così attaccato alla famiglia come dovrebbe e, altrettanto giustamente, comincia a porsi delle domande su sé stessa e sull'uomo che credeva di conoscere e amare nonostante i suoi mille difetti. A onor del vero, noi spettatori capiamo fin da subito che Ebba non aspettava altro che una scusa per mettere in discussione tutta la sua esistenza come moglie e madre ed è per questo che, pur trovando comprensibilissime la sua rabbia e la sua delusione, l'avrei presa volentieri a ceffoni: dagli illuminanti dialoghi con un'amica "libera" traspare infatti la mentalità della donna che, pur desiderando palesemente altro, si costringe ad essere quello che la società e le convenzioni le richiedono, annullandosi totalmente e reprimendo dolore e frustrazione per tutelare la felice ignoranza di marito e figli. Che è poi la stessa fastidiosissima mentalità condivisa da buona parte delle donne che mi capita di incrociare, sempre a lamentarsi della mancanza di libertà, di "me time", pronte a viziare i figli per il senso di colpa di essere costrette a lavorare sottraendo loro tempo prezioso ma altrettanto pronte a smollarli ai nonni davanti al miraggio di un aperitivo con le amiche. Donne che aspettano solo una valanga che dia loro la scusa per mandare al diavolo tutto, insomma.
Forza maggiore (2014)
E siccome ce n'è per l'asino e per chi lo mena, vogliamo mica lasciare Tomas impunito? L'uomo senza palle, quello che "basta una vacanza per rinsaldare il rapporto", il povero belinone che non riesce a capire la gravità di lasciare moglie e figli in balìa di una valanga e si chiede anche perché mai la sua donna sia incazzata come una bestia, l'anello talmente debole da non essere neppure capace di leggere le motivazioni che stanno sotto i costanti capricci dei figli (non ci riesce neanche Ebba, ci mancherebbe. La differenza è che i bambini hanno capito che lei, nonostante l'istinto da chioccia inculcatole dalla società, forse sotto sotto li vorrebbe vedere morti, mentre in lui vedrebbero un padre-bambino con il quale confidarsi, se solo fosse un pelo più ricettivo ed intelligente) e che, messo alle strette, piange senza vergogna, come un vitello davanti alla mannaia. Perfetto, in tal senso, l'attore Johannes Kuhnke, belloccio e sufficientemente virile, con lo sguardo di chi non sta capendo un cavolo e non sa come recuperare l'affetto e la stima di una moglie che non ha neppure più voglia di fare l'amore con lui e pensa solo a proteggere i figli dai discorsi "scomodi"; di fronte all'inevitabile rottura, la sua ultima arma sono le lacrime o, peggio ancora, la ricerca "machissima" del pericolo, quell' "andiamo in mezzo alla bufera e alla neve tanto vi proteggo io", decisamente inopportuno e fuori tempo massimo. Un modo perfetto, tra l'altro, per rischiare di togliere definitivamente i figli dalla scacchiera condannandoli a morte quasi certa, quei due bellissimi bambini ai quali, pur comprendendo i motivi del loro comportamento (poverini, vederli piangere soli in camera mi spezzava il cuore), avrei fatto saltare i dentini a ceffoni perché, Cristo, ci vuole anche un po' di educazione maledetti Svedesi! Non è che solo perché i bambini vivono una situazione difficile (per colpa vostra tra l'altro, genitori di m****!) li si può lasciare urlare, dare ordini (quel gå! urlato dalla figliola con in mano il tablet e l'insistente Mama!! mentre il padre piange mi ha scatenato una sindrome da Erode incredibile) e quant'altro! Ribadisco, la vedo dura avere figli. Anche perché, come ci chiarisce molto elegantemente Ruben Östlund, la vita familiare è un susseguirsi di valanghe imminenti, una strada piena di curve che noi ci ostiniamo a percorrere in comodi autobus quando probabilmente servirebbe una monoposto oppure, ancor meglio, una bella passeggiata a piedi, aiutandosi l'un l'altro per tentare di arrivare fino in fondo, è una fredda fotografia di ostentata felicità che nasconde il disagio dietro le porte chiuse di un hotel di lusso, dietro il miraggio di una vacanza serena, sepolto sotto metri di candida neve: uno stile di vita per molti, insomma, ma non per tutti. Come diceva la buona Cristina, "per fare questo viaggio ci vuol tanto coraggio" e, soprattutto, quella fiducia, quella forza e quel rispetto di sé stessi che i personaggi di Forza maggiore sembrano avere perso o non avere mai avuto.
Ruben Östlund è il regista e sceneggiatore della pellicola. Svedese, prima di Forza maggiore ha diretto tre film (credo tutti inediti in Italia) e alcuni corti. Anche produttore, ha 41 anni.
Forza maggiore (2014)
La Fox Searchlight ha acquistato i diritti di Forza maggiore ed è quindi già in cantiere un remake USA della pellicola, con buone chance che Julia Louis-Dreyfuss interpreti la protagonista. Staremo a vedere! ENJOY!

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