Se conoscete Eleonora Gandini (facile se siete blogger) non potrete in alcun modo esimervi dal leggere Fossi figa sarei una stronza.
Mica per amicizia, semplicemente perchè dentro ci trovate tutta la sua inesauribile esplosività e voglia di fare, nonostante la nuvoletta di sfiga che lei è convinta di portarsi dietro.
Letizia Zen (nome cacofonico per ammissione della stessa protagonista) è una quasi trentenne che vive a Milano, sola.
La sua giornata è scandita dal lavoro di (che diavolo di lavroo fa Letizia? Una specie di donna promozione in una casa di produzione, direi…), dalle chiacchierate con l’amica figa Sofia, dalle confidenza col vicino di casa e dal rapporto contrastato (e mai chiarito) con Federico, musicista emergente.
E poi naturalmente ci sono le telefonate della madre logorroica e le serate che finiscono sempre con un po’ troppo alcool in corpo.
Il tutto corredato dal tentativo disperato di rendersi un po’ più fisicamente attraente di quello che crede di essere e di sopravvivere alla confusione della sua vita e della sua casa, senza contare l’improvviso piombare nella sua vita di Gregorio.
Fossi figa sarei una stronza è una via di mezzo tra Fabio Volo e (se vogliamo spingerci un po’ più in là) le inarrestabili e dettagliate descrizioni di Bret Easton Ellis.
Sia chiaro, la Gandini non fa alta letteratura alta. Ma il suo modo di scrivere è talmente scorrevole e coinvolgente, talmente ironico e pulito che diventa un godimento divorare il suo primo libro.
E non c’è dubbio che schiere di trentenni si ritroveranno nelle avventure di Letizia, sempre in bilico tra la delusione per quello che non riesce ad ottenere (in particolare una vita a due soddisfaciente) e l’esaltazioni per i risultati ottenuti.
Proprio questi continui alti e bassi rendono il romanzo tanto godibile ed il personaggio tanto reale.
A Letizia basta uno sguardo di Federico per essere la donna più felice del mondo e un sms frainteso per ritenere la propria vita un disastro.
E non manca nella vicenda un intrigo da scoprire, un mistero da risolvere.
Mistero costruito con abilità dall’autrice (che ha una passione segreta per il giallo).
Così come leggera e affascinante è la sua prosa, ricca di dettagli che non sfuggiranno alle donne (borse, scarpe, trucco…) e di verità amorose che non mancheranno di colpire gli uomini.
Ci sarebbero altre cose da dire sul romanzo e sul modo di scrivere di Eleonora, ma spero di poter tornare a parlarne.
Nel frattempo vi invito caldamente a leggere il libro e soprattutto invito le case di produzione cinematografiche italiane a farselo inviare perchè mi sembra una vicenda già bella e pronta per essere trasformata in un film di successo (…nel caso, che mi venga riservata una percentuale!)