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Foto shock di Confindustria, Italia in guerra

Creato il 28 giugno 2012 da Ilarius

Il Centro studi di Confindustria pubblica oggi lo scenario economico, e il dipinto tracciato è desolante. "Non siamo in guerra - scrivono da viale dell'Astronomia - ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto". Si ripercuotono sulle "parti più vitali del sistema Italia: l’industria manifatturiera e le giovani generazioni".

Foto shock di Confindustria, Italia in guerra
"I conti pubblici migliorano, ma si allontana il pareggio di bilancio", secondo il Centro studi di Confindustria. Il deficit pubblico nel 2013 sarà a -1,6% del Pil e non di -0,1% come prospettato a dicembre. Nel 2012 si assesterà invece a -2,6%, in peggioramento di 1,1 punti a causa della crisi.
Per il Csc l'aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi, in quasi tutte le economie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali. Una sorta di guerra c'è stata ed è tuttora in corso, ed è combattuta, una volta di più, dentro l'Europa e dentro l'Italia.  Pessime le stime sul mercato del lavoro. Il 2013 si chiuderà con un milione e 482mila posti di lavoro in meno dal 2008, anno di inizio della crisi e la disoccupazione salirà al 10,9% a fine 2012 e toccherà il record del 12,4% nel quarto trimestre 2013. Secondo Confindustria "i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di una guerra". "A sei anni dall'inizio della crisi, nel 2013 l'Italia si troverà con un livello di benessere, misurato in Pil pro-capite, del 10% inferiore alla media 2007". Lo stima il centro studi di Confindustria, calcolando che è un calo "pari quasi a 2.500 euro in meno (prezzi costanti dal 2005)". Per gli economisti di via dell'astronomia è "una perdita difficilmente recuperabile in assenza di riforme incisive che riportino il Paese su un sentiero di crescita superiore al 2% annuo come è alla sua portata".
Insomma "l'Italia e' nell'abisso", questa è la fotografia del direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, che usa queste poche parole per descrivere lo stato del Paese.
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