Fotocopie gratis: il no dell' universita'

Creato il 07 maggio 2013 da Bagaidecomm @BagaideComm
Quando abbiamo saputo che una start up italiana, permette di fare fotocopie gratis agli studenti delle università nazionali, ci eravamo subito attivati, come avevamo scritto in questo articolo. Copy-Copy è stata creata da ex universitari, che ben capiscono in quanti casi le fotocopie possano salvare la media (un libro di cui serve solo qualche pagina, gli appunti della lezione persa, gli esercizi del compagno, ma anche i chili di slides che i professori mettono sull'e-learning). Fotocopie gratis, che permettono di risparmiare i 300 € a di media che gli studenti spendono all'anno in fotocopie perché è la pubblicità sul retro salva la spesa, basta la registrazione al sito ufficiale e una “card” di 1 solo euro e tutte le fotocopie sono gratis. Una possibilità che ha entusiasmato non solo noi del Bagai ma anche voi: «si può evitare di prendere i libri in prestito, per poi ridarlo dopo un mese che non hai nemmeno finito di studiarlo» spiega Augustin Fasola. Peccato che il nostro entusiasmo è stato frenato dalla bocciatura da parte dei "piani alti dell'Ateneo". Motivazioni: 1. C'è la "Biblioteca Luraschi", i cui libri non si possono fotocopiare. «Ma se da lì i libri non possono nemmeno uscire?» sbottano gli studenti. «Io credo che questa sia proprio una scusa» afferma Lisa Corti «sono stata alla biblioteca di diritto internazionale a Milano, quella in via Festa del Perdono, ed ho fotocopiato testi degli anni '40: vecchissimi, in edizione limitata e non ho avuto problemi». Il fatto che i libri di diritto romano non potessero andare in prestito è sempre stato un problema sentito, sopratutto per i laureandi che di quei libri hanno bisogno. Ma, a ragione, Paola Tuccio afferma che «i manuali potrebbero essere rovinati anche solo dalla semplice consultazione». 2. La Siae vieta di fotocopiare più del 15% del manuale e nessuno controllerebbe lì dove si voleva posizionare la postazione.  Peccato che Copy-Copy avesse già pensato al problema dei diritti d'autore: nel retro di ogni foglio fotocopiato c'è il divieto di superare il limite di fotocopie fissato per la tutela del copyright. In via Oriani, ad esempio, dove ci sono le fotocopiatrici, c'è anche il personale della biblioteca che controlla, (ribattono loro): peccato che tutti noi sappiamo che nessuno si interessa di quante fotocopie si facciano, tant'è che una delle due fotocopiatrici è posizionata sul retro, dove nessuno vede, e l'unico avviso consiste in un foglio A4 che vieta di fotocopiare oltre il 15% del manuale; eppure lì nessuno ha nulla da dire. Si lascia, come è giusto che sia, la responsabilità a chi fa le fotocopie. «Tuttalpiù potrebbero essere fatti dei controlli a campione, tenendo conto che sono sempre più di uno gli addetti alle biblioteche» afferma Paola. Ma se fosse proprio questo il problema «sarebbe facilmente eliminabile posizionando quella fotocopiatrice al primo piano dove c'è l'entrata vicino alla Chiesa», ossia nella portineria del primo piano, dove qualcuno c'è sempre. E «per evitare problemi o code si potrebbe adottare un sistema ad orari fissi, dove una persona ha tempo 15 minuti, se ha finito bene sennò tocca ad un altro» conclude Lisa. Ad ogni modo «basterebbe un regolamento o un modulo di declino di ogni responsabilità dell'università per superare quelli che secondo loro sono motivazioni sufficienti per privare gli studenti di questo servizio utilissimo» afferma Gianfranco. Il veto ha suscitato polemiche tra gli studenti che abbiamo sentito: «Ma visto che è gratis anche installare la postazione, perché non la mettono? Non ha senso» afferma Massimiliano Ronchi. Sarà «forse è perché l'Università ci guadagna qualcosa con le fotocopie a pagamento?» insinua Augustin. 
Valentina Nichele

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