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Fotografia a Milano: Emiliano Scatarzi – INSTANT WORDS – a cura di Paola Riccardi a Spazio Tadini- 29 marzo 2014

Creato il 20 marzo 2014 da Spaziotadini

Fotografia a Milano: Emiliano Scatarzi – INSTANT WORDS –  a cura di Paola Riccardi a Spazio Tadini- 29 marzo 2014

MyTube: The eye of the beholder, the pandora’s box, MediaEvo © 2001 Emiliano Scatarzi/Emblema

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1984 -EMILIANO SCATARZI IN CARTOLINA
Fotografia a Milano: Emiliano Scatarzi – INSTANT WORDS –  a cura di Paola Riccardi a Spazio Tadini- 29 marzo 2014

MyTube: bumpers and bullets in the crash accident © 2002 Emiliano Scatarzi/Emblema

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DIBATTITO Emiliano Scatarzi in cartolina
MyTube: Marlon Brando is dead! © 2004 Emiliano Scatarzi/Emblema
FRONTE DEL MORTO- Emiliano Scatarzi in cartolina
MyTube: Big Yellow self-portrait © Emiliano Scatarzi/Emblema
GIALLONE- Emiliano Scatarzi in cartolina
lecito sospettoRID
LECITO SOSPETTO – Emiliano Scatarzi in cartolina

 

Inaugurazione: sabato 29 marzo 2014 dalle 18.30 alle 20.30

ore 21.00: Concerto Jazz con Dogma

La mostra resterà aperta fino al 18 aprile 2014

Le opere in mostra e cartoline autografate saranno in vendita per collezionismo

Emiliano Scatarzi è un ‘poeta in lingua Polaroid’. Di questa tecnica, o supporto, ha indagato nel corso degli anni infinite potenzialità espressive e figurative, ben oltre i limiti della fotografia. L’ampia esposizione personale interessa tutto il piano superiore di Spazio Tadini e raccoglie opere significative estratte da un percorso artistico di oltre quindici anni. Una rassegna che mette in evidenza la capacità dell’artista di giocare con diversi linguaggi, di esprimere concetti profondi in piena libertà espressiva, di divertirsi comunicando, con l’efficacia della sintesi estrema di un singolo scatto.

Dopo una serie di sperimentazioni con tecnica mista Polaroid e pexiglass, Emiliano Scatarzi inizia una lunga ricerca  che prenderà prima il titolo Tela-Visione (fino al 2005) e successivamente Media-Evo, lavoro che indaga quella percezione quasi subliminale che, messa in gioco dal potere mediatico, scaturisce dal rapporto con il mezzo televisivo. Un lavoro che prende avvio da una ricerca personale concepita in modo libero e vissuta quasi come momento evasivo e “terapeutico” in una carriera drasticamente scissa tra fotografia pubblicitaria e reportage antropologico. Le opere sono realizzate a partire da scatti fotografici Polaroid ripresi dallo schermo televisivo e realizzati con una tecnica di manipolazione del supporto, successivamente riprodotto e stampato su carta, tela, o inglobato in materiali sintetici. Le immagini sono evocative, suggeriscono più di quanto vogliano descrivere, lasciano lo spettatore del tutto libero nel gioco interpretativo ma al tempo stesso, attraverso titoli ironici e sempre giocati sul doppio senso, lo guidano inesorabilmente e sapientemente nella linea interpretativa voluta . Una critica irriverente della società contemporanea.

TESTO CRITICO INTEGRALE DI Paola Riccardi

Le foto-visioni di Emiliano Scatarzi

‘Media-Evo’, vasto work in progress dell’eclettico fotografo fiorentino Emiliano Scatarzi, prende avvio dalla riflessione su un’attitudine dello sguardo: quella percezione quasi subliminale di dati anche molto profondi di realtà che, messa in gioco dal potere mediatico, scaturisce dal rapporto con il mezzo televisivo. Un lavoro alimentato da una ricerca personale concepita in modo libero e vissuta quasi come momento evasivo e “terapeutico” in una carriera drasticamente scissa tra fotografia pubblicitaria e reportage antropologico.

Le opere sono realizzate a partire da scatti fotografici Polaroid ripresi dallo schermo televisivo soprattutto durante edizioni di telegiornali o programmi di attualità, elaborati poi con una tecnica di manipolazione del supporto e successivamente riprodotti e stampati su carta, tela, acetato o inglobati in materiali sintetici.

Le immagini sono evocative, suggeriscono più di quanto vogliano descrivere, lasciano lo spettatore libero nel gioco interpretativo di associarvi riferimenti propri, ma al tempo stesso lo guidano inesorabilmente e sapientemente nella linea interpretativa voluta. A guidare lo spettatore sono soprattutto i titoli assegnati alle immagini: didascalie essenziali di tono aforistico che rivelano l’immagine e la riconducono al dato reale da cui essa scaturisce,  funzionando come traccia tra le molteplici interpretazioni possibili. Un gioco di riferimenti mai univoci, scontati o pretestuosi, sempre pensati a diversi livelli di senso.

In tutto il lavoro scorre un’ironia colta e sgarbata volta a indurre riflessioni critiche sul mondo contemporaneo; ironia a volte amara, spesso pervasa da un sentimento di non rassegnata indignazione, talvolta attraversata da un senso di sconfitta.

L’intero lavoro, che sceglie linguaggi basati su gusto e tecniche sviluppate in anni di pratica della fotografia pubblicitaria, non rinuncia peraltro al racconto fotografico. Come nella miglior tradizione del reportage indaga proprio quei temi che stanno a cuore ad ogni fotografo reportagista: la guerra, i costumi sociali, le ingiustizie umane … presentando frammenti di un’articolata narrazione organizzati in solo apparente disordine.

Da un punto di vista formale, le scelte si allineano alle intenzioni di stratificazione di significati. La declinazione delle immagini su materiali e in formati diversi offre una ulteriore varietà nella potenziale lettura dei significati delle opere: la stessa immagine che in un’opera assume un significato profondo e concettuoso, può godere in un’altra declinazione di una valenza anche più puramente astratta. Se nella bidimensionalità delle grandi stampe il significato viene offerto allo spettatore con spettacolarità, nelle stampe su acetato e nel loro trasformarsi in oggetti tridimensionali tale significato appare condensato e preziosamente conservato nel cuore anche fisico dell’opera.

‘Media-Evo’, che si integra con il precedente ‘Telavisione’, negli anni è cresciuto al di là di intenzioni preordinate, indipendente e ribelle, conquistando un posto importante nella progettualità dell’autore, fino a diventare caposaldo della sua opera creativa e forse proprio il punto di sintesi di due mondi che in lui convivono da sempre faticando a trovare una lingua comune. L’intera ricerca, non priva di un certo intellettualismo, porta con sé il senso di una critica serrata e perentoria al malcostume del mondo contemporaneo.

Biografia – EMILIANO SCATARZI

Tra fotografia pubblicitaria e commerciale, l’attenzione alla dimensione artistica e creativa

Emiliano Scatarzi nasce a Firenze nel 1973, dove si è formato professionalmente collaborando come artista e promotore con la Ken’s Art Gallery. Da quindici anni vive e lavora a Milano.

Si è occupato per diversi anni di fotografia pubblicitaria e commerciale, di ritrattistica, di reportage geografico e sociale. Ha contemporaneamente sviluppato un proprio lavoro artistico e creativo, realizzato prevalentemente in Polaroid, ma sperimentando anche altre tecniche come il cross-processing o tecniche miste, fino all’oggetto tridimensionale (in mostra allo Spazio Tadini alcuni esemplari).

Nel settore commerciale pubblicitario ha prodotto servizi fotografici per: Swatch, Luxottica, Fiat, Gilera, Gancia, Alitalia.

Ha lavorato come assistente alla regia con Francesco Fei, realizzando 40 video-clip per la scena musicale italiana. (Ligabue, Litfiba, Laura Pausini). Come regista ha realizzato il video per il gruppo musicale Spazio 17. Ha pubblicato servizi sulle maggiori testate italiane tra cui Max, Carnet, Digital Lifestyle, Gq, IoDonna e su diverse testate di settore (Fotographia, Fotocult, Fotografia Reflex)

In campo artistico ha sviluppato fin dal 2002 il progetto Tela-visione che, attraverso la manipolazione di scatti  Polaroid propone una critica ironica degli aspetti massificanti e devianti del mezzo televisivo e di una cultura collettiva divulgata tramite i mass-media.

Nel 2002 ha partecipato alla Biennale di Venezia con un progetto realizzato in collaborazione con il fotografo Andrea Corazzi.

Nel 2003 ha fondato con i fotografi Davide Fusco e Giorgio Palmera l’associazione FOTOGRAFI SENZA FRONTIERE-onlus, volta a creare laboratori permanenti di fotografia in aree critiche e marginali del mondo per insegnare a ragazzi e adolescenti a praticare un’auto-rappresentazione consapevole tramite il mezzo fotografico.

Nel 2003 ha organizzato le proprie opere di ambito artistico in due mostre, esposte negli anni successivi a Firenze, Milano, Roma, Miami, e in diverse collettive tra cui una sull’arte digitale nella galleria Franco Riccardo Arti Contemporanee a Napoli e una presso la Galleria Arteutopia di Milano.

Nel 2004 espone con Giorgio Palmera la mostra R-esistenze - nata nel contesto dei laboratori fotografici con il popolo Saharawi in Algeria – presso lo spazio espositivo Segheria a Milano, prima mostra fotografica in uno spazio solitamente dedicato al Design. La mostra viene selezionata da Denis Curti (direttore di Contrasto Milano) per Portfolio in Piazza 2004 a Savignano sul Rubicone e riesposta a Milano (Galleria Fabricaeos), Roma e Prato. Con Fotografi Senza Frontiere realizza lo stesso anno il progetto Sviluppi Futuri, laboratorio di fotografia e media center a Betlemme in collaborazione con ARCI, dando avvio a una serie di laboratori nella regione, tuttora operanti. Sempre nel 2004 inizia una collaborazione con il programma televisivo Camera Cafè come fotografo di scena. Nello stesso anno produce una ricerca fotografica sul mercato del pesce di Catania, dove le fotografie in mostra vengono esposte sostituendo i venditori di prodotti ittici dietro i banchi del mercato. La mostra, intitolata Mostralmercato è stata promossa dal Comune di Catania e realizzata a cura di Paola Riccardi.

Nel 2005, con Fotografi Senza Frontiere espone a Milano presso lo Spazio Forma di Milano e a Roma presso il Chiostro del Bramante in due eventi di raccolta fondi destinati all’associazione stessa; ha inoltre organizzato diversi seminari sul tema della fotografia come strumento di intervento sociale e di divulgazione etno-culturale.

Nei 2006 inizia una nuova e inedita esperienza come critico e giornalista scrivendo di arte e costume per testate di settore e nazionali, tra cui Il Corriere della Sera, in articoli per i quali produce anche le immagini a corredo.

Tra il 2007 e il 2012 il suo impegno maggiore si rivolge alle attività legate ai progetti di FS-onlus, per la quale svolge missioni in diversi Paesi (Uganda; Kuna-Yala, Panama) istituendo nuovi laboratori, e per la quale organizza 3 aste presso Sotheby’s Milano (2009-2010-2011) con le fotografie dei più grandi autori italiani e stranieri, tutti sostenitori dell’associazione. Contemporaneamente realizza reportage personali in India, Vietnam, Cambogia, Papua Nuova Guinea, Uganda.

Il suo lavoro artistico continua nell’approfondimento e nella rivisitazione del progetto Tela-Visione, recentemente rinominato MediaEvo e nella ricerca di nuovi scenari da poter rappresentare e trasformare attraverso le tecniche artistiche sperimentate in questi anni e delle quali ha ora piena padronanza.

Sta attualmente scrivendo e curando la regia del film Building a New World, girato in SudAfrica per Building Energy spa e EBN Productions.


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