7 dicembre 2015 Lascia un commento

La terra natia che e’ atmosfera e sensazione, si estende agli altri fotografi in mostra, non necessariamente scandinavi ma appartenenti comunque ad un nord che vuole uscire dagli stilemi del genere o quantomeno cio’ che riteniamo tali: grandi spazi grigi e ghiacciati, natura solitaria e un po’ sinistra, umanita’ saggia e silenziosa.
Lo spazio del Foro Boario offre il giusto respiro ad opere imponenti, grandi rappresentazioni di intime sensazioni, a volte ossessioni, molte ombre, luci sfumate ma anche i piccoli formati risaltano sulle grandi pareti delle sale.
Ad ogni modo e senza tanti giri di parole, non mi e’ piaciuto quasi niente.
Innanzitutto il legame tra i fotografi e’ prettamente geografico. Non e’ necessariamente un male, il criterio di scelta e’ coerente col risultato pero’ si vivono reparti a tenuta stagna dove il luogo di nascita non aiuta ad accorpare un progetto. La qualita’ e’ tendenzialmente alta non si discute ma in pochi casi si resta abbacinati dallo stupore, talvolta ci si scontra con scatti piuttosto ordinari. Persino nel set dello stesso artista la qualita’ e’ discordante, penso chesso’ a Willie Doherty in mostra con progetti differenti e differente resa, come un accumulo senza troppo criterio se non riempire spazio. C’e’ gente come Wofgang Tillmans che ha fatto di meglio che fotografare nuvole o

Qualche bella scoperta eppure c’e’. Jonny Briggs con le sue due opere mi ha realmente emozionato, sorpreso e la sua "Confort Object" vale da sola la visita.
Un piccolo passo falso per la Fondazione, puo’ succedere.
