La fotografia macro si pratica da (molto) vicino, lo sappiamo. E sappiamo anche che i soggetti sono veramente, veramente piccoli. Questi fattori ci costringono ad avere particolari attenzioni quando scattiamo foto macro, non necessarie in altri generi fotografici. Si tratta di attenzioni riguardanti le impostazioni, gli accessori da usare e qualche altra buona pratica.
Abbiamo già visto come scegliere un obiettivo macro e l’equipaggiamento economico per la fotografia macro. Questo articolo è il primo di una serie in cui vedremo finalmente tutto quello che serve sapere per cominciare a praticare la macrofotografia con una macchina fotografica reflex digitale. Parliamo innanzitutto di apertura.
Un’imprevista profondità di campo
La distanza ravvicinata da cui scattiamo le foto ci costringe a rivalutare la profondità di campo. Come abbiamo visto nell’articolo su come ottenere lo sfocato, la porzione sfocata della foto aumenta quando:
- riduciamo la distanza dal soggetto,
- diminuiamo il valore dell’apertura,
- aumentiamo la distanza del soggetto dallo sfondo,
- aumentiamo la lunghezza focale.
Il primo e l’ultimo punto di questa lista sono cruciali nella fotografia macro. Le lunghezze focali più utilizzate sono ovviamente quelle tele, perché vogliamo ingrandire i soggetti. Gli obiettivi più dedicati per la fotografia macro hanno infatti lunghezza focale di 105mm. Ma, soprattutto, la distanza dal soggetto è tremendamente più piccola rispetto alle distanze che usiamo solitamente.
Questi due fattori combinato portano la profondità di campo ad essere estremamente ridotta, tanto che, in molte fotografia macro di insetti, si può notare come solo la testa sia a fuoco. Un insetto è lungo al massimo pochi centimetri, quindi puoi intuire come la profondità di campo si riduca in questi casi ad un paio di centimetri o meno.
Dovendo mantenere fissi tutti gli altri parametri, nella fotografia macro è necessario usare valori di apertura molto elevati, per massimizzare la profondità di campo. Ciò può risultare sorprendente per un fotografo alle prime armi. Quanto alto dovrà essere il valore dell’apertura? Non c’è una risposta univoca, dipende ovviamente da cosa si sta fotografando, dall’angolazione da cui si scatta rispetto al soggetto e da quanta parte di esso si vuole a fuoco. Stai pronto comunque ad usare aperture vicine ad f8 ma spesso molto superiori.
A titolo di esempio, qui sotto tre foto che ho scattato ad una libellula. Per scattarle non ho usato un vero obiettivo macro ma un Sigma 70-300 con la possibilità di ridurre la distanza minima di messa a fuoco a 90cm tra i 200 e i 300 mm, raggiungendo un ingrandimento di 2:1.
Nella prima foto (qui sotto) ero posizionato frontalmente, quindi il corpo della libellula si distendeva allontanandosi da me. I dati EXIF per questa foto riportano lunghezza focale 300mm e apertura f5.6. La distanza da cui ho scattato è la minima possibile, circa 90cm.
Come puoi vedere, solo la testa è a fuoco, mentre il corpo e anche parte della ali sono sfocati.
Mantenendo la stessa distanza, ho provato poi a cambiare angolazione e ad aumentare apertura, senza cambiare lunghezza focale. Il risultato ottenuto è qui sotto.
Come vedi, una parte maggiore del corpo è a fuoco rispetto a prima, ma ancora buona parte è sfocata.
Allora ho provato a mettermi parallelo alla libellula, a cui evidentemente piaceva essere fotografata, visto che è rimasta ferma per una ventina di minuti. Per sicurezza ho anche aumentato l’esposizione a f11, mantenendo tutte le altre variabili fisse. Così ho ottenuto questa foto.
Finalmente, la libellula è completamente a fuoco (a meno delle ali). Grazie alla distanza quasi costante dal corpo, sono riuscito ad averlo tutto a fuoco. Inoltre, aumentando l’apertura, anche le ali sono risultate per la maggior parte a fuoco, nonostante siano perpendicolari all’obiettivo.
Come ultima nota, è importante ricordare che queste foto sono state scattate a poco meno di un metro. Se avessi avuto un obiettivo dedicato, con ingrandimento 1:1, avrei potuto avere un maggiore ingrandimento della libellula, ma sarei stato costretto ad aumentare ancora sensibilmente l’apertura.
Quali conseguenze?
Potrebbe sembrare che aumentare l’apertura non sia questo gran problema. Purtroppo, per le regole del triangolo dell’esposizione, quando si riduce l’apertura è necessario aumentare l’ISO e/o il tempo di esposizione per non sottoesporre la foto. Entrambi gli aumenti però possono portare conseguenze negative.
L’ISO può essere aumentata solo fino ad un certo livello, per evitare di aggiungere troppo rumore alla foto. Nella prima e nella terza foto sopra ho impostato l’ISO a 800, il livello di sicurezza per la mia fotocamera. Infatti il rumore è accettabile. Fotocamere di livello più avanzato permettono valori di ISO molto più alti.
Se possibile, però, è meglio tenere sempre l’ISO più bassa possibile. Quindi diventa necessario aumentare il tempo di esposizione. Questo è ancora più rischioso, perché possiamo arrivare facilmente a tempi di esposizione troppo lenti che portano a foto mosse per due motivi:
- a causa del movimento dei soggetti (vale per gli insetti, ma anche per i fiori scossi dal vento),
- a causa dei nostri movimenti (è consigliabile che il denominatore del tempo di esposizione sia almeno pari alla lunghezza focale per evitare foto mosse).
Inoltre, condizioni di luce avverse potrebbero costringerci ad aumentare ancora il tempo di esposizione, aggravando la situazione.
Quali soluzioni?
Per ovviare a questi problemi, ci sono diverse soluzioni, ma le vedremo nel prossimo articolo di questa serie, insieme ad altri consigli indispensabili per avere successo nella macrofotografia.
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