Dopo aver introdotto la fotografia still life con l’articolo Introduzione alla fotografia still life di prodotti: illuminazione e sfondiEdit En, in questo articolo cominciamo a fare sul serio. Andiamo a vedere quello che probabilmente è l’aspetto più caratterizzante di questo genere fotografico: l’illuminazione da studio.
Ogni foto still life necessita di un’attenta pianificazione dell’illuminazione e, nella maggior parte dei casi, questa è realizzata per mezzo di fonti di luce artificiali, proprio come nei ritratti in studio per la fotografia di moda.
In questo articolo, ti spiego quali sono i tipi di luce principali e come combinarli per ottenere il massimo dai tuoi scatti still life.
La luce principale
Qualunque sia, la luce principale è quella che determina l’effetto complessivo dell’immagine, ad essa tutte le altre luci si devono rapportare. Non è detto che sia la luce più potente, ma sicuramente è la più importante, a essa viene affidato il compito d’illuminare la parte più interessante del soggetto.
L’effetto creato dalle luci artificiali deve assomigliare il più possibile alla percezione che noi abbiamo della luce naturale. Il sole proietta ombre singole in una sola direzione e quindi anche nelle foto in studio, per ottenere un effetto naturale, devi cercare di avere una sola ombra proiettata, due ombre vicine e nette vengono percepite come innaturali e non solo diventano antiestetiche, ma sono un vero e proprio elemento di disturbo.
L’illuminazione del sole proviene sempre dall’alto, e proietta la sua ombra nella parte inferiore del soggetto, quindi un’illuminazione alta, laterale, a 45° rispetto all’asse verticale del soggetto, verrà sempre percepita dall’occhio come naturale. Per quanto riguarda la direzione riferita al soggetto, esistono fondamentalmente cinque tipi di luce, ognuno con il suo scopo, mostrate nell’immagine qui sotto.
Luce frontale
In questo caso la fonte luminosa si trova in asse rispetto all’apparecchio fotografico, quindi illumina il soggetto frontalmente, in modo più o meno diretto. Il contrasto luminoso è basso, la luce risulta piatta, ovvero non produce ombre che possano valorizzare la tridimensionalità del soggetto.
Quindi, la luce frontale permette una resa cromatica estremamente fedele alla realtà, a parte qualche riflesso su superfici lucide, ma dà poca corposità e profondità al soggetto. Luci frontali tipiche sono i flash portatili (montato sul corpo macchina) e il flash anulare (ring flash).
Luce laterale
In questo caso, la sorgente luminosa è posta a lato della fotocamera, l’illuminazione è ancora frontale ma le ombre sono più profonde, il contrasto è maggiore. Questa luce è molto utilizzata perché consente una buona resa cromatica ed evidenzia in maniera molto efficace la tridimensionalità del soggetto.
Controluce
La sorgente luminosa è posta dietro al soggetto, e proietta le ombre verso la fotocamera. Il contrasto del soggetto è altissimo, tanto da necessitare solitamente di una schiarita, da sola questa luce è difficilmente utilizzabile ma può essere usata come luce d’effetto per aggiungere profondità all’immagine.
Luce dall’alto
La fonte luminosa si trova in alto sul soggetto, è una direzione molto utile in fotografia, può creare delle ombre che descrivono bene le texture del soggetto. In questa posizione spesso viene usata con successo una softbox grande per illuminare uniformemente tutto il set e schiarire le ombre.
Luce dal basso
La fonte luminosa si trova sotto al soggetto, è una luce innaturale, difficilmente in natura un soggetto riceve luce dal basso. Viene usata di rado, ma può essere utile per ottenere effetti di profondità o per eliminare le ombre su un piano traslucido.
Morbidezza della luce
La luce può essere modificata oppure no, variando la sua morbidezza, vediamo ora i tipi di luce secondo questo criterio.
Luce diretta o concentrata
La luce diretta è prodotta da una lampada priva di filtri, però è consuetudine concentrarla con l’uso di parabole di alluminio o con lenti fresnel. La lente di fresnel produce un fascio di luce che puoi focheggiare e quindi circoscrivere alla zona del set che vuoi illuminare.
Un faro spot produce un fascio di luce assai concentrato, può addirittura proiettare delle forme, delle immagini, o produrre un’ombra nitida che descriva perfettamente la silhouette del soggetto sul fondo.
Le parabole o i riflettori riducono l’ampiezza del fascio luminoso e consentono di illuminare zone più o meno ampie, a seconda della loro grandezza. Comunque, la luce diretta delle parabole è sempre da evitare, poiché produce ombre troppo nette, è quindi sempre meglio diffondere leggermente il fascio luminoso con gelatine frost. La luce diretta mette in risalto forme, rilievi e texture del soggetto, ma crea ombre nette e a volte fastidiosi riflessi.
Luce diffusa o indiretta
La luce diffusa si può ottenere in due modi, sia illuminando il soggeto con la luce che viene riflessa da una superficie opaca, magari bianca, sia filtrando con una superficie traslucida il fascio di luce. Esistono teli e pannelli diffusori appositamente prodotti per questo scopo. Molto utili sono le gelatine frost, che a seconda della gradazione hanno un’effetto di diffusione più o meno marcato.
I fotografi professionisti si rivolgono solitamente agli ombrelli o alle softbox per produrre questo tipo di luce, che è molto amata perché produce ombre morbide, descrive bene i soggetti (nella foto qui sopra alcune varianti), illumina uniformemente, satura i colori, minimizza la texture, crea riflessi gradevoli (come puoi vedere nella foto qui sotto).
La luce morbida avvolgente delle vetrate rivolte a nord usata negli studi di fotografia e pittura dell’800 ha fatto scuola e si è cercato di riprodurla con i softbox o con i bank moderni, ma se ne è fatto un abuso. Infatti, proprio perché questa luce è adatta alla maggior parte delle situazioni nella fotografia still life, essa è diventata, insieme alla luce avvolgente dei Cubelite, la ciambella di salvataggio per tutti coloro che non sanno che tipo d’illuminazione utilizzare. Se è vero quindi che l’illuminazione prodotta da un softbox non è quasi mai sbagliata è anche vero che se non usata con criterio produce immagini banali.
Luce di schiarita o riempimento
La fotografia still life pubblicitaria deve descrivere bene l’oggetto fotografato, è quindi importante avere un’illuminazione che non lasci alcune parti del soggetto troppo scure o troppo chiare. Decisa la fonte di luce principale, le ombre prodotte dalle altre luci devono essere eliminate o rese impercettibili e morbide, come quelle che si vedono in una giornata di sole stando all’aperto ma all’ombra.
Il compito della luce di schiarita è proprio quello di abbassare il contrasto, di rendere visibili i dettagli anche nelle ombre. Per questo scopo puoi utilizzare sia luci diffuse, che pannelli riflettenti, che specchi. Come pannelli di schiarita possono essere utilizzati sia i pannelli di polistirolo espanso, sia gli appositi riflettori per uso fotografico di telo bianco o metallico, sia cartoncini ricoperti di carta stagnola (un esempio nella foto qui sotto). Ovviamente, ciascun tipo di superficie produrrà un riflesso dalle caratteristiche diverse in termini di intensità, diffusione e colore della luce.
Il calcolo dell’esposizione e il bilanciamento del bianco
La giusta misurazione della quantità di luce è fondamentale per ottenere un’esposizione adeguata e per bilanciare in maniera corretta la potenza luminosa dei punti di luce. Se usi le luci continue puoi sicuramente impiegare l’esposimetro integrato nella fotocamera, magari in modalità spot, puntando sulla parte del soggetto che ti interessa esporre correttamente e poi sulle luci e sulle ombre per valutare il contrasto. A seconda dei soggetti e delle tue intenzioni cercherai un diverso contrasto luminoso, facendo però in modo di mantenere sempre dettagli nelle luci e nelle ombre.
Per rendere più facile il calcolo dell’esposizione ed il bilanciamento del bianco, sia al momento dello scatto sia in postproduzione, è una buon idea usare un target di riferimento. Ve ne sono tanti, di solito sono cartoncini con più campioni di colore, tra i più conosciuti il ColorChecker di X-Rite (lo puoi vedere qui sotto). Vi sono comunque anche altri tipi di riferimento, come il braccialetto bianco White-Balance Target della Babel Color e i pannelli ripiegabili XpoBalance di Lastolite, con il bianco e il grigio medio.
Basterà inserire il riferimento nel primo scatto e poi lo potrai usare in postproduzione per valutare l’esposizione e il bilanciamento del bianco (per approfondire, L’esposizione perfetta passa per un cartoncino grigio). Servirà un solo scatto di riferimento per ogni cambio di illuminazione. Inoltre, puntando l’esposimetro della reflex, in misurazione spot, su un campione di grigio medio puoi misurare la giusta esposizione.
Comunque, nonostante la precisione degli esposimetri integrati nelle macchine fotografiche, ti consiglio di usare un esposimetro esterno a luce incidente (nella figura qui sotto), che oltre ad essere assai preciso nella valutazione della luce è indispensabile per l’utilizzo delle luci flash. Spostando il cupolino dell’esposimetro davanti alle zone del soggetto che ti interessano, misuri il rapporto tra luci e ombre per poi decidere l’esposizione. Se l’esposimetro ha il cupolino piatto, rivolgendolo di volta in volta verso le singole fonti luminose puoi anche valutare con precisione l’influenza di ciascuna sull’esposizione e regolarne la potenza di conseguenza.
La gabbia di luce per l’illuminazione di catalogo
La gabbia di luce (o tenda di di luce) si ottiene circondando il soggetto su tutti i lati, tranne che sul lato dell’obiettivo, con stoffa traslucida, teli diffusori, carta da ingegnere o gelatine frost e poi disponendo le luci all’esterno della gabbia. Per ottenere una luce diffusa e omogenea che descriva bene il soggetto bastano di solito due o tre luci poste ai suoi lati e sopra di esso (come nella figura qui sotto).
Per conferire maggiore tridimensionalità al soggetto, puoi regolare in maniera differente la potenza delle luci, riducendo la potenza della luce di schiarita. Questa tecnica d’illuminazione è semplice ed efficace per le foto di catalogo. Infatti essa descrive bene il soggetto producendo un’illuminazione omogenea con ombre morbide e tenui. Inoltre, consente un’ottima riproduzione dei colori e la possibilità di controllare i riflessi generati dalle superfici riflettenti.
L’esecuzione di questa tecnica, che prima era complessa e richiedeva materiali costosi, oggi è di molto semplificata. Infatti, esistono in commercio gabbie di luce di stoffa traslucida, le più famose sono le Cubelite, con strutture autoreggenti (nella figura qui sotto), già pronte all’uso fotografico. Si possono scegliere varie dimensioni e vari tipi a seconda della grandezza e della tipologia del soggetto, sono molto semplici da montare e consentono di ottenere ottimi risultati.
Alcuni kit Cubelite vengono forniti già pronti all’uso, completi del fondale bianco in Pvc, del pannello riflettente e con un set di luci flash o ad incandescenza. Una gabbia di luce si può costruire anche con tre softbox di grosse dimensioni, di cui due posti frontalmente al soggetto, ai due lati della macchina fotografica, e il terzo sospeso in alto sul soggetto tramite uno stativo a giraffa.
Oppure, puoi sistemare una softbox in alto e circondare il soggetto con pannelli di polistirolo espanso che riflettano la luce. La tecnica della gabbia di luce si presta a fotografare tutti i tipi di soggetto ma è assolutamente indispensabile per i metalli lucenti. Infatti, questi si comportano come degli specchi, riflettono tutta la luce invece di assorbirne una parte, quindi bisogna illuminare la gabbia di luce che li circonda in modo che riflettendola sembreranno illuminati.
In questo caso, conviene circondare interamente il soggetto e inserire la fotocamera attraverso un foro nella gabbia per l’obiettivo. Per introdurre delle ombre che diano plasticità al soggetto s’inseriscono in alcuni punti dei cartoncini neri che, riflessi dalla superficie metallica, creano zone d’ombra.