Le arti visive di fronte alla fotografia, al cinema e poi ai nuovi mass media hanno privilegiato il “concetto” rispetto alla rappresentazione della realtà. Da qui nasce quel filone della ricerca artistica, che si colloca in parte nell’ambito della grande tendenza concettuale, e in cui la componente visibile dell’opera non è determinante o è stata abbandonata. Sulla forma prevale il concetto o il processo creativo, sino alle estreme conseguenze dell’invisibile.
In questa ottica si svolge il mio andare nel bosco dei cerri in primavera e autunno portando un plico di fotografie per raffrontare i vari momenti sul posto e per a completarle visivamente le tracce della memoria. In questo modo la primavera con il verde delle foglie e dell’erba entra virtualmente nell’autunno dei cerri spogli e ci rimanda una immagine composita e simultanea.
L’inserzione della fotografia davanti alla visione reale, che a sua volta diviene una nuova fotografia, sintetizza il movimento del tempo che passa nello stesso luogo: un procedere circolare, da una stagione all’altra, con piccole variazioni apportate per opera del mio intervento effimero: il nastro bicolore che ho steso tra un tronco e l’altro ne rende con chiarezza e spiega la mia azione non distruttiva.
Un arte di rimandi visivi attraverso l’immagine fotografica che dal concetto trae la sua costruzione invisibile.
2 luglio 2014
Bruno Chiarlone Debenedetti