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Fototessera

Creato il 09 agosto 2015 da Andreapomella

9 agosto 2015

Devo rifare la carta d'identità. Perciò ho bisogno d'una fototessera. È un'iniziativa che richiede una certa ponderazione. Nella foto del vecchio documento sono dieci anni più giovane di adesso. L'impatto, a guardarla oggi, è significativo: sono molto diverso da quel giovane uomo di trentadue anni. Credo che anche cinque anni fa fossi diverso da quel giovane uomo di trentadue anni. E anche otto anni fa. Il senso di tutto questo è che la foto del documento rimane rappresentativa per un tempo sorprendentemente breve. Oppure sono io che invecchio alla velocità della luce. A ogni modo devo rifare la foto. Allora mi sono messo a pensare a come presentarmi nella cabina per fototessere che hanno installato vicino casa. Capelli, barba sì/barba no, occhiali sì/occhiali no. Roba così. Ho pensato: "Se mi taglio la barba ringiovanisco sicuro, ma al tempo stesso abbrevio il tempo in cui la foto sul nuovo documento resterà rappresentativa di ciò che sono. Se invece mi presento nella cabina per fototessere con la barba lunga, avrò maggiori possibilità che da qui a dieci anni il carabiniere di turno non storcerà il naso per cercare di rintracciare una somiglianza tra il soggetto ritratto nella foto del documento e il suo anziano titolare". Alla fine ho optato per la barba, perché ho uno spiccato senso civico e non intendo intralciare il lavoro delle forze dell'ordine. Ho anche pensato di mettermi una camicia bianca. Prima di uscire avevo addosso una t-shirt nera con stampato il profilo di un leone rampante. Mi sono detto: "Pensa a quando avrai cinquantadue anni e ogni volta che aprirai il documento ti rivedrai con addosso una t-shirt nera con stampato il profilo di un leone rampante. Sentiamo, che cosa vorrai comunicare al mondo con quel leone?". Così mi sono messo una camicia bianca, con un colletto non troppo a piombo che mi desse un'aria disinvolta, anche se io detesto la gente disinvolta. In più ho tolto gli occhiali e ho infilato le lenti a contatto. Ho un paio d'occhiali con una montatura nera, abbastanza vistosi, e non ho idea di cosa andrà di moda fra dieci anni nel campo dell'ottica. Insomma, così conciato sono uscito di casa e sono andato a infilarmi nella cabina per fototessere. Era sabato mattina, a Roma c'erano trentanove gradi, ma all'interno della cabina per fototessere c'erano sei o sette gradi in più. Ho chiuso la tendina, ho regolato lo sgabello, ho infilato cinque euro nella fessura e ho seguito le istruzioni. Sono rimasto nella cabina per molti minuti. Trentanove gradi più sei: quarantacinque gradi. Ho iniziato a sudare. Un istante prima dello scatto mi sono asciugato il sudore con un fazzoletto. Avevo sistemato i capelli in modo che non sfigurassero sulla faccia del futuro cinquantenne che sarei stato. Ma col caldo e col sudore tutte le mie accortezze sono andate a farsi benedire. La voce preregistrata di una signora di mezza età m'ha chiesto se fossi soddisfatto del risultato, poi mi ha ricordato che in ogni caso avevo ancora due tentativi a disposizione. Ma stavo quasi soffocando per via della calura. Perciò mi sono detto che andava bene così, senza manco valutare la bontà del primo scatto. Mi sono alzato e ho aperto di corsa la tendina. Mi ha investito una folata d'aria bollente. Alla fine la foto non è venuta un granché: ho la faccia della stessa tinta di un fenicottero rosa, gli occhi spiritati, le occhiaie marcate, la fronte lucida che sembra uno stagno al tramonto con dentro il riflesso di una luna precoce, e il colletto della camicia risulta floscio come una banconota umidiccia. Ma penso che, salvo ulteriori disastri, dentro a questa foto ci starò comodo da qui ai prossimi dieci anni.


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