di Antonella Miccoli
Il nuovo aspetto di alcuni territori salentini
Il Paesaggio: è un’area, così come è percepita dalle popolazioni, la cui caratteristica è il risultato dell’azione e dell’interazione di fattori naturali e/o umani
Così recita la Convenzione Europea del Paesaggio, riconoscendo a quest’ultimo natura antropica.
In altri termini, il paesaggio come prodotto sociale, come bene culturale dinamico teatro dell’azione umana. E già, perché è sempre l’uomo a decidere il da farsi.
Qualche giorno fa, uno studio americano ha emesso il verdetto: “il solare costa meno del nucleare” e nei prossimi anni il prezzo sarà destinato a scendere ulteriormente.
Un ottimo motivo per coltivare pannelli solari, chissà se poi i frutti prodotti saranno bene comune o prerogativa di alcuni. Probabilmente, siamo in pochi a renderci conto dell’orribile minaccia perpetrata dai colossi del fotovoltaico, ai quali svendiamo quotidianamente ettari di vigneti e di uliveti in cambio di una sporca ricchezza immediata. Sporca sì perché le sterminate coltivazioni di schermi scuri alle quali ormai i nostri occhi sono abituati consumano il suolo e oscurano il paesaggio, lo soffocano.
Ha ragione Sgarbi allora, quando evidenzia come
passata la sbornia di un finto ambientalismo che ha assistito in silenzio allo sfregio del territorio da parte degli impianti eolici, un nuovo miraggio di facili guadagni sembra abbia accalappiato agricoltori in crisi e molti imprenditori in cerca di provvidenze pubbliche
E’ chiaro come il fotovoltaico rappresenti una valida alternativa, ma anziché alterare il paesaggio, si potrebbero sfruttare le centinaia di metri quadrati di superfici cementizie che sovrastano i nostri edifici e che, talvolta, bastano da sole a deturpare il paesaggio. Al riguardo, la Giunta regionale pugliese ha approvato un provvedimento che spiana la strada nella direzione di uno sviluppo più sostenibile delle rinnovabili, attraverso una campagna di promozione dell’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici. Speriamo bene…
Che fine ha fatto il proverbiale contemperamento degli interessi? E poi, di quali interessi? Dei pochi? E l’interesse del paesaggio? Chi lo tutela?
Dimenticavo, il paesaggio è frutto della percezione che l’uomo ha di esso. A nulla vale la scusa dell’occupazione, atteso che l’agricoltura è fonte di ricchezza; altrimenti i nostri nonni come avrebbero fatto ad “arrivarsi” la casa a “farla” ai loro figli – “cussì l’amu ggiustati” dicevano, appagati dal frutto dei loro sacrifici, soddisfatti di avere le mani erose dalla terra, la loro Terra.