Il “pacchetto energia” si completa mediante l’ufficializzazione del cosiddetto “spalma incentivi” per gli impianti fotovoltaici di potenza non inferiore ai 200 kilowatt: accade pertanto che gli imprenditori impegnati nel comparto dell’energia solare avranno la facoltà di scegliere: o un ampliamento da 20 a 24 anni dei rimborsi relativi agli incentivi combinato con un taglio complessivo del 20% oppure un taglio secco del 10% invece sulla ordinaria scansione ventennale.
In tutti e due i casi sono previste tutele per gli imprenditori del settore che si vedono ora ridotta la quota di rimborso originariamente promessa: questi ultimi potranno infatti accedere a prestiti agevolati garantiti dallo Stato. Ma già all’orizzonte si profilano venti di malumore con una mole di ricorsi che potrebbero essere presentati dalle associazioni degli imprenditori del fotovoltaico, le quali ritengono illegittima una misura che in pratica si sostanzia alla stregua di una modifica contrattuale di tipo retroattivo (con riferimento a programmazioni di investimento che vengono in tal modo gettate all’aria).
Non va dimenticato, per sottolineare il delicato equilibrio della questione, che dal 2011 al 2013 il settore del fotovoltaico è stato oggetto di una grande crisi, con una perdita di 8mila posti di lavoro e un crollo del 50% dei livelli di fatturato: per approfondire la questione leggi l’articolo Crisi Fotovoltaico: nel 2013 meno 8000 posti di lavoro e fatturato dimezzato.
Il provvedimento si inserisce all’interno di un drappello di decisioni che mirano a creare la copertura economica per portare a compimento l’operazione di sgravio sulle bollette dell’energia: a beneficiare di ciò saranno anche le imprese di dimensioni piccole, con il limite di potenza impegnata posto a quota 16,5 kilowatt (per le aziende con parametri di potenza che vanno da questa cifra in su è consentito lo sgravio).