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Foulkes e Bion. Le differenze tra i due pensatori e fondatori della gruppo analisi. Pensare come Bion e lavorare come Foulkes

Creato il 10 ottobre 2015 da Raffaelebarone

Di Hanni Biran
Traduzione ed elaborazione di Raffaele Barone

Ringrazio  Luca Mingarelli per avermi fornito l’articolo in inglese, per la sua rilettura e per avere contattato Hanni Biran e ottenuto il suo consenso alla pubblicazione.

Il punto di partenza è il documento di Bob Hinshelwood 1999, “ Quanto Foulkesiano era Bion?” che tratta le differenze tra Foulkes e Bion. In questo documento, Hinshelwood mette in evidenza le differenze tra le due culture dei due pensatori.
Bion, avendo svolto il servizio militare come comandante di rifornimento nella prima guerra mondiale, è cresciuto in una cultura militare: all’età di 20 anni, dovette comandare i pochi superstiti della sua brigata durante la battaglia contro i tedeschi sulla frontiera francese. Dato che i suoi ufficiali superiori erano stati uccisi, si è trovato a guidare un gruppo di soldati esausti e disperati, un’esperienza di vita che ebbe una significativa influenza su di lui. Nella seconda guerra mondiale, come psichiatra, fondò “ l’esperienza di Northfied” su principi militari, enfatizzando l’esperienza nell’affrontare il nemico con alla base il presupposto che un comandante deve indirizzare compiti di ostilità, aggressione e odio. Questo esperimento fu concluso dalle autorità dopo solo sei settimane nel tardo 1942. All’inizio del 1943, Foulkes venne a Northfied come psicoanalista formato, il primo interesse del quale fu il trattamento della patologia. Hinshelwood definisce la cultura in cui Foulkes si è sviluppato come una “ Cultura della cura ospedaliera”: una gentile cultura di conversazione di terapia di gruppo. Questa cultura si adattò meglio alle autorità di Northfied e Foulkes lavorò li per tre anni. Mentre Bion aveva formato una comunità in cui la partecipazione al gruppo era obbligatoria, con la presenza di soldati con vari tipi di compiti, per essere in grado di ritornare al campo di battaglia, Foulkes provò di coinvolgerli. Partendo da questi due punti di partenza, Foulkes e Bion rappresentavano due culture distinte, che così portarono alla formazione di due scuole diverse all’interno della psicoanalisi di gruppo. Vorrei elaborare questo argomento che fu approfondito da Hinshelwood e aggiungere le mie idee personali sulle similarità indifferenza fra i due pensatori. Foulkes e Bion appartengono alla stessa generazione. Entrambi erano psicoanalisti, ma venivano dai mondi diversi: Foulkes, un ebreo che aveva studiato psicoanalisi a Vienna e si era trasferito a Londra nel 1933, era un analista Freudiano conservativo finché scoprì il mondo dei gruppi. Si è dunque spostato ad un modo di credere nel potere del gruppo e delle sue capacità di cura. Era convinto che l’analisi di gruppo sia la migliore forma di psicoanalisi, e che dovrebbe sostituire l’analisi individuale. Bion pensava invece diversamente da Foulkes: aveva più fiducia nell’analisi individuale, che egli praticò per gran parte della sua vita. Bion veniva da una esperienza diversa. Egli era nato in India,in una famiglia cristiana conservatrice. Suo padre lavorava come ingegnere al servizio della regina. All’età di 8 anni, Bion navigò con sua madre dall’India a Londra, dove fu lasciato in un collegio. Sua madre ritornò in India e non la vide per lunghi periodi della sua crescita. La sua vita al collegio fu rigida e solitaria e, trascorrendo con gli amici le vacanze, tendeva a innamorarsi delle loro madri. Nella prima guerra mondiale vide l’uccisione di migliaia di uomini. Mentre fu insignito di due medaglie, fu chiaro che soffriva di psicosi traumatica. Quando sua madre venne a Londra per vederlo quando Bion ricevette la medaglia dell’Ordine di Servizio Distinto dalla regina, l’uomo che incontrò si era trasformato in un uomo freddo e silente a causa degli anni duri del suo abbandono. Mentre Foulkes aveva lasciato la Germania e l’Austria quando i Nazisti vennero al potere e non fu testimone delle atrocità del regime Nazista, Bion fu più consapevole degli aspetti demoniaci dell’umanità e delle tendenze verso la morte e la distruzione. Foulkes, al contrario, aveva più fiducia della capacità umana verso la bontà. Bion scrisse il suo libro sui gruppi nel 1949, dopo la seconda guerra mondiale. Questo libro gli conferì un riconoscimento internazionale dovuto ai tre assunti che aveva individuato. Bion fu un esploratore di reami nascosti, mentre Foulkes, come gruppo analista eccezionale e straordinario, fu maggiormente una figura carismatica che un teoretico considerevole. Foulkes sviluppò una linea di pensiero abbastanza differente di Bion.
Bion avendo intrapreso l’analisi con Melanie Klein, fu fortemente influenzato dalla teoria delle Relazioni- oggettuali, che servivano come cornice del suo pensiero. Ciò nonostante, dopo il 1962 e fino alla sua morte nel 1979, il suo pensiero si mosse oltre le frontiere della teoria Kleiniana. La sua teorizzazione dei gruppi, comunque, mostra ancora una influenza forte di M. Klein. Foulkes, dalla parte sua, non accettava la nozione della scissione schizo paranoide, e come Daniel Stern, credeva che l’essere umano nasce intero. L’approccio Foulkesiano e perciò essenzialmente positivo, avendo molta fiducia nell’umanità. Molto diversamente da Bion, Foulkes non evidenzia l’aspetto aggressivo e distruttivo dell’essere umano. Ecco perché egli sostiene una forma di facilitazione calma e gentile. Bion, d’altro canto, crede in un analista che rimane in silenzio davanti al gruppo, manifestando un effetto che porta all’uso della regressione e di altre forme di difesa. Alcune di queste difese sono espresse attraverso l’assalto, i desideri distruttivi e un senso di persecuzione e insicurezza. Le fantasie infantili cominciano ad emergere, evocando ansietà di abbandono, ansietà di annichilimento e la paura della morte. L’aggressione emerge insieme al meccanismo di scissione. Questi dividono il mondo in buono e cattivo, nero e bianco, o con me o contro di me, amico e nemico. Bion comprende che questo processo è vitale come fonte di crescita.
Foulkes non considera il gruppo come un luogo di scontro, non vengono messi in movimento ansie e assalti, ma come un luogo dove gli aspetti sottili dei membri del gruppo vengono espressi. Questo dimostra chiaramente la differenza fra i due pensatori. Ciò su cui entrambi, Bion e Foulkes, concordano è che una persona non esiste senza un gruppo e che gli esseri umani sono animali sociali. Dato che non c’è un bambino senza padre, non c’è persona senza gruppo la madre precede il bambino, proprio come il gruppo precede la persona –lei è nata in esso, in un gruppo che esiste prima di lei. Noi siamo tutti nati in una cultura sociale; noi siamo essenzialmente esseri sociali, e il gruppo è vitale per la nostra esistenza psichica. Foulkes dava molta importanza all’ “ istinto del branco” che Freud citava nel suo saggio sulla psicologia di gruppo. Mentre Bion non discute specificamente questo istinto del branco, egli cita il bisogno del gruppo di unificare se stesso attraverso un leader o un nemico comune. Questo è un aspetto in cui i due sono concordi. Abbiamo già notato l’influenza di Klein su Bion, sembra che Foulkes dal canto suo, e questo non è mai esplicitamente menzionato nei suoi scritti, fu influenzato da Winnicot.
Winnicot, della stessa generazione di Bion e Foulkes, divenne conosciuto tra le altre cose, per la teoria del rispecchiamento; egli riteneva che il volto della madre è lo specchio del bambino, che quando il suo volto sta sorridendo ed è benevolente, il bambino si sente come appagato; mentre un volto ansioso o serio, evocherà emozioni simili nel bambino; una madre dal volto-inespressivo può indurre un bambino a sentirsi vuoto e può evolversi in una depressione, o in casi più seri in un adulto psicopatico. Basato su Winnicot, Foulkes è similarmente impegnato con il rispecchiamento, avendo sviluppato questa nozione in uno degli aspetti centrali della sua teoria. Il gruppo “sala degli specchi” è un reame di riflessioni. Ogni membro del gruppo vede se stesso riflesso in specchi differenti e queste riflessioni forniscono informazioni su se stesso. Come parte del gruppo, ogni membro vede parti di se stesso riflesso negli altri. Ovviamente quando un paziente condivide con il gruppo il vuoto emozionale che sente quando incontra la madre con i suoi pensieri -non vedendola più- anche un altro paziente potrebbe iniziare a piangere. Questo secondo paziente si è identificato a tal punto che inizia a vedere se stesso e i propri pensieri sulla fine della relazione con il proprio padre. Cioè ogni membro vede parti di se stesso negli altri membri. Vedere parti di me stesso negli altri mi permette di imparare su me stesso. La sala degli specchi sviluppa anche l’abilità di vedere l’altro come completamente diverso da me. Talvolta, devo trovare questa diversità anche in me stesso. Ovviamente, trovo difficile osservare qualcuno nel gruppo e attaccare gli altri. Ma forse, osservandolo, posso essere in grado di scoprire la mia stessa aggressività. La sala degli specchi rivela anche quelle parti di me che non voglio vedere. Foulkes dice che l’Ego non può vedere se stesso così, come un uomo non può guardare nei suoi stessi occhi senza uno specchio. Una differenza importante tra Bion e Foulkes sta nel loro approccio verso il transfert. Bion non vedeva niente di più importante che l’essere materiale reinserito nella attitudine del gruppo verso l’analista. Nella scia della Seconda Guerra Mondiale con l’ascesa al potere di Hitler, Bion vide la tendenza a seguire ciecamente un leader come pericolo sociale più grande. Egli enfatizzo le relazioni di potere che erano stati riattivate nel gruppo: il trasferimento verso l’analista espone la dipendenza dei membri così come tutte le ferite che essi possono avere coinvolgendo la loro relazione con l’autorità. L’idea di permettere al paziente di scoprire la sua autorità interiore, di imparare ad ascoltare se stesso, di essere parte del gruppo mentre si cerca di evitare di dissolversi in esso. In altre parole, il cuore di questo sviluppo avviene attraverso la relazione tra i membri e l’analista. L’analista è al centro, egli è l’obiettivo di tutte le proiezioni del gruppo e liberarsi da lui è l’essenza della scoperta di se stessi. In un libro chiamato Cogitations (riflessioni) pubblicato postumo, Bion discute l’Atropia. L’Atropia è un fenomeno naturale, è il modo in cui il girasole ruota la sua testa verso il sole. Bion confronta questo movimento al modo in cui un bambino ruota la propria testa verso il seno. Egli afferma che questo gesto è impresso in noi, che tutti durante le nostre vite cerchiamo figure verso cui ruotare la nostra testa. Bion crede che l’individuazione si ottiene attraverso la liberazione di noi stessi dalle figure di autorità e scoprendo le nostre risorse interiori. I membri del gruppo Bioniano attraverso tre assunti di base: dipendenza-che è l’attesa magica di una guida salvatrice; poi l’assunto attacco- fuga –l’attesa di ottenere protezione senza far niente; poi viene l’accoppiamento-L’attesa di un Messia nasce attraverso l’accoppiamento. Quando tutti questi assunti sono stati esposti come falsi, il lavoro di gruppo emerge. In gruppo, le persone aspettandosi di essere salvati iniziano ad auto interrogarsi e a scoprire se stessi, e usano il gruppo per lavorare sulle loro lacune, difetti, errori, fallimenti e sofferenza. In questa fase i membri del gruppo vedono l’analista come una persona che fa svanire lo schermo delle loro proiezioni. È importante notare che questo modello è più adatto ad un ambiente di apprendimento e di esperienza (o di sperimentazione) come il modello di Tavistock . E’ applicabile, in quanto tale, al gruppo terapeutico. Nel gruppo Bioniano, l’analista è considerevolmente distante e vago, e con l’assenza il gruppo impara ed esplora la mancanza e la frustrazione. Mentre possiamo trovare nell’analisi di gruppo certi elementi chiave presi da questo modello, il ruolo dell’analista è meno centrale in un gruppo a lunga scadenza. Quando scriveva dei gruppi l’approccio di Bion era ancora influenzato da Klein. Egli vedeva la crescita accadere attraverso l’assenza, attraverso l’abilità di sopportare la frustrazione e di usarla per sviluppare la creatività. Questo approccio pone l’analista come l’obiettivo di molta aggressione del gruppo, per non soddisfare i suoi sforzi di base. Questo modello considera altamente importante per l’analista di essere in grado di assorbire questa aggressione senza esserne distrutto. I membri del gruppo vedevano che aveva mantenuto la calma ed era rimasto intatto e che non si era frammentato e questo genera auto sviluppo. La conoscenza che le fantasie distruttive erano venute allo scoperto ma hanno fallito nel distruggere l’analista reale, ha un effetto calmante e di promozione della crescita. Come per Foulkes, lo scopo di Bion è la cooperazione dei membri del gruppo, ma il suo modo di ottenere cio’ è molto diverso. Il gruppo Bioniano serve come terreno fertile per la crescita della fantasia. Quando l’analista dimostra che non è onnipotente, che non è in grado di garantire la salvezza, questo espone le fantasie onnipotenti dei membri. Bion si riferisce alla posizione onnipotente come “Unico”: la persona onnipotente crede di sapere tutto e così non ha domande -ed è intrappolato nella sua stessa mancanza di movimento. La transizione importante che il gruppo dovrebbe svolgere è quello di passare dallo stato Unico allo stato Duale- la transizione di conoscere la dipendenza e il bisogno dell’altro e l’abilità di muoversi verso di essi, nel porre domande e nell’avere dubbi, l’onnipotenza è paralizzante ed è senza movimento- come Narciso che rifiutava di muoversi dal suo stesso riflesso fino alla morte- quindi, questa transizione porta alla guarigione. L’approccio di Foulkes è essenzialmente differente rispetto alla teoria delle relazioni d’oggetto. Per Foulkes, l’analista svolge un ruolo meno centrale, e c’è un significato più grande del transfert tra i vari membri del gruppo. Ecco perché Foulkes concepì la nozione di matrice. In questo senso, Foulkes è andato un passo oltre. Bion influenzato dall’analisi individuale , aveva trascurato l’immensa ricchezza che Foulkes aveva scoperto nella matrice. Ciò non di meno, Foulkes aveva perso un certo grado di profondità, a non puntare sulla regressione del gruppo. Voleva che l’analista agisse come un direttore d’orchestra, stabilendo una discussione libera e autentica. Egli vedeva il ruolo dell’analista che permette ai profondi dilemmi umani di venire in superficie, in cui ogni membro potrebbe trovare se stesso. Ogni membro potrebbe apportare i propri modi di vivere e il resto del gruppo potrebbe rispecchiare e risuonare i suoi errori, facilitando il suo miglioramento. Fu l’idea di Foulkes che le persone vengono nel gruppo non per risolvere le loro questioni di autorità, ma a causa dell’alienazione e dell’isolamento, che fungono come uno schermo invisibile. Foulkes evidenziò che lo scollamento tra me e l’altro è anche tra me e me stesso. Un punto su cui concordano entrambi Foulkes e Bion fu che gli aspetti personali e di gruppo esistono costantemente e simultaneamente. La differenza sta nel fatto che Bion era più un erudito e Foulkes più un terapista. Per Foulkes, lo scopo più alto per le persone è imparare ad esprimere le loro emozioni. Un altro punto di accordo è l’interese ai simboli interiori. Questo è perché l’analisi di gruppo è diversa dalla terapia familiare. Il gruppo è la famiglia simbolica, non quella concreta. Sia Bion che Foulkes mettono la loro fiducia nel livello simbolico del processo di gruppo. Un altro accordo è vedere il gruppo come un insieme: non come la mera somma dei suoi membri ma come essere in se, sia conscio che inconscio. Il gruppo è un essere sociale potente che influenza considerevolmente i suoi membri. Nel suo articolo Hinshelwood spiega che la nozione di “Il gruppo come tutt’uno” fu ripreso da entrambi i pensatori attraverso l’influenza di psicologi tedeschi della Gelstalt. Secondo Hinshelwood, Bion fu più influenzato dalla teoria del campo di Lewin e Foulkes fu più influenzato da Goldstein che trattò i processi di comunicazione attraverso cui questo “tutt’uno” si è formato. Si potrebbe dire quindi, che questa è la stessa visione, ma con una diversità nell’enfasi.
Vorrei elaborare a questo punto, parlando di un concetto chiave nella teoria di Bion, che appare per la prima volta nel suo “Esperienze in gruppo”. Questo è il concetto di “ Visione Binoculare” , che probabilmente è derivato dalla teoria della Gestalt. Bion spiega che quando l’individuo è al centro della nostra attenzione, noi esploriamo i domini Narcisistici, Egocentrici ed Edipici. Il dominio sociale allora recede ai margini, dove è ancora presente e ancora riflesso nell’individuo. Quando esploriamo il dominio sociale, noi ci rivolgiamo agli indovinelli della Sfinge, che si riferiscono ai processi nascosti su una scala sociale ampia. Adesso è l’individuo che recede ai margini, ma è ancora presente lì ed è riflesso nella società ad ogni momento dato. Molte delle idee susseguenti di Bion sono ispirate dalla relazione tra la figura e lo sfondo, centro e margine, testo e contesto. Nei suoi scritti successivi, possiamo osservare la tensione sempre presente tra due modalità di pensiero: quella della divisione e dissoluzione che egli chiama “schizo-paranoide”, e quella del riunirsi e vedere l’oggetto intero, che egli chiama “depressivo”. La stessa è vera per la visione del passato e del futuro per Bion, impegnato in un costante dialogo, così come per il suo riferimento al finito contro l’infinito e il mistico contro lo stabile: due poli con movimento costante tra di loro. Ciascuno di questi esempi esprime la visione Binoculare attraverso la relazione complementare e dialogica tra i due poli. Un altro punto di accordo tra Bion e Foulkes è la loro visione del fattore curativo. Entrambi credono che la situazione di gruppo stessa serva come fattore curativo, che il processo di gruppo in se porta alla cura, nel rigenerare difficoltà e creando la piattaforma per cambiare. In pratica, comunque, loro lavorano in modo molto differenti. Per esempio un paziente nel gruppo dirà: “niente sta succedendo, io sono così deluso.” Un altro membro avrà paura e risponderà: “perché dici questo?”; un terzo membro dirà: “forse funzionerà”. Bion interpreterà ciò dicendo che “ questa è la voce del gruppo che esprime la paura che i tuoi sforzi di essere nel gruppo non porteranno a niente”, oppure “ti aspetti da me che faccia qualcosa adesso per non deluderti”. Foulkes lavora diversamente: egli usa tutto ciò che succede; piuttosto che dire che era la “voce del gruppo” egli si rivolgerà al gruppo e chiederà: “cosa c’era di così difficile in quello che ha detto il primo paziente?”. Egli invita costantemente i membri ad una discussione aperta, ad un flusso di associazioni. Foulkes apre mentre Bion chiude. Bion riscopre il gruppo con sempre più in ansia, mentre Foulkes cerca di diminuire il livello di ansia. Personalmente ho imparato da entrambi: ho imparato che talvolta l’ansia deve essere stimolata affinchè la crescita abbia luogo attraverso il “Niente”, ma talvolta può essere cruciale parlare al gruppo, chiedere associazioni e pensieri per creare legami più forti. Paradossalmente, sebbene Bion aveva concepito la nozione di “attacchi sul legame” egli aveva molto meno talento di Foulkes nel creare tale legame e usarlo come risorsa curativa. Ciò che mi piace nel pensiero di Foulkes è la sua fiducia nel potere del gruppo e la sua nozione che quando un membro parla le sue parole devono risuonare. Questa risonanza è essenziale, deve essere espressa ed è la fonte della vitalità del gruppo. Trovo anche che la Matrice di Foulkes è una idea bella ed importante: ci garantisce la conoscenza sicura che una persona che parla nella Matrice sta creando un processo che fa comprendere l’intero gruppo. Ad esempio: durante una delle sessioni del mio gruppo analitico un membro ha detto ad un altro : “lei è una “donna fatale”. All’inizio della sessione successiva due altri membri hanno riferito che dopo la sessione precedente, essi avevano controllato nel dizionario il significato di “donna fatale”. Nel presente “ qui ed ora”, Foulkes vuole dire che questo è parte della Matrice. Sia Foulkes che Bion ci indicano ciò come materiale indicativo su ciò che avviene nel gruppo. Bion lo chiama “mentalità di gruppo”, Foulkes similarmente dirà che ogni momento dato è sia “io che noi”. Foulkes direbbe che ogni membro dovrebbe osservare il significato di questa investigazione lessicale in sé stesso o in sé stessa. Egli chiederebbe: perché hai guardato nel dizionario; Bion d’altro canto dirà, piuttosto che chiedere: tu sei andato al dizionario perchè avevi paura di questa sessualità pericolosa ed i sentimenti che evocava in te e sei ricorso all’intelletto. Hai probabilmente portato avanti la voce di altri membri del gruppo. Sia Bion che Foulkes considerano il “qui ed ora” essere di estrema importanza. Storie portate nel gruppo che trattano del futuro devono risuonare nel qui ed ora. In una delle sedute del mio gruppo analitico vari membri hanno riferito che i loro genitori si erano sposati non per amore ma a causa di varie circostanze di vita. Quando le storie si svelavano, si avvertiva che questa mancanza di amore e connessione tra i genitori fu espressa nell’atmosfera di gruppo. “Qui ed ora” era mancanza di amore, era distacco. Ogni membro sentiva di essere nato fuori dall’amore ed erano essi stessi incapaci di amare. La transazione presso il “qui ed ora” è uno strumento essenziale nel lavoro sia di Foulkes che di Bion. Questo è apprendere dal l’esperienza. Esaminare tali barriere nel qui ed ora può permettere l’espressione dell’abilità di amare. Credo che sia Foulkes che Bion siano d’accordo che, senza l’emergenza delle emozioni, nessun lavoro di gruppo può avere luogo. Mentre entrambi pongono la loro fiducia nel processo, Foulkes è molto più facilitatorio di Bion, Bion è più vago. Foulkes crede che la sicurezza fornita dall’analista renda possibile un ulteriore sviluppo. Bion crede l’opposto – che la frustrazione, l’invidia e l’aggressione, portino alla trasformazione e alla crescita. Bion è ovviamente certo che ciò che “è” esiste ed apparirà, ma egli insiste che la vera crescita ha luogo attraverso il “Niente”. Bion sostiene di sradicare false strutture per arrivare alla reale crescita. Il focus di Foulkes è altrove, è impegnato con la Matrice, con lo stabilire relazioni, con il desiderio di intimità e la paura di venire feriti, con il desiderio e il bisogno di contatto. Il punto debole di Foulkes è che facilita il contatto, mentre blocca il conflitto; il punto debole di Bion è che facilita il conflitto, bloccando l’intimità ed il contatto. Quando si lavora in un gruppo è importante mantenere il controllo di noi stessi assicurandoci di integrare entrambi gli approcci. Un altro paradosso interessante è che la presenza di Bion nel gruppo era molto vaga, enigmatica e distante, mentre egli apertamente scriveva e parlava della sua vita, dei suoi amori, dei suoi peccati nei tre volumi della sua autobiografia, così come nelle conversazioni personali con colleghi e supervisionati. Al contrario, Foulkes rimase piuttosto in guardia e discreto rispetto alla sua vita personale. Per concludere, entrambi questi approcci sono senza dubbio altamente valutabili. Foulkes è più rilevante nei gruppi di lungo-corso mentre Bion è più importante per i laboratori concentrati, nei quali l’analista può permettere la regressione attraverso la sua vaghezza, facilitando le fantasie a venire a galla, lasciando ai membri di trovare la loro autorità interiore. La ragione per cui i gruppi Tavistock sono chiamati “gruppi di studio” e’ questa grande enfasi posta all’esplorazione e all’apprendimento. Miei colleghi che hanno studiato entrambi gli approcci, spesso mi dicono che essi “pensano come Bion” ma “lavorano come Foulkes”; questa è una combinazione interessante. Noi dovremmo pensare come Bion per evitare di perdere la profondità che può essere raggiunta quando siamo liberi di perdere il nostro percorso, ci confondiamo, abbiamo paura di sopportare di non sapere, di evocare la regressione e di permettere l’aggressione. Dovremmo lavorare come Foulkes per incoraggiare i collegamenti e operare attraverso la Matrice. Insomma, dovremmo pensare come Bion e Foulkes e lavorare come Bion e Foulkes. Cionondimeno, ogni analista, è ovviamente libero di scegliere il modo più adatto alla propria personalità, ciascuno di noi alla propria combinazione



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