Le sue creazioni trasudano arte. Non è un semplice copia e incolla come tanti del settore fanno, ma un rielaborare con competenza e innovazione le fonti d’ispirazione, che sono artistiche, cinematografiche e anche storiche, andando oltre, proponendo sviluppi e strade del tutto inconsuete. Persino le sue sfilate spesso assomigliano di più a delle performances dai magnifici costumi che a semplici sfilate in passerella.
Ha collaborato con diversi artisti come Christo, l’artista degli “impacchettamenti” (autunno/inverno ’08 “The girl who lived in the tree”), ha lavorato per David Bowie, per non parlare della felice e feconda amicizia con Bjork per la quale ha diretto anche un video, oltre che curare la copertina dell’album Homogenic e i vari outfit. Erano molto legati, tanto che Bjork ha composto una poesia per onorare il suo ricordo. Entrambi usano tutti mezzi creativi a disposizione; Bjork è una musicista ma vuole curare ogni aspetto estetico e visuale, che integra e rafforza il significato della sua musica, così come Alexander McQueen travalica la sua etichetta di fashion designer e si fa regista e interprete della musica. Insieme creano per i nostri sensi quel mondo magico che coltiviamo senza saperlo.
Qui potete vedere come esempi la linea autunno/inverno ’06 “The windows of Culloden” ispirata a una battaglia realmente accaduta nelle Highlands (da dove discendeva lo stilista) comparata con un dipinto d’epoca;
Oppure un abito-omaggio a Escher, costruito sul corpo in maniera da sfruttare le potenzialità estetiche delle famose stampe, appplicate ai tessuti.
Un'altra affinità interessante: l'artista britannico Damien Hirst condivide con McQueen anche la "fissazione" per i teschi e anche il soggetto-oggetto delle farfalle (vi ricordate il teschio di platino e diamanti che ha fatto tanto discutere i critici d'arte di tutto il mondo?).