"[...] Leonardo considerava il suo obiettivo più nobile quello di suscitare sentimenti in chi guardava un'opera d'arte. Gli artisti erano secondo lui nipoti di Dio, poiché, attraverso 'fantasie infernali' potevano, se volevano, atterrire interi popoli.
Ma come potevano suscitare emozioni materiali inanimati come una tavola o un pezzo i tela?
Leonardo si spiegò i sentimenti congetturando che l'osservatore di un'opera d'arte si immedesimasse inconsciamente nelle figure del quadro.
In tale immedesimazione non si serviva della ragione, bensì riviveva inconsciamente nel proprio corpo le emozioni dei personaggi dipinti. [...]
a volte ci basta vedere il corpo di un'altra persone contorcersi per il dolore per sperimentare dolori interiori. [...]
E [ a] Leonardo [ furono attribuite le parole seguenti]:
'La più importante cosa che ne' discorsi della pittura trovare si possa, sono li movimenti appropriati alli accidenti mentali di ciascun animale, come desiderio, sprezzamento, ira, pietà e simili.'
Se il pittore riesce nel suo intento, nell'osservatore vengono suscitate emozioni simili:
'Li componimenti delle istorie dipinte debbono movere i risguardatori e contemplatori di quello medesimo effetto, che è quello per il quale tale istoria è figurata; cioè se quella istoria rappresenta terrore, paura o fuga, o veramente dolore, pianto e lamentazione, o piacere, gaudio e riso, e simili accidenti, che le menti d'essi consideratori movino le membra con atti che paiano ch'essi sieno congionti al medesimo caso di che esse istorie figurate sono rapresentatrici; e se così non fanno, l'ingegno di tale operatore è vano.'
Le emozioni si trasmettono perciò attraverso i movimenti del corpo. [...]"
Fonte: L'eredità di Leonardo - Il genio che reinventò il mondo, S.Klein, Editore Bollati Boringhieri