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Il default antropologico non ci preoccupa

Creato il 24 maggio 2015 da Malvino
Il default antropologico non ci preoccupa, anzi, riusciamo a farne motivo di vanto, come di uno specifico che dia destino ad un carattere, che ormai solo per comodità chiamiamo cattolico. In realtà, il cattolicesimo – come blocco di potere, come corpo dottrinario, come sistema culturale, come universo psicologico, come cazzo vi pare – centra, sì, ma solo fino a un certo punto: quando diciamo cattolico intendiamo dire italiano, avendone l’idea di una felice, irripetibile e mai abbastanza apprezzata sintesi di due sudditanze che ci consentono di sentirci liberi nella permanente fluttuazione dalluna allaltra. Se non è chiaro, guardate le reazioni alla notizia che arriva dallIrlanda. Lasciate perdere chi dellessere nominalmente italiano – in questa occasione, ma non solo – si vergogna in modo più o meno esplicito, più o meno cosciente, perché a rigor di logica neanche può dirsi italiano se non va fiero della merda che gli sta attorno e dentro: guardate gli altri, gli italiani veri, quelli compresi nello spettro che va dal ritenere che lomosessualità sia un peccato, una disgenesia o una perversione, sennò un mix, al concedere che non sia niente di tutto questo, ma che comunque il matrimonio non le si attagli, tuttal più possa andar bene un surrogatuccio, e per piacere non parliamo di adozioni, ché invece di due babbi o di due mamme è meglio un babbo frocio e una mamma lesbica, e «questa mica è omofobia, i gay li trovo assai carini, ho pure un amico che è gay, nel guardaroba ho pure una giacca di Dolce & Gabbana e riconosco il genio di Leonardo da Vinci» Sembra variegato, il blocco, e al punto da far venire pure qualche scrupolo nel metterci dentro chi alla notizia che arriva dallIrlanda reagisce con un «vabbè, si sa che il mondo va in malora, ma qui – da noi – mai» e chi, vabbè, forse sarebbe è venuto il momento di pensare a «una legge giusta ed equilibrata che garantisca pari diritti alle coppie omosessuali [ma] non c’è bisogno [di usare il] termine “matrimonio”» (il primo virgolettato riassume alla meglio i tweet di Roberto Formigoni, il secondo è testuale, di Pierluigi Battista): via ogni scrupolo, sono solo diverse sfumature dellessere italiano nel modo che sul “matrimonio” non ammette sia messo in discussione chi ne abbia diritto e chi no. Ormai, per come girano le cose, non ha più senso far distinzione tra un Formigoni e un Battista più di quanto ne abbia farla tra chi neghi il pane a chi lo chiede e chi proietti dal balcone un ologramma a forma di brioche.  

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