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Fra autunni caldi e inverni bollenti

Creato il 09 agosto 2012 da Alessandro @AleTrasforini


Euro(pa) irreversibile, misure di forza da prendere nell'autunno che si preannuncia "caldo", dialoghi continui internamente a Stati (più o meno) a rischio, senza però dimenticare la situazione di stand-by messa in opera dalla Bce. Il quadro, nonostante un'apparente calma, sembra essere sempre più complesso, eterogeneo e difficile da risolvere: quanto saranno efficaci e duraturi i "compiti a casa" fatti da Stati sotto osservazione come l'Italia?  L'aver perseguito una politica fatta di continui voti di fiducia è una situazione giustificata pienamente dall'emergenza attuale (ed attualmente non terminata)?  Non servivano le dichiarazioni del Ministro Fornero a ricordare ciò che potrebbe (continuare ad) accadere dal prossimo autunno: "[...]Sicuramente l'autunno non sarà facile, come dimostrano i recenti dati sulla produzione industriale. Questa crisi è molto pesante e mette a rischio il futuro industriale nel nostro Paese.[...]" Laddove il Ministro chiama, l'italiano mediamente informato risponde: "Sai che novità?" La recessione aggravata e conclamata da un -2,5% sul Pil e la produzione industriale crollata dell'8,2% su base annua sono le "migliori" testimonianze possibile dell'autunno "caldo" messo in conto dal Ministro Fornero.  Senza contare, ovviamente, l'ormai scontata necessità di mettere in conto ulteriori tagli ai conti pubblici dal mese di settembre: quando manca la crescita sono queste le conseguenze minime.  Serviranno altre(ttante) manovre, altre(ttante) "spending review" con cui razionalizzare i consumi nelle attuali situazioni? Nonostante le misure rivolte a "rassicurare" i mercati, la montagna di debito pubblico rimane lì impassibile: 123% del Pil, allo stato attuale.  Sono al vaglio del Governo proposte per limare questa immensa mole di "crediti passivi": sembra essere questo, al momento, l'ostacolo più grande per il futuro del Paese. Dalle dismissioni pubbliche al "think-thank" promosso dall'associazione Astrid, l'obiettivo minimo sembra rendere i (quasi) 2mila miliardi di Euro maggiormente sostenibili per le (strette) spalle dello Stato italiano.  Altrettanto complicata sembra la situazione relativa agli indici del cosiddetto "spread", capace di esprimere i tassi di interesse necessari a finanziare l'Italia nel mondo dei cosiddetti "mercati": da stime è emerso che uno spread "giusto" per il nostro Paese dovrebbe essere prossimo a 200 "punti base".  E' ovvio affermare che, essendo ora stabilmente sopra i 400/ 450 punti base, qualcosa resta da risolvere: muoversi per arginare tale emergenza potrebbe significare, nei fatti, accedere al tanto conclamato scudo/ fondo "salva spread"? Quale "memorandum" di impegni sarebbe necessario sottoscrivere per accedere a tale "ancora di salvezza"? E' significativamente negativo notare come, allo stato attuale, dibattiti su temi (eventuali ma non troppo) come questi manchino: basta forse crogiolarsi all'insegna dell'estate calda e del tremendo sole di agosto?  Abbassare lo spread sottoscrivendo "impegni" capaci di compromettere ulteriormente lo stato sociale è davvero la sola mossa vincente? Da questo punto di vista, purtroppo, la situazione greca continua ad insegnare qualcosa.  Quale è attualmente la situazione economico-sociale di uno Stato rimasto, per (troppo) poco tempo, sotto la luce dei riflettori dettati dall'emergenza?  Stando a quanto riportato in un odierno articolo de L'Unità, il governo greco è ancora adesso al lavoro per ricavare ulteriori 11 miliardi e mezzo di Euro da tagliare, per fare fronte ai "memorandum" europei. A fronte di questa situazione, come avvoltoi sono arrivate le agenzie di rating: Standard&Poor's ha declassato l'outlook sulle prospettive elleniche da "stabile" a "negativo", stendendo quindi ulteriori ombre sul futuro greco.  Il Pil è dato in decrescita esponenziale, su percentuali da capogiro: si parla di un -11% fino (minimo) al 2013.  Cosa accadrebbe in caso di uscita della Grecia dall'Euro(pa)? A questa domanda risponde in maniera (purtroppo) chiara J.C. Juncker, Presidente dell'Eurogruppo:  "[...]un'eventuale uscita della Grecia dalla moneta unica sarebbe gestibile, ma questo non vuol dire che sia augurabile.[...]" Fra situazioni gestibili ed eventualità augurabili rimane, attualmente, al vaglio degli esperti l'ultima ipotesi della cosiddetta "eurodracma": usare l'Euro per scambi esteri, usare la dracma per il commercio interno.  Chi perderebbe maggiormente percorrendo tale "eventualità"? La risposta è, purtroppo, scontata. Quali sono i pareri di economisti sul futuro del popolo ellenico e, eventualmente, di quello dell'intera Europa?  Si riporti quanto scritto dall'economista Nouriel Roubini: "[...]Il problema di sacrifici della trojka per la Grecia porta ad un continuo peggioramento della crisi economica.[...]" In termini reali, cosa potrebbe accadere? Grecia fuori dall'Euro(pa) entro il 2013, con conseguente caduta dell'attuale Governo di "semi-commissariamento".  Stando a queste "progressioni" quale futuro prospettare per l'Italia e per gli italiani?  Mentre il braccio di ferro fra rigore e crescita continua, specialmente nelle sedi europee e bancarie, è lecito interrogarsi sui provvedimenti da adottare per "rallentare" la discesa degli italiani in questo "piano inclinato" di problemi. A conferma di questo, purtroppo, sembra arrivare quanto diffuso dalla Cgia di Mestre:  "[...]i dati più generali della Cgia di Mestre sottolineano come la crisi economica ha impoverito le famiglie ed il reddito è tornato ai livelli di 10 anni fa. 'La crisi [...]ha fatto decurtare i risparmi del 26,4%, a fronte di un aumento della spesa per i consumi finali [...] del 4%. Le famiglie sono alle corde, spendono sempre meno, e così la situazione economica dei piccoli commercianti e degli artigiani si fa sempre più difficile'.[...]" Alla luce di tali informazioni, purtroppo, sembra purtroppo riduttivo parlare di autunno "caldo".  Senza includere, poi, dell'eventuale (ma non troppo) aggravio di tasse qualora gli effetti della "spending review" non tardino a manifestarsi: da dove potrebbero attingere Enti Locali e Regioni, qualora i finanziamenti venissero ulteriormente stroncati?  La risposta è, anche qui, purtroppo scontata.  Si attende, contrariamente alle previsioni meteo, anche un inverno bollente? 
FRA AUTUNNI CALDI ED INVERNI BOLLENTI...COSA ATTENDE L'ITALIA? Fonte immagine: www.thefreak.it
Per saperne di più:  "Il piano di Astrid per il debito: '200 miliardi in 5 anni'.", L'Unità, 9-8-2012
"Napolitano: troppi decreti a causa dell'emergenza.", L'Unità, 9-8-2012
"Fornero prevede un autunno caldo", M.Ventimiglia, L'Unità, 9-8-2012


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