Unite tre parti (vanno bene tre bicchieri) di acqua calda, una parte di detersivo liquido per piatti e un cucchiaino di zucchero, poi lasciate riposare il tutto per una notte in un contenitore coperto. Risultato? Il sapone per fare le bolle di sapone, senza dover comprare continuamente barattolini di plastica e risparmiando un po’.
La ricetta ci è stata fornita dal Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano dove, qualche giorno fa, abbiamo partecipato al laboratorio delle bolle di sapone. È venuta, e si è divertita, anche Ilaria, malgrado il fatto che l’età minima consigliata fosse tre anni e lei ne abbia solo due e mezzo.
Le vacanze sono lunghe, e al di là dei momenti in cui dobbiamo portare le bimbe dai nonni perché sia io che mio marito siamo al lavoro, bisogna trovare qualcosa da farle fare senza tenerle sempre chiuse in casa. Purtroppo quest’anno il Museo Diocesano non ha proposto l’ormai consueta esposizione di un capolavoro a soggetto religioso con annesso laboratorio per bimbi. Noi (io e Alessia) avevamo partecipato all’inizio dell’anno all’attività legata a una Natività di Filippo Lippi, e l’anno precedente a La pecora di Lorenzo, legata a una Natività di Lorenzo Lotto. Attività bellissime, peccato che quest’anno non ci siano.
Comunque il Museo della scienza e della tecnologia propone molti interessanti laboratori, basta solo consultare il sito per trovare quello più adatto all’età del bambino: http://www.museoscienza.org/. E molte cose sono interessanti anche per i grandi, quando ha visto il padiglione aeronavale mio marito ha deciso che appena potrà ci tornerà da solo, in modo da poter vedere tutto con i suoi tempi.
E visto che parliamo di bambini, riporto due episodi appena accaduti. Uno l’ho già raccontato in modo molto più succinto ieri sera su Facebook.
In famiglia sono io quella autoritaria. Se minaccio, mantengo quanto ho promesso. Ho sequestrato parecchi giochi, spento un bel po’ di volte la televisione o rifiutato un dolcetto. La mia minaccia è sempre qualcosa di concreto e attuabile, e se non vengo ascoltata faccio davvero quel che ho detto. Ernesto no, lui fa minacce sproporzionate ma poi si scioglie e non fa nulla. Dice che butta i giochi in pattumiera, o fuori dalla finestra, o che li spacca, ma non è mai successo nulla a nessun gioco. E non rifiuta mai i dolcetti, se hanno mangiato bene dice che è giusto premiarle, se non l’hanno fatto dice che così almeno mangiano qualcosa. Il concetto che dovrebbero mangiare a prescindere dal dolcetto, e che se una sera saltano la cena perché, per capriccio, rifiutano di mangiare la pasta o il secondo non muoiono di fame se lui non dà qualche tortina o cioccolatino, credo non riesca neanche a entrargli in testa. Quando parlo le mie parole rimbalzano sul suo orecchio e volano via.
Ieri sera ha minacciato Alessia di romperle un gioco se non la smetteva di fare confusione. Lei lo ha ignorato, a cinque anni ha imparato a riconoscere una minaccia vera da una finta. Ilaria invece ha preso un pennarello, glie lo ha puntato contro tipo bacchetta magica, gli ha detto “bibidi bobidi bu!” e poi è corsa via. Io ho faticato a trattenere le risate, lui ha fatto una faccia notevole, incredulo per quanto poco fosse stato preso sul serio.
Quanto alla foto qua sopra, si tratta del regalo di Natale fattoci da Ilaria. Quel disegno, realizzato con pennarello nero a punta grossa, campeggia dal pomeriggio del 24 su una delle pareti di una delle camere, e non è proprio piccolo, visto che è alto una sessantina di centimetri. Quando l’ho scoperta e le ho detto che non si disegna sui muri ha avuto circa due secondi e mezzo di pentimento e mi ha detto “Scusa, mamma, non volevo farlo apposta”. Poi, rimirando quanto aveva fatto, con tutta la straordinaria ingenuità che solo i bimbi piccoli riescono ad avere, ha indicato il disegno e mi ha detto: “Guadda che bello!”