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Fra buoni propositi e qualche fragilità, arriva “SELFIEmployment”

Creato il 14 gennaio 2016 da Propostalavoro @propostalavoro

<a href=http://www.flickr.com/photos/10817753@N03/16696492368">Uppsala, March 21, 2015 via http://photopin.com">photopin https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/">(license)" style="width: 500px;height: 334px" />

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Il 2016 si apre con una rinnovata attenzione alla lotta contro la disoccupazione giovanile.

Prima di tutto, come procede Garanzia Giovani?

Il rapporto di monitoraggio del 18 dicembre 2015 rivela che le adesioni sono state – al netto delle cancellazioni – 780.994; di queste, 564.555 sono proseguite con la presa in carico del richiedente; 248.604 i giovani a cui è stata proposta almeno una misura di impiego.

Tra coloro che hanno aderito all'iniziativa, il 25% risulta titolare della licenza media o di titolo inferiore, il 58% possiede un diploma superiore, e il 17% ha conseguito una laurea.

Per quanto riguarda le fasce di età maggiormente coinvolte, i minorenni costituiscono il 9% dei giovani, mentre è interessante notare come ben il 37% rientri invece nella coorte 25-29 anni, in controtendenza rispetto a quanto avviene negli altri Paesi europei, dove tale categoria è solitamente esclusa dagli interventi previsti dal piano europeo Youth Guarantee (base di Garanzia Giovani) – e sostenuta attraverso altri progetti.

Meritevoli di attenzione soprattutto i dati relativi alla classificazione dei candidati in base al rischio di disoccupazione, coefficiente calcolato in base a fattori quali genere, età, luogo di residenza, titolo di studio, ecc.: il 10% risulta avere un indice Basso, il 6% Medio-Basso, il 39% Medio-Alto e il 45% Alto.

Una vera “emergenza occupabilità”, acuita dall'estrema versatilità richiesta dal Mercato del Lavoro, e che potrebbe essere alleviata mettendo l'accento sulle “competenze trasferibili” (soft skills), atteggiamenti e comportamenti adatti ad accompagnare con relativa facilità i lavoratori da un campo professionale all'altro e conservare un ruolo rilevante qualora imbocchino la via dell'autoimprenditorialità.

E quello dell'autoimprenditorialità è un tema che si è guadagnato spesso gli onori della ribalta, come sta accadendo anche ora con l'avvio di "SELFIEmployment", fondo rotativo nazionale a sostegno di iniziative di lavoro autonomo o attività di impresa o microimpresa o franchising (comprese le associazioni e società di professionisti) avviate da giovani NEET che si siano iscritti a Garanzia Giovani, abbiano avviato un percorso per prepararsi a dar vita ad un'impresa e l'abbiano completato.

Il fondo, finanziato dal Ministero e da sette Regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia), e gestito da Invitalia, opererà attraverso il credito agevolato, erogando prestiti a tasso zero per importi da 5 mila a 50 mila euro  senza garanzie personali e con un piano di ammortamento della durata massima di 7 anni, e partirà con una dotazione di 124 milioni; sono 4200 per ora i posti disponibili, a fronte di quattro Regioni già impegnate in percorsi dedicati (Veneto, Toscana, EmiliaRomagna, Lazio), e di 453 giovani già pronti per accedere al programma.

Promette di diventare un intervento di ampio respiro, sebbene presenti ancora qualche fragilità.

Innanzitutto, nel divulgare le informazioni. L'apertura dello Sportello per la raccolta delle richieste di finanziamento, annunciato per la metà di gennaio, appare ancora poco pubblicizzata: il portale di Garanzia Giovani riporta le misure ma non le iniziative attuative; siamo sicuri che tutti i candidati ne siano a conoscenza? Andrebbe fatta anche maggiore chiarezza sugli interventi formativi avviati in ogni singola Regione, perché i giovani possano stabilire quali località propongano le opportunità più adatte a loro.

Un altro aspetto che sarebbe da approfondire è la direzione degli interventi formativi che mirano a sviluppare competenze specifiche nei giovani ed accompagnarli nella redazione di un business plan. Questa viene interamente delegata a Regioni e Pubblica Amministrazione, senza dettagliare in quale modo ciascun attore dia il proprio contributo, né come essi interagiscano nello svolgimento di un compito così importante nell'ottica non solo di una maggiore responsabilizzazione dei beneficiari, ma anche di una ottimizzazione delle risorse da distribuire tenendo conto anche delle specificità di ciascun territorio. Ad esempio, rivolgendo particolare attenzione alle aree più colpite da fenomeni di criminalità organizzata, dove gli aspiranti imprenditori potrebbero necessitare di tutele maggiori.

Una terza questione molto importante prende il via da considerazioni finanziarie. Pensiamo ai costi che attendono gli aspiranti imprenditori. Fino a che punto i prestiti previsti possono far sperare di coprirli completamente? Se i prestiti fossero accompagnati da una adeguata dotazione di servizi per l'autoimpiego, per ridurre almeno nei primi 2 anni i costi accessori d'attività (affitti, utenze, spese di rappresentanza), incoraggiare le collaborazioni e l'incontro con interlocutori rilevanti al fine di un più completo sviluppo professionale, quanto sarebbe potenziata la loro efficacia?

Bisogna infatti considerare non solo l'aspetto economico, ma anche l'ecosistema in cui sviluppare il progetto.

Nuovi professionisti e imprese neonate potranno sopravvivere e prospereranno fin dove avanzerà un ambiente solido ed accogliente anche per altri versi.

Sono da rafforzare comunicazione ed aggregazione, possibilmente già a partire dal versante digitale del mondo del lavoro: il portale di Garanzia Giovani, ad esempio, potrebbe essere affiancato da un gemello più “social” adatto ad accostare storie, progetti, capacità trasversali ed extracurricolari, e veicolare notizie di rilievo per mettere in contatto non solo professionisti con preparazione omogenea ma anche chi condivida professioni contigue e complementari. Un'alternativa youth-friendly al tradizionale CV – ormai troppo poco dinamico – e a piattaforme quali LinkedIn – forse più adatte a professionisti già maturi.

Occorrono insomma maggiori incentivi allo sviluppo di una vera e propria Cultura della Condivisione, dove più attori si muovano insieme, coinvolgendo il più possibile anche chi già si serve di spazi di coworking o è impegnato in startup già avviate; chi meglio di loro può portare esperienze e pratiche consolidate? Anche per Scuole, Università e Centri di Ricerca si dischiuderebbero così occasioni per svolgere un ruolo più attivo, incentivando progetti di alternanza Istruzione-Lavoro.

Può servire uno sforzo imponente e corale, perchè ciascuno trovi posto per aggiungere un proprio contributo e se resta vero che l'auto-imprenditorialità non può – e non deve essere! – considerata alla stregua di una panacea per la piaga della disoccupazione giovanile, è altrettanto vero che adoperarci insieme per il successo di chi desidera intraprendere un percorso di questo tipo non può che rafforzare, nel medio e nel lungo termine, l'Economia e il Mercato del Lavoro nel loro insieme a beneficio di tutti.

Se vogliamo vincere insieme, dobbiamo giocare insieme!

Gina Bondi e Andrea Torti


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