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Fra crisi e democrazia: accettare 'consigli' da jp morgan?

Creato il 24 giugno 2013 da Alessandro @AleTrasforini
Pur rimanendo nell'ambito delle voci, con a corredo una comunque inevitabile serie di ipotesi fondate e/o speculazioni complottiste, è stata diffusa nei giorni scorsi la notizia secondo cui il colosso finanziario Jp Morgan vorrebbe imporre la (vera o presunta) abolizione/ modifica dei Trattati Costituzionali per la realizzazione delle politiche di austerity che vanno avendo la meglio in tutta Europa (e non solo?).  L'intento sarebbe stato chiarito da un report, pubblicato nello scorso 28 maggio, secondo cui "il più grande ostacolo alla diffusione delle politiche liberiste e di austerity nell'Europa meridionale sono le carte costituzionali, nate dalla resistenza e dall'antifascismo, che impediscono le necessarie riforme strutturali perchè tutelano troppo i lavoratori, dando loro addirittura 'licenza di protestare'." [Fonte: Il Fatto Quotidiano] Il report in questione, riportando le parole di articoli tratti dalla Rete e dalla stampa, proporrebbe un'analisi critica delle difficoltà d'integrazione degli Stati meridionali della cosiddetta 'Eurozona':
"[...]Quando la crisi è iniziata era diffusa l'idea che questi limiti intrinseci (all'attuazione delle politiche di austerity) avessero natura prettamente economica [...]. Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici del Sud, e in particolare le loro Costituzioni, [...] presentano una serie di caratteristiche che paiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area Europea.[...]" 
Laddove un primo 'attacco' sia stato sferrato all'equilibrio politico, è altrettanto possibile che un'offesa venga lanciata nei confronti dei troppi 'misteriosi' fattori che cercherebbero di ostacolare l'affermazione completa ed assoluta delle politiche neoliberiste nei mercati mondiali: 
"[...]I sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati a seguito della caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell'esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo. [...]  I sistemi [...] del sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei Parlamenti; Governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; [...] la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo [...]. Vi è una crescente consapevolezza della portata di questo problema, sia nel centro che nella periferia dell'Europa."
A prescindere dalla piena validità o meno del report in questione, rimangono (non) pochi indizi della presunta validità politico-tecnica di questi 'desideri' da overdose finanziario-liberista; quanti esempi recenti sono annoverabili nella sola Italia? A seguito di alcune decisioni prese dal Governo Monti prima e non modificate (fino ad ora?) dal Governo Letta poi, è possibile ricordare (da minimo) i punti seguenti:
  • 'frettolosa' revisione-abolizione-modifica-aggiornamento-[...] dell'Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori: annunciato e realizzato nel gran trambusto come primo reale 'provvedimento' dell'ex-Ministro Fornero, è finita con un 'compromesso' al ribasso volto all'avvicinamento verso la realtà tedesca;
  • modifica ed approvazione del nuovo Articolo 81 della Costituzione Italiana, all'insegna di un silenzio generale sia politico che giornalistico inquietante.
Si è, a seguito di questi punti, assistito al verificarsi di una serie di conseguenze (strettamente?) correlate al solco dei contenuti e degli intenti ribaditi dal report attribuito a Jp Morgan: (attribuita) alterazione (positiva) dei meccanismi di flessibilità e licenziabilità in uscita, affermazione della politica del pareggio di bilancio annuale, equilibrio dei conti pubblici da imporre a livello Europeo.  Queste sono solo alcune delle decisioni 'nostrane' che sembrano muoversi nella direzione piena evidenziata dalle proposte 'soluzioni' di Jp Morgan; ridurre il solco dei diritti e delle 'prerogative' costituzionali è veramente l'unica strada percorribile per uscire dalla crisi? Seguire fedelmente la 'voce' di istituti quali Jp Morgan od agenzie di rating è davvero l'unico modo per costruire un mondo che abbia veramente assimilato gli errori prodotti da tale crisi ormai imperante da anni? A prescindere dalle risposte possibili a queste domande, è più che lecito promuovere un'altra serie di osservazioni: quando il report definisce sistemi e "coordinate di stabilità" politica instaurate a seguito di 'caduta di dittature', si potrebbero cercare di gettare più luci e significati possibili sul concetto di 'dittature'? Potrebbero esistere anche altre forme di 'dittature', oltre a quelle 'fisicamente intese' che hanno fatto parte del passato? Alcune di queste 'nuove' forme di 'dittatura' sono presenti già oggi? L'abolizione non ragionata e ponderata di importanti solchi costituzionali potrebbe contribuire ad inaugurare/ affermare ulteriormente quella che, purtroppo, sembra possibile definire non a torto come 'dittatura' di matrice economico-finanziaria e non solamente politica.  Gli equilibri socio-politici dei singoli Stati dovrebbero fare, più di ogni altra cosa, attenzione al rischio di attribuire a queste 'voci' crediti ed onori eccessivi per concorrere alla risoluzione della crisi: è improprio e così sbagliato affermare che il contributo assegnato da realtà quali (ad esempio) Jp Morgan è stato anche negativo? Non per nulla sono forse 'piovute' le denunce fatte dalla Casa Bianca alla stessa Jp Morgan nei confronti della crisi sui mutui subprime, da molt(issim)i identificata come fattore scatenante della vera e propria crisi mondiale che sta imperando ancora oggi?  L'impressione comune a molti cittadini "de-complottizzati" o minimalmente informati è riportata in un articolo proveniente da internet, in un articolo de La Repubblica: "[...] La crisi finanziaria e poi economica più grave dalla Grande Depressione è nata così (attraverso la svalutazione del problema sui mutui subprime, nds): e il bello, anzi il brutto, è che quei furboni lo sapevano. La recessione, insomma, è stata tutta una truffa. [...]" Un'ulteriore risposta alle molte domande poste è definibile, ad oggi, come la necessità assoluta di promuovere decisioni per limitare al meglio possibile quel perverso fenomeno secondo cui l'ammanco negativo di risorse finanziarie venga 'rimediato' attingendo ai contenuti dell'economia reale. Le declinazioni di questo intento sembrano andare, per fortuna o purtroppo, in parziale o netta controtendenza rispetto a quanto vanno predicando coloro che hanno contribuito a convalidare la progressiva affermazione di 'indizi' per l'affermarsi di quella che sembra una vera e propria "dittatura del capitale economico-finanziario". Esistono altre ricette, appunto. Sempre ammesso che chi deve decidere di metterle in pratica abbia veramente competenze, capacità ed influenze per poterle realizzare al meglio possibile.
FRA CRISI E DEMOCRAZIA: ACCETTARE 'CONSIGLI' DA JP MORGAN?
Per saperne di più:  "Troppa democrazia. E la crisi resta.", L.Pisapia, Il Fatto Quotidiano, sabato 22 giugno 2013
"Obama chiede i danni a Jp Morgan per la crisi dei mutui subprime", A.Aquaro, Repubblica.it  (http://www.repubblica.it/economia/2012/10/02/news/jpmorgan_truffa_mutui-43671141/)
"Jp Morgan: denunciata da California per abusi nelle carte di credito", Corriere.it (http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Morgan-denunciata-California-abusi-carte-credito/10-05-2013/1-A_006342188.shtml)
"Crisi finanziaria, Jp Morgan conosceva i rischi dei derivati sui mutui subprime.", M.Cavallito, Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/07/usa-new-york-times-jp-morgan-sapeva-da-tempo-dei-rischi-sui-mutui/492802/)

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