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Fra elezioni e futuro: quali attori? quali responsabilita'? quali scenari?

Creato il 01 marzo 2013 da Alessandro @AleTrasforini

A fronte degli esiti elettorali, l'incertezza si trova ancora una volta ad essere sovrana sull'Italia intera.  Si (ri)scopre un'incertezza sovrana per una vastissima serie di cause, tutte discutibili ma oggettive: comunicazione forse inadeguata da parte di chi avrebbe potuto (dovuto/voluto) vincere, proposte imbonitrici che hanno addormentato (per l'ennesima volta) buona parte dell'elettorato da parte di chi ha lasciato il Paese in macerie, "tsunami" demolitore da parte di chi ha più volte dichiarato di essere in guerra con l'intero sistema socio-economico italiano, [...].  Ad ogni fallimento, si è detto, sono attribuibili precise cause: può l'informazione aver rivestito un ruolo determinante in questo sfondo? Media e giornali sono riuscite a dare larg(hissim)o spazio a voci e proposte di chi aveva, certamente non molto tempo fa, contribuito a devastare uno dei Paesi reputati più belli al mondo: abolizione dell'Imu, restituzione della precedente Imu versata, alleanze prima respinte e poi adorate, dirette e collegamenti in posti impensabili, importanza forse eccessiva attribuita a qualunque comizio elettorale, abolizione di Equitalia, revisione dell'Irap, abbassamento della pressione fiscale, acquisto di Balotelli [!!], [...].  Può l'informazione aver contribuito a restituire forme di consenso e credibilità a chi avrebbe dovuto vederle polverizzate e mai più restituite poco meno di due anni fa?  Possono le colpe degli italiani arrivare a sovrastare largamente i (de)meriti di buona parte dell'informazione?  Il consenso nuovamente attribuito a certi volti e certe proposte è il segno più evidente dell'incapacità di smentire una frase che, più di ogni altra cosa, dovrebbe essere inadatta a descrivere la natura del popolo italiano: 
"L'Italia è una comunità nazionale che prova, di fronte al suo recente passato, un sentimento di estraneità."
Sono bastate promesse riempite di ridicolo per rigenerare un consenso che, in una coalizione "imbottita" di liste civetta all'insegna dello 0,x e schieramenti dagli intenti opposti (cfr. Lega Nord-Grande Sud), è rimasto di poco inferiore al risultato (fra il magro ed il pessimo) ottenuto dalla coalizione di centrosinistra Pd-Sel-Cd-Psi-Svp? Sono bastati comizi, fidanzate nuove, dirette televisive ad ogni ora del giorno ed urla fatte dal solito uomo che è riuscito nella (negativamente) straordinaria impresa di impedire la liquefazione del proprio Partito?  Sono anche tornate utili le "timidezze" di qualche italiano che, incoraggiato forse dal segreto dell'urna, ha votato quel pifferaio magico di cui si è (successivamente/precedentemente) vergognato? Sono forse esistite altre componenti che è preferibile non riferire? Le domande sono tante, a fronte di una rimonta così eclatante e, per alcune componenti razionali, non pienamente giustificabile. Estranei al proprio passato per potersi sentire, forse, anche meno colpevoli nei confronti del futuro collettivo. Cosa poter scrivere, invece, a proposito della divenuta lontana "Italia giusta" brandita in campagna elettorale? Si era detto/scritto, forse non a caso, che la coalizione di centrosinistra era la sola "legittimata" a vincere le passate elezioni politiche.  Questa convinzione, a posteriori bocciata dall'azione mista di consenso ed indegna legge elettorale (non modificata per tempo), era sembrata a molti "autorizzata" da un percorso lungo ed intessuto di tappe importanti: primarie (non obbligatorie) per leader di coalizione e per parlamentari, perimetro stabile di coalizione precedentemente delineato, (ambiguo/polivalente) patto di successiva collaborazione parlamentare con forze reputate contemporaneamente "europeiste e non populiste", dose di credibilità non minata ma accresciuta dalla responsabilità dimostrata nel continuo sostegno al Governo Monti, presenza di sfidanti che (anche per loro stessa ammissione) erano inadatti od impreparati a responsabilità di Governo, accresciuta componente femminile interna al "vento di cambiamento" che avrebbe dovuto contribuire a ricostruire le componenti base di uno Stato quasi completamente devastato, [...].  Nonostante queste e molte altre premesse possibili, non è bastato.  Si sono aggiunti "alcuni" errori di percorso che hanno contribuito, senza dubbi alcuni, a dilapidare il consenso (attribuito) allo stesso schieramento: crollo della componente "più sinistra" della coalizione, sconfitte nelle Regioni "chiave" per l'attribuzione del numero di Seggi funzionali all'avere una maggioranza stabile al Senato, "orrori" comunicativi di vario tipo, proposte non delineate in concreto e ritenute (a torto) troppo "reali" rispetto alle oniriche altrui, [...]. Grazie a questa commistione, pertanto, l'esito delle elezioni è stato fin troppo chiaro: maggioranza inesistente, in virtù della maggioranza inesistente al Senato.  Esiste anche un'altra componente che è stata largamente e colpevolmente sottovalutata negli anni scorsi: è stato veramente così imprevedibile e soprendente lo "tsunami" generato dall'affermazione del M5S?  E' così largamente inaspettato il consenso pari al 25%-26% che ha condotto il MoVimento ad essere il primo partito del Paese? Esistono ragioni a lungo inascoltate che hanno condotto molti italiani ad optare per questo voto? E' veramente tutto merito esclusivamente delle gesta compiute dal comico divenuto politico e dal visionario capellone regista di un inquietante futuro chiamato "Gaia"?   Il consenso attribuito al M5S è riconducibile a questioni meramente afferenti al successo di strategie elettorali web o nasconde cause ben più radicate ma largamente inascoltate quando ancora "era possibile intervenire"? L'assoluto successo conseguito da un M5S nelle mani di due persone che avevano dichiarato di essere in guerra con il mondo è radicato e proteso, inevitabilmente, verso un futuro che potrebbe essere ancora più deflagrante.  Per qualunque informazione in merito si rimanda alla lettura del libro "Siamo in guerra", scritto proprio dal comico e dal visionario di cui sopra. All'interno di questo libro sono presenti elementi che richiamano l'attenzione ad una guerra fra due mondi, tra diverse concezioni della realtà. Questo conflitto, apparentemente lento ed impercettibile, è in realtà rapido e feroce. Questo stesso conflitto, incarnato dal M5S, dovrebbe condurre ad un inevitabile cambiamento nascosto dai mezzi di informazione, temuto dalla classe politica e contrastato da chi detiene il potere nelle sue mani.  Tutto crollerà sotto al peso di queste istanze di cambiamento: sistema partitico in primis, ovviamente. Il veicolo di questo cambiamento è incarnato dalla parola "Rete". Quale importanza dare, dentro al consenso ottenuto ed ai discorsi sopra riportati, alla cosiddetta "rete"? Come è definibile questa "rete"? In cosa consiste esattamente? E' solo riassumibile attraverso la semplice parola "internet"?  Quale futuro potrebbe dare al mondo un domani? Può la politica aver mortalmente sottovalutato l'affermarsi dei concetti riassunti dalla parola "rete"? La Rete consisterebbe, riassumendo i contenuti presenti nel libro, in un'occasione unica per affrontare i problemi e le emergenze sempre più tremende della società.  Il percorso di affermazione della Rete sarà un'altra guerra, interminabile e prepotente; cosa accadrà al termine di questo conflitto, durante il quale il definito "vecchio mondo" venderà cara la pelle per non scomparire definitivamente?  Grazie a questa "Rete", pertanto, sembra possibile superare qualunque tipo di barriera fra cittadino ed Istituzioni. All'interno della "Rete" torna a valere veramente il principio svilito e tradito del cosiddetto "Ognuno vale uno": la prima traditrice di tale istanza è stata, a memoria d'uomo, proprio quell'urna elettorale che ha prodotto per troppo tempo "politici-dipendenti" incapaci ed inadeguati.  Attraverso processi vari sarebbe possibile, pertanto, arrivare ad uno Stato capace di essere governato solo ed esclusivamente da cittadini armati di competenze e conoscenze: via strutture intermedie, via Stato, via Ministeri, via Enti Locali, via tutto quanto faccia parte di quel "vecchio mondo" precedentemente citato.  Tutto questo grazie alla equa, perfetta, imperturbabile e stupenda "Rete": cosa accadrebbe se la "rete" fosse in realtà un pò meno bella di quanto possa sembrare a prima lettura o ad ennesimo comizio?  Cosa potrebbe accadere se lo sbandierato principio secondo cui "ognuno vale uno" fosse destinato ad incrinarsi sotto ai colpi di una realtà differente? Se questo principio fa da fondamento al valore del M5S, potrebbe essere ragionevole inquadrare zone d'ombra anche dentro questa (apparente) macchina perfetta? Per informazioni relative si rimanda, di controcanto, alla lettura del libro "Il lato oscuro delle stelle" scritto dal giornalista Federico Mello. Al di là di qualsiasi ragionamento ed opinione possibile resta, comunque, un 26% medio di consenso cumulato. Consenso prodotto da una politica che non ha saputo ascoltare, da classi dirigenti che non hanno saputo comunicare i loro (eventuali) buoni sforzi e provvedimenti.  Consenso prodotto da un'insoddisfazione crescente, da una caccia all'untore senza precedente alcuno, da una crisi economica-sociale-[...] senza "precedenti recenti".  Consenso ragionevole, quindi. Consenso anche meritato, alla luce soprattutto dei demeriti altrui.  Consenso figlio di un programma non "sbilanciato" su alcune tematiche delicate, consenso derivante da quella "guerra" contemporaneamente non capita ed osteggiata fino in fondo dai vecchi apparati.  Consenso derivante da ragioni, appunto, perfettamente condivisibili ed appoggiabili.  Quello stesso consenso ha fruttato, ad oggi, un cospicuo numero di Deputati e Senatori neo-eletti.  Il numero di Senatori potrebbe essere funzionale, stando all'indegna e vergognosa legge elettorale vigente, a consentire una "maggioranza" a tempo per promuovere alcune riforme chiave e funzionali all'impedire il ritorno nel baratro economico-finanziario.  Senza una maggioranza funzionale inziale, infatti, chi ha "vinto" formalmente le elezioni sembra impossibilitato al mettere in piedi un Governo. Sembrano rimanere solo "governissimi", realizzabili mettendo in piedi alleanze con altr(ettant)i loschi figuri.  Potrebbe la responsabilità dettata dal principio secondo cui "ognuno vale uno" mettersi al servizio di un Governo a tempo capace di promuovere misure rapide ma funzionali per cercare di scongiurare instabilità e nuovo baratro? A quali idee e provvedimenti reali sarebbe opportuno assegnare, di volta in volta, fiducia ed approvazione? Lo chiarisce, nel mezzo della tempesta e degli errori commessi, il Segretario (dimissionario?) e Candidato Premier Bersani in un'intervista odierna a "La Repubblica": 
"[...]mi assumerò la responsabilità [...] di fare la proposta di un governo di cambiamento, che segnali in modo netto il cambio di fase con sette-otto punti programmatici. Il primo tema è l'Europa. Voglio che il prossimo Governo ponga una questione dirimente[...]: l'austerità da sola ci porta al disastro. In sede europea, tutti devono mettersi in testa che il rientro dal debito e dal deficit è un tema che va spostato nel medio periodo: ora c'è un'altra urgenza assoluta, il lavoro. Il secondo tema è quello sociale. Il disagio è troppo forte, i comuni devono poter aprire sportelli di sostegno, bisogna sbloccare subito i pagamenti della PA alle imprese e introdurre sistemi universalistici negli ammortizzatori sociali. Il terzo tema è la democrazia. Il nuovo governo, immediatamente, deve dimezzare il numero dei parlamentari, abbattere gli stipendi al livello di quelli dei sindaci, varare leggi che regolino la vita dei partiti e non solo per i finanziamenti, che inaspriscano drasticamente le norme anticorruzione e che regolino finalmente i conflitti di interessi. Ciascuno di questi punti si tradurrà in un specifico disegno di legge, che giorno dopo giorno farò pubblicare in rete già da giovedì mattina. Questo mi offrirà la gradevole opportunità di rilanciare anche qualche vecchia idea, come la creazione di un ministero per lo Sviluppo Sostenibile, visto che l'economia verde deve essere il cuore del nuovo governo che ho in testa.[...]"
La declinazione reale di un intento renderebbe ugualmente impossibile una qualunque forma di dialogo, anche se svolta con un "morto che parla" (cit.) e con il suo terribile seguito di eletti e parassiti? Si ricordi, a questo proposito, un altro celeberrimo paragone promosso dal rispettabile comico divenuto politico: 
"Dobbiamo abituarci a pensare al politico come ad un nostro dipendente.  Un dipendente che fallisce tutti i suoi obiettivi è licenziato dal datore di lavoro.  Noi siamo il datore di lavoro."
Ognuno dei parlamentari eletti dagli elettori del M5S rappresenta, a tutti gli effetti delle citate dichiarazioni, un dipendente del popolo italiano. Cosa potrebbe accadere, qualora risultasse impossibile garantire governabilità e stabilità anche momentanee, all'Italia intera ed agli italiani tutti?  Quali colpe potrebbero ricadere, pertanto, su dipendenti eletti che hanno sottoscritto impegni ed ordini di un secondo datore di lavoro non eletto democraticamente?  Le responsabilità pesano, specialmente in un contesto storico-sociale-economico-politico-[...] come questo. "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità", si ripeteva per farsi forza un famoso arrampicamuri non troppo tempo fa. Cosa accade quando le stesse "grandi responsabilità" vengono tradite?  Ai posteri ed elettori le ardue sentenze...con rispetto e senza "vaffa".  In caso di fallimenti, è risaputo, le bastonate rischiano di essere collettive.
FRA ELEZIONI E FUTURO: QUALI ATTORI? QUALI RESPONSABILITA'? QUALI SCENARI?
Per saperne di più:
"L'Intervista a Bersani su Repubblica: un muro di gomma", Giovanna Cosenza
(http://giovannacosenza.wordpress.com/2013/03/01/lintervista-a-bersani-su-repubblica-un-muro-di-gomma/)
"Il mio piano per governare", La Repubblica
(http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1T72EX)


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