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Fra emergenza e dissesto: la tragedia continua

Creato il 29 novembre 2013 da Alessandro @AleTrasforini
Mentre l'alluvione in Sardegna consegna troppo in sordina alle cronache la diciassettesima vittima, l'emergenza sembra aver perso di importanza fra i meandri di un'informazione (pur)troppo preoccupata ad occuparsi di decadenze, decadanze, maggioranze parlamentari "più risicate ma più coese" e quasi 80enni impossibilitati a scollarsi da una poltrona mai occupata con dignità, disciplina ed onore (Cfr. Art.54 Costituzione). La tragedia eppur rimane, in un'atmosfera che tornerà a rendersi grave con le prossime "ondate" di maltempo; l'Italia sembra infatti uno Stato di anno in anno sempre più in preda ad una sorta di ansia da previsione metereologica.  Non deve piovere per scongiurare che accada il peggio, si ripete dovunque con sempre maggior insistenza.  Quante e quali sono le realtà a rischio nell'Italia di oggi?  Le questioni legate al dissesto idrogeologico ed alla tutela del territorio sono tremendamente importanti per l'intero Paese, prestando ascolto a più o meno tutte le voci coinvolte nel dar voce a quella che potrebbe diventare una perenne tragedia. La frase attribuita al capo della Protezione Civile Franco Gabrielli risuona infatti come l'ennesimo grido di urgenza per imprimere una svolta risolutiva a questa questione: 
"[...] Il capo della Protezione Civile ha poi ricordato che, anche se l’Italia diventasse un paese virtuoso a partire da oggi, per la messa in sicurezza del territorio «occorreranno anni ed anni», sia per un problema di meccanismi di spesa sia per i tempi tecnici di progettazione e realizzazione delle opere. [...]" (Fonte: corriere.it)
Entro quali limiti è possibile quantificare la durata di "anni ed anni" precedentemente riportata?  La situazione è urgentemente tragica, sotto tutti i punti di vista possibili: sociale, economico, ambientale, industriale, produttivo, [...]. Quali sono state le cifre che, fino ad oggi, sono passate dall'essere mancati benefici a costi?  Una ricerca diffusa ed attribuita al CNR è lapidariamente allarmata su questo argomento: fra il 1950 ed il 2012 ci sono state oltre 1000 frane e 672 inondazioni che hanno causato oltre 9mila vittime e 700mila sfollati. Quali potrebbero essere stati invece i costi per la mancata prevenzione?  Effettuare stime simili è una questione terribilmente complessa, in quanto troppe sono le possibili voci di costo inseribili e/o eliminabili da un "bilancio" di questo tipo: esistono comunque persone ed organismi che hanno effettuato stime più o meno attendibili?  A questa domanda ha cercato di rispondere un passato report dell'Ance, abbreviazione che coincide con "Associazione Nazionale Costruttori Edili": il costo complessivo dei danni provocati in Italia da frane, terremoti ed alluvioni ha raggiunto, in un periodo compreso fra il 1944 ed il 2012, cifre prossime ad oltre 240 miliardi di Euro. In altre parole, pertanto, è un pò come se annualmente si fossero 'gettati al vento' circa 3 miliardi e mezzo di Euro. Tali cifre sono differentemente ripartite, di pari passo con le emergenze manifestatesi in questi anni: 
  • 75% del totale riconducibile a terremoti e fenomeni sismici;
  • 25% del totale riconducibile a fenomeni afferenti al dissesto idrogeologico.
Fonti del Ministero dell'Ambiente hanno riferito che, per cercare di mitigare il meglio possibile emergenze come queste, servirebbe stanziare una quantità di risorse pari a 1,2 miliardi di Euro l'anno per 20 anni.  In altre parole, pertanto, servirebbero quantità di risorse totali oscillanti fra 20 e 40 miliardi di Euro circa per un piano di risanamento totale dell'intero territorio italiano.  Analizzando invece la sola 'voce' del dissesto idrogeologico, è possibile porsi altre domande fondamentali: quante e quali sono le zone d'Italia potenzialmente a rischio di fenomeni di dissesto e danno? Quali potrebbero essere i 'numeri' di quella che potrebbe diventare (sempre ammesso che non lo sia già) una silenziosa strage non adeguatamente e doverosamente affrontata per tempo?  A queste e molt(issim)e altre possibili domande è possibile rispondere delineando un quadro non affatto ottimistico o degno di essere sottovalutato: l'82% dei Comuni italianipotrebbe infatti necessitare di opere afferenti alla realizzazione di un piano anti-dissesto idrogeologico.  Tale stima è stata promossa e diffusa dall'Anbi, sigla che sta a significare Associazione Nazionale Bonifiche, Irrigazioni e miglioramenti fondiari. Delineando un quadro più completo, restando fedeli alle statistiche presentate, si potrebbero avere circa 28milioni di italiani interessati potenzialmente a subire fenomeni afferenti a forme di dissesto idrogeologico.  Si avrebbero anche un totale di 1milione e 200mila edifici potenzialmente interessabili a crolli o danneggiamenti: larga parte di questi è assimilabile a luoghi adibiti a scuole ed ospedali. A fronte di cifre economico-sociali di tale portata, quanti e quali sono stati fino ad oggi i "costi" impiegati a bilancio per far fronte e rimediare a queste silenziose (e silenziate) emergenze? Stando alle cifre divulgate in un rapporto riassuntivo dell'Ance è possibile ritrovare cifre irrisorie rispetto alla reale emergenza: "[...] Dal 1991 al 2011 risultano finanziati interventi per circa 10 miliardi di euro, meno di 500 milioni all’anno, per l’80% gestiti dal ministero dell’Ambiente.[...]"  E' purtroppo evidente come, di fronte a queste cifre, vi sia un rapporto di assoluta disparità rispetto alla quantità di risorse che dovrebbero essere realmente impiegabili per conseguire risultati maggiormente tendenti al miglioramento. Su questo fronte ritornano tremendamente puntuali le emergenze predentemente citate: su questo fronte, purtroppo, l'ennesimo caso della tragedia sarda potrebbe trasformarsi presto in ulteriore statistica con cui dover "far di conto". Quali saranno invece, nell'immediato, le risorse economiche stanziate dal Governo nazionale delle (passate?) 'larghe intese' per far fronte a urgenza?  Per rispondere a questa domanda è inevitabile far riferimento alla cosiddetta 'legge di stabilità', di recente passata al vaglio delle Aule Parlamentari. Osservando tale contesto, è possibile richiamarsi ai contenuti riportati in un articolo tratto dagreenreport.it
"[...] Un foltissimo gruppo di associazioni, organizzazioni di categoria, ordini professionali ed enti locali [...] sottolinea in un comunicato comune che «precipitazioni sempre più intense e frequenti per i cambiamenti climatici in atto, un territorio che ogni anno è reso più vulnerabile dal consumo di suolo e una politica di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico che continua a basarsi su pochi interventi di somma urgenza invece che su un’azione di prevenzione e manutenzione diffusa su tutto il territorio sono le cause del problema. Purtroppo le regioni e i cittadini coinvolti sono destinati ad aumentare. Sono infatti più di 5 milioni i cittadini italiani che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e 6.633 i Comuni che hanno all’interno del territorio aree ad elevato rischio di frana o alluvione». Per questa inedita “coalizione”, «la difesa del suolo e le politiche di prevenzione del rischio sono ormai urgenti, come ricordato anche nelle recenti risoluzioni approvate alla Camera e al Senato. Nuovi fondi per la prevenzione però non arrivano nemmeno quest’anno, o ne arrivano troppo pochi. La Legge di Stabilità varata dal Governo infatti sblocca 1,3 miliardi di europer interventi immediatamente cantierabili in attuazione degli Accordi di programma fatti con le Regioni per far fronte all’urgenza, ma per quanto riguarda nuovi fondi stanzia solo 180 milioni in tre anni, così divisi: 30 milioni per il 201450 per il 2015 e 100 per il 2016. Risorse assolutamente insufficienti e soprattutto che non vengono destinate a mettere in campo quell’azione necessaria e integrata di difesa del suolo e mitigazione del rischio idrogeologica quanto mai necessaria». [...]"
I cambiamenti climatici, a maggior ragione se legati per larga parte al 'contributo' umano, dovranno essere soprattutto per il futuro una dei più gravi allarmi con cui doversi misurare: l'Italia è infatti parte di un Pianeta che, fino a prova contraria, potrebbe soffrire sempre di più in futuro per questioni totalmente od indissolubilmente legate a questi mutamenti. A prescindere da qualsivoglia semplificazione di sorta, purtroppo, è oggettivo scrivere una semplice constatazione: Italia ed italiani sono, rispettivamente, uno Stato ed un popolo impreparato ad affrontare indenni una questione come questa.  Ogni precipitazione estrema non può trasformarsi in tragedia, ogni spostamento tellurico non può mietere vittime e devastazione incontrollabile.  E' sempre più urgente fare qualcosa: adoperarsi per imporre un cambiamento radicale, in parole povere.  Il problema è però solo una questione di natura economica? Vi possono essere altresì problemi di altra natura per cercare di inquadrare e risolvere un problema come questo? Ritornano, su questo fronte, altre parole pronunciate da Franco Gabrielli in una recente audizione alla Camera dei Deputati: 
"[...] In Sardegna sono state disattese le ordinanze dei Sindaci emanate per mettere in sicurezza la popolazione. [...] se i Sindaci si sono visti rifiutare da parte della popolazione queste ordinanze di evacuazione, che sono atti imperativi, ciò conferma che il problema è culturale [...] È proprio per il rispetto dei morti [...] che noi dobbiamo evitare che i vivi non condividano la stessa sorte in futuro. [...]" (Fonte: corriere.it)
Tali problemi di non curanza e disinteresse sono sicuramente estendibili ad un contesto molto più allargato della sola Sardegna. E' un problema certamente collettivo e non localizzato.  Poco importa sapere poi che in molti Comuni vi è assenza od incompletezza di piani regolatori, poco importa sapere che le documentazioni per l'emergenza sismica sono troppo antiquate per poter essere considerate attendibili ed utilizzabili per rinnovare i piani di emergenza già esistenti.  E' possibile muovere solamente critiche al sistema od è anche lecito definire nuovi e positivi argini fondamentali da cui (ri)partire per migliorare il futuro? A questa domanda risponde il recente documento di "buone pratiche" diffuso dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare: il titolo di tale report è infatti "Elementi per una strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici". Tale dossier è presente, consultabile e scaricabile in una versione divulgativa dal sitominambiente.it. Il passo più importante è affermare le logiche che hanno dato origine a questo documento in ottica governativa e di Amministrazione del territorio, evitando ad ogni costo il loro degradarsi al ruolo di mere iniziative spot.  Tali consapevolezze devono essere punti di partenza per cercare di realizzare, nei fatti e senza slogan, un nuovo punto di arrivo ed un rinnovato modello economico con cui provare a costruire lavoro ed occupazione. Nonostante la troppo poca visibilità, purtroppo, la tragedia e l'emergenza rimangono inalterate. 
FRA EMERGENZA E DISSESTO: LA TRAGEDIA CONTINUA
Per saperne di più: 
"La difesa del suolo in Italia - uso del suolo e rinaturalizzazione, una politica per fermare il dissesto idrogeologico", Legambiente, (http://www.amblav.it/Download/Legambiente-dossier_difesa_del_suolo.pdf)
"Elementi per una strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici",Minambiente.it (http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/comunicati/Conferenza_29_10_2013/Elementi%20per%20una%20Strategia%20Nazionale%20di%20Adattamento%20ai%20Cambiamenti%20Climatici.pdf)
"Primo rapporto ANCE-Cresme: Lo stato del territorio italiano 2012  - i costi della mancata prevenzione", Ance.it (http://www.ance.it/docs/docDownload.aspx?id=8489)
"Il dissesto minaccia l'82% dell'Italia. Anbi, servono 7.4 miliardi di Euro",Conipiediperterra.com (http://www.conipiediperterra.com/il-dissesto-minaccia-l82-dellitalia-anbi-servono-74-mld-0411.html)
"Sardegna, Gabrielli: disattese ordinanze Sindaci", Corriere.it (http://www.corriere.it/cronache/13_novembre_27/sardegna-gabrielli-disattese-ordinanze-sindaci-d1720baa-574c-11e3-901e-793b8e54c623.shtml)
"Cambiamenti climatici e vulnerabilità del territorio - i numeri italiani", Greenreport.it (http://www.greenreport.it/news/acqua/cambiamenti-climatici-e-vulnerabilita-del-territorio-i-numeri-italiani/)
"Rischio idrogeologico, dalla Legge di (in)stabilità soltanto gli spiccioli", Greenreport.it (http://www.greenreport.it/news/rischio-idrogeologico-dalla-legge-di-instabilita-soltanto-gli-spiccioli/)
"Sardegna, oggi lutto nazionale. Legambiente: 'basta morti per dissesto idrogeologico'",Greenreport.it (http://www.greenreport.it/news/acqua/sardegna-lutto-nazionale/)

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