Fra grecia e grexit, quali i possibili orizzonti?

Creato il 28 giugno 2015 da Alessandro @AleTrasforini

Quanto possa essere significativo in termini reali il referendum indetto dal governo greco in materia relativa al futuro europeo è cosa ormai risaputa. Quanto possa incidere in termini reali sul futuro della zona Euro( pa), escludendo od includendo eventuali rischi di contagio con altri Paesi, risulta essere cosa non altrettanto spiegata e/o smentita a dovere.
Ci si è ( pur)troppo spesso chiesti quali possano essere le ragioni che spingano il popolo greco ad accettare o rifiutare accordi ulteriori con autorità europee che hanno già spinto sull'acceleratore per quanto riguarda pesanti misure di austerità. Un quadro macro-economico della ' medicina' che ha dovuto ingerire il popolo greco in questi anni di crisi è riportato nell'articolo " Grecia, come evitare l'errore fatale?" redatto da Andrea Boitani e pubblicato su lavoce.info:

"[...] Il deficit pubblico è stato portato dal 15.6% del 2009 al 3.5% nel 2014 [...]. Il surplus primario aggiustato per il ciclo supera il 5% del Pil [...]. Il Pil, nello stesso periodo, si è ridotto di 20 punti percentuali [...] riduzione dei dipendenti pubblici del 25% (255 mila unità); riduzione dei salari reali senza precedenti, dal momento che i salari nominali sono crollati ma i prezzi no; riforma delle pensioni che ha previsto di aumentare gradualmente l'età di pensionamento da 62 a 65 e poi a 67 anni per tutti [...]; 'riforme strutturali' che hanno portato la Grecia dal centonovesimo al sessantunesimo posto nel ranking del Doing Business Report tra 2010 e 2015. [...]"

Le conseguenze prodotte da questa cura avrebbero dovuto ( con quanta credibilità?) contribuire a risollevare uno Stato; le armi e le cifre che hanno prodotto un'esasperata compressione della spesa pubblica sono ormai sotto gli occhi di tutti i cittadini del continente.
La teoria applicata fino ad oggi ha previsto, al netto dei tecnicismi, l'applicazione del detto sintetico riportato nell'articolo in questione sopra citato da parte di creditori e detentori del debito greco:

"[...] sembra che i creditori vogliano imporre un piano basato su maggiori tagli di spesa e minori incrementi delle tasse, secondo la dottrina [...] che gli aumenti delle tasse sarebbero dannosi per la crescita mentre le riduzioni di spesa pubblica la favorirebbero. [...]"
(Fonte: Grecia: come evitare l'errore finale, A.Boitan i, lavoce.info)


Quanti benefici potrebbero produrre ulteriori tagli alla spesa pubblica? A quali prezzi e cali di consenso sarebbe necessario procedere su una strada tanto piena di potenziali problemi ed ostacoli?
Per ogni misura presa o da prendere vi saranno conseguenze e rischi a cui dover sottostare, sia essa stessa presentata da governo greco, autorità europee o creditori internazionali.
L'articolo precedentemente definito elenca una precisa serie di provvedimenti potenziali o proposti, ognuno dei quali avente concreti costi o benefici che potrebbero scaricarsi anche sull'intero continente. Alcuni di questi punti sono richiamati nel seguito:

"[...] Se è difficile comprendere perché il governo greco voglia aumentare l'Iva, è incomprensibile perché i creditori glielo vogliano lasciar fare. Sarebbe utile nell'ambito di un'articolata strategia di svalutazione fiscale volta a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro per rilanciare la competitività delle esportazioni greche e [...] a ridurre i consumi interni grazie all'aumento dei prezzi al consumo [...]. Una strategia rischiosissima, dal momento che la Grecia al momento ha ben poco da esportare, anche guadagnando competitività, mentre deve assolutamente rilanciare i consumi interni se vuole sperare di tornare a crescere o quantomeno non decrescere [...] troppo. L'accelerazione dell'entrata a regime della riforma pensionistica e la riduzione dei prepensionamenti, come richiesto dai creditori, può essere un'idea ragionevole, purché non abbia effetti depressivi sulla domanda interna. [...]" (Fonte: Grecia, come evitare l'errore finale, A.Boitani, lavoce.info)

Il prezzo di certe misure andrebbe a penalizzare l'ammontare del mercato già realmente fragile delle importazioni, dovendo contemporaneamente cercare di supportare e rielevare al meglio possibili i consumi interni per innescare un progressivo ricircolo di spesa e sostentamento della domanda.
Punti come questi confermano le debolezze ormai strutturali di un meccanismo europeo che non sembra prevedere, con o senza il problema greco, una pianificazione attenta e definita dei potenziali effetti sul medio e lungo termine. Da tale consapevolezza risultano essere tanto urgenti quanto sottovalutate sia le percezioni che le riflessioni nazionali prima e continentali poi:

"[...] Dove sono e quali sono le stime? Ci si limita agli effetti di impatto sul bilancio? O si guarda agli effetti complessivi, tenendo conto di quelli sul Pil? Nulla è chiaro in questa trattativa. [...] nessuno sembra capire, tra i creditori, che in Grecia più ancora che negli altri paesi della cosiddetta periferia dell'Eurozona, la crisi economica e finanziaria si è innestata su una debolezza strutturale per superare la quale si richiedono da cinque a dieci anni di lavoro costante, attento e cauto. [...]"
(Fonte: Grecia, come evitare l'errore finale, A.Boitani, lavoce.info)

Servirebbero moltissimi anni di tempo per risollevare tantissimi dei problemi attualmente connaturati per lo Stato greco e per il continente europeo: domanda interna, esposizioni estere alla ridiscussione del debito, credibilità nazionale, effetti sul bilancio in termini macro-economici, annullamento o superamento delle difficoltà strutturali sia della società che dell'economia.
Quanto spazio è stato lasciato al superamento di queste difficoltà ormai divenute fra il cronico e l'insanabile? Più che un problema legato al credito, è soprattutto una questione di pianificazione e di solidarietà nei confronti di un Paese che può ora essere tristemente derubricato ad anello debole della catena. La domanda più preoccupante sembra essere, a tal proposito, una sola: quale Stato sarebbe condannato a trasformarsi in anello debole del processo di ( dis)integrazione europeo, qualora lo Stato greco dovesse essere invitato a farsi da parte mediante un default improvviso e/o controllato?
A questa domanda può rispondere quantomeno parzialmente il grado di esposizione debitoria che Stati ed investitori privati nutrono nei confronti dello Stato greco. Nel definire cifre e procedure, è possibile fare sintetico riferimento all'articolo " Quanto è esposta l'Italia verso il debito monstre della Grecia?", pubblicato da IlSole 24 Ore lo scorso gennaio. Leggendo è possibile notare la distribuzione schematicamente definita nel seguito:

  • Esposizione dell'Italia pari a circa 40 miliardi di Euro;
  • Esposizione di Germania e Francia pari, rispettivamente, a 60 e 46 miliardi di Euro;
  • 17% del totale del debito greco è in mano a soggetti privati;
  • 62% del totale del debito greco è in mano a Governi dell'Eurozona;
  • 20% circa del totale debitorio distribuito fra Bce, Fmi e banca centrale greca.

Cosa potrebbe succedere ai titolari di questa suddivisione debitoria qualora l'insolvenza dello stato greco dovesse concretizzarsi passando da ufficiosa ad ufficiale? Tali dati risalgono allo scorso 2014, mettendo quindi in mostra una situazione che allo stato attuale potrebbe anche essersi aggravata. Quanto è reale il rischio di contagio? Quali potrebbero essere le misure da assumere politicamente


e tecnicamente per scongiurare la rottura definitiva di un processo tecnocratico che sembra aver espresso, ad oggi, il peggio dell'esprimibile nei confronti di tematiche tanto importanti quali quelle in oggetto di discussione e decisione?
Quanta correttezza vi è nella decisione di restituire ad un referendum democratico, convocato fra l'altro in tempi brevissimi per la sensibilizzazione e la diffusione nazionale di una tematica tanto importante? A cosa potrebbe portare un'eventuale grexit, soprattutto in termini di consapevolezze nei confronti di un modello di unità continentale mai cresciuto veramente in tutte le sue potenzialità?
Osservando i termini legati ad ipotesi di contagio, risulta interessante osservare ai contenuti riportati nell'articolo " Default di Atene? Il rischio contagio ora è basso" pubblicato da Nicola Borri e Gianfranco Di Vaio sul sito de lavoce.info. Schematizzando i toni del dibattito muscolare fino ad oggi maturato, sarà possibile citare quanto segue:

"[...] la crisi greca si è riacutizzata [...] per le dichiarate intenzioni del governo Tsipras di porre fine all'austerità imposta dall'UE e per le difficoltà di introdurre alcune delle riforme strutturali chieste dagli interlocutori internazionali. Le tensioni nei mercati finanziari dell'Eurozona si sono così nuovamente inasprite, alla luce dell'ipotesi sempre più probabile di un default e di una conseguente uscita della Grecia dall'area dell'euro [...]. Gli intensi negoziati hanno visto, da un lato, gli esponenti della Troika [...] fare pressioni sulla Grecia affinché garantisse determinati avanzi primari di bilancio e limitasse gli incrementi salariali e della spesa pensionistica e, dall'altro, i membri del governo greco sostenere l'inadeguatezza delle richieste, date le condizioni attuali dell'economia del paese. [...]"

Quale futuro ha prodotto questo riacutizzarsi della crisi? Da quanto si sapeva che questa partita mista fra rimpallo e ping pong avrebbe potuto produrre sul breve termine esiti nefasti?
Si tratterebbe di esiti nefasti per il singolo stato greco od anche per l'intero continente europeo, detentori maggioritari del debito greco davanti a tutti? Seguendo modelli descritti dai redattori de lavoce.info, è stato per loro possibile pervenire all'affermazione sotto citata:

"[...] L'ultima crisi greca [...] ha nuovamente aumentato le tensioni all'interno dell'Eurozona, questa volta contenute dal Quantitave easing messo in campo dalla Bce nel gennaio del 2015. Le ultime turbolenze dei mercati, iniziate ad aprile di quest'anno, tuttavia, hanno comportato un nuovo aumento delle tensioni, anche se il rischio contagio, a oggi, è quasi dimezzato rispetto alla prima crisi greca. [...] sicuramente i mercati dell'Eurozona potrebbero essere scossi da un eventuale default della Grecia, ma l'evidenza lascia intendere [...] che gli esiti non sarebbero catastrofici e ciò dovrebbe indurre il governo greco a cambiare strategia nel processo di negoziazione, prima che sia troppo tardi. [...]" (Fonte: Default di Atene? Il rischio contagio ora è basso, N.Borri e G. Di Vaio, lavoce.info)

Sembrano quindi essere enormemente più elevati i rischi per lo stato greco che per l'intera Europa?
A prescindere dalle visioni e dalle interpretazioni di modelli economici non meglio precisabili, si tratta di provare a strutturare un percorso differente che sappia anche coinvolgere al meglio possibile i cittadini greci. Saranno infatti loro ad avere parola vincolante, a maggioranza, in un referendum che non ha visto ad oggi sensibilizzazione sufficiente nei confronti di una tematica tremendamente importante. Dovrebbe essere infatti necessario cercare di informare e sensibilizzare il popolo greco prima ed i cittadini europei successivamente su un argomento di stringente importanza.
Il rischio più grande, qualora questa missione non venga portata a termine con o senza Euro( pa), potrà essere legato alla mancata necessità di aver condiviso con i cittadini greci tale questione.
Così facendo si perpetuerebbe forse eternamente la versione che il blog phastidio.net definisce in termini non ambigui come failed state:

"[...] Che accade quando un paese scivola nel caos economico, che porta con sé quello istituzionale, sociale e civile, e vive immerso in una sensazione permanente di collasso imminente? Che le persone si sentono legittimate e giustificate a smettere di adempiere ai propri doveri di cittadini inseriti in un tessuto comunitario. [...] Parliamo di quel feeling [...] che segna la dissoluzione di una entità statuale e che può essere recuperato solo con un nuovo paradigma, che spesso nasce dal sangue e dalla sofferenza. [...]" (Fonte: Grecia, ormai failed state, phastidio.net)

Quali e quanti sono i segnali di distacco del cittadino e di dissoluzione statuale presenti nel territorio greco? A questa domanda dovrà cercare di rispondere, nei fatti, anche il prossimo referendum indetto e deliberato dalle autorità greche. Sullo sfondo di problemi legati alla gestione economica rimangono, quindi, anche potenziali drammi ben più elevati di arretratezza e gestione dei conflitti su scala sociale e di credibilità istituzionale su cui sia la Grecia che l'Europa intero sembrano aver recitato ruoli degni del peggior antagonista. Il rischio è efficacemente sintetizzato dall'intervento precedentemente riportato sul blog phastidio.net:

"[...] se anche il negoziato coi creditori avesse un 'lieto fine', ammesso e non concesso che non si tratti [...] di una finzione di natura geopolitica, siamo certi che la Grecia non abbia [...] attraversato il punto di non ritorno? [...] Un sistema bancario impiombato di sofferenze e crediti ristrutturati che diventano rapidamente inesigibili è un sistema bancario destinato a trascinare con sé l'intero paese. Su tutto, la domanda sorge spontanea: le 'infrastrutture' giudiziarie ed amministrative greche sono in grado di recuperare quei crediti incagliati [...]? [...]"
(Fonte: Grecia, ormai failed state, phastidio.net)

Nelle discussioni che attendono ed attenderanno gli esiti delle prossime deliberazioni, pertanto, dovrebbe essere essenziale e prioritario cercare di adoperarsi per pesare al meglio possibile alcuni degli elementi fin qui marginalmente tratteggiati. Condizionale d'obbligo, visti sia il tempo che le immense difficoltà maturate e maturabili.

Per saperne di più:

" Grecia, ormai failed state", phastidio.net,
( http://phastidio.net/2015/06/23/grecia-ormai-failed-state/)

" Default di Atene? Il rischio contagio ora è basso", lavoce.info
( http://www.lavoce.info/archives/35794/default-di-atene-il-rischio-contagio-ora-e-basso/)

" Grecia: come evitare l'errore fatale?", lavoce.info
(http://www.lavoce.info/archives/35860/grecia-come-evitare-lerrore-fatale/)

" Quanto è esposta l'Italia verso il debito monstre della Grecia?", ilsole24ore.com
(http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-25/quanto-e-esposta-l-italia-il-debito-monstre-grecia-191548.shtml)

Fonte immagine: politipond.files.wordpress.com


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