Quali potrebbero essere le possibili sorti per la Grecia?
Le opinioni sembrano allargarsi ed ampliarsi, aumentando in maniera proporzionale al diffuso silenzi( ament)o che sembra regnare fra le autorità europee nel merito delle situazioni.
Si ha, al netto dei punti di vista, una sola situazione di fondo: uno Stato che, per galleggiare ed evitare il default, deve ottenere soldi dalle autorità europee promettendo in cambio ristrutturazioni e/o riforme della propria architettura statale.
Il quadro di desolazione e scarsa informazione attuale trova conferma in un passato articolo, redatto sul sito di economia Lavoce.info. La panoramica vede una situazione che, al netto delle opinioni, sembra diventare sempre più stringente ed eloquente di uno stato di cose in perentorio stallo ( od insufficiente movimento):
"[...] La tragedia greca è diventata una [...] partita a poker, con tanto di aperture al buio, bluff e contro-bluff; ammesso che si riesca anche stavolta a evitare la Grexit, si tratterà solo dell'ennesima soluzione di basso profilo, per ritrovarsi nella stessa situazione nel giro di qualche mese. [...]
Nel frattempo, l'Europa nel suo complesso è ancora immersa nei postumi di una crisi finanziaria [...]. non parliamo, per carità di continente, dell'incapacità di formulare una strategia comune in termini di politica estera o di energia [...] le ragioni a favore dell'Unione Europea sembrano essere oggi più forti di ieri; con il ribaltamento delle fonti di crescita mondiale e il successo di grandi nazioni [...] un'Europa frantumata in tanti piccoli paesi sembra davvero avere poche chance future. [...]"
(Fonte: L'Europa che verrà, M.Bordignon, Lavoce.info)
Questi elementi di fondo, tratti dall'articolo " L'Europa che verrà" pubblicato sul sito lavoce.info, sembrano esplicitare un quadro dal quale ci sarebbero tant( issim)i ottimi motivi per fuggire.
Condizionale d'obbligo, vista quella che sembra una grande impassibilità dominante.
La prima condizione che potrebbe indurre alla creazione di un clima favorevole all'uscita dalla crisi dovrebbe essere, in condizioni ideali, la costruzione di un sistema capace di rendere efficienti e maggiormente sinergiche sia la sfera politica che quella economica.
Tale consapevolezza è richiamata come fondamentale dallo stesso articolo de lavoce.info precedentemente descritto:
"[...] ci si aspetterebbe un dibattito politico europeo all'altezza delle sfide. [...] A giugno, i [...] presidenti [...] della Banca centrale europea e delle principali istituzioni europee [...] presenteranno la nuova versione del documento approvato tre anni fa per il rafforzamento dell'unione politica e economica dell'area euro. Ma di ciò che era previsto nel documento del 2012, eccetto [...] l'unione bancaria, non si è fatto in realtà nulla. [...] le cose che si dovrebbero fare appaiono piuttosto evidenti. Per l'Unione Europea [...] va trovata una nuova forma di convivenza tra i paesi che sono solo interessati a un'area di libero scambio e chi vuole invece forme di maggiore integrazione [...]. L'attuale modello istituzionale, con tutti i parlamentari europei che votano su politiche che interessano solo una parte [...] non ha senso. Così come non lo ha l'oscuro sistema di finanziamento del bilancio europeo, che serve solo [...] a impedire interventi che davvero potrebbero servire interessi europei comuni. Né funziona l'Unione monetaria, basata su complicatissime regole che nessuno capisce, affidate per la gestione a un organismo presumibilmente tecnico come la Commissione [...]. E con una politica fiscale dell'area fissata da un consesso dei paesi [...] dove poi di fatto decide solo la Germania sulla base dei propri interessi nazionali. [...]"
(Fonte: L'Europa che verrà, M.Bordignon, Lavoce.info)
A prescindere dalla validità di questi punti di vista, potrebbe risultare essenziale adoperarsi per cercare di far progredire il più possibile le sfere di politica ed economia su scala continentale.
Condizionale ancora una volta obbligatorio, visti i danni potenziali e reali che queste mancanti forme di integrazione hanno prodotto, stanno producendo e rischieranno di produrre ancora maggiormente nel seguito. Fra danni e danneggiati, il simbolo purtroppo più dirompente di tutti è stato in questi anni costituito dalla Grecia. Nel processo di tanto poco progressiva quanto tremendamente incompleta integrazione è ( anche, non solo) lo stato greco a fare le spese più grandi e gravi di questa crisi di intenti oltreché economica.
Un quadro ultimo della situazione è ottimamente riassunto da Mario Seminerio, autore del blog phastidio.net. E' possibile trovare, nell'articolo dall'eloquente titolo " Grecia, senza via d'uscita", un quadro assai deprimente sulle situazioni economiche e sociali cumulatesi in questi anni.
Si riporta nel seguito un quadro legato alle sole situazioni pensionistiche, vicenda sulla quale le autorità europee vorrebbero maggiore incisività da parte delle autorità governative nazionali:
"[...] Dal 2010 ad oggi, l'assegno pensionistico medio è stato tagliato del 44-48%, a 700 euro mensili. Circa il 45% dei pensionati greci ricevono una pensione mensile inferiore a 665 euro, la soglia di povertà del paese. I creditori chiedono che il sistema sia messo in equilibrio e mantenuto tale sino al [...] 2060. Il dramma risiede nel fatto che i fondi pensione greci hanno perso, con il default del 2012, [...] 25 miliardi di euro di riserve [...] la contribuzione pensionistica è crollata in conseguenza dell'esplosione della disoccupazione e dei pensionamenti anticipati del settore pubblico, mentre le aliquote [...] sono talmente elevate da rappresentare un potente incentivo all'economia sommersa. [...]"
(Fonte: Grecia, senza via d'uscita, M.Seminerio, phastidio.net)
Il rischio più grande è quello di perpetuare misure economiche finalizzate al salvare la pura formalità, compromettendo ( ulteriormente?) la sostanza della società ' reale'.
L'incentivo all'economia sommersa potrebbe finire per costituire un ulteriore deterrente al raggiungimento degli introiti fiscali prefissati, quantomeno in chiave teorica.
I punti su cui le valutazioni greche si erano concentrati erano sostanzialmente incentrati, citando l'articolo in questione, su potenziali revisioni del sistema Iva e del regime pensionistico:
"[...] Atene chiedeva di ridurre le due aliquote agevolate, dal 6,5 al 6% e dal 13 all'11%, mantenendo invariata al 23% quella ordinaria. Dal posizionamento dei beni tra aliquote emerge [...] il tentativo di aumentare il gettito, visto che alla prima aliquota erano assegnati [...] farmaci, libri e biglietti teatrali [...]. Riguardo alle pensioni [...] offriva l'innalzamento dell'età pensionabile per anzianità a 62 anni, ma con eccezioni tali da vanificare il tutto. [...] l a specifica che 'i diritti pensionistici acquisiti' non sarebbero stati toccati, che le categorie 'protette' di baby pensionabili [...] sarebbero rimaste tali, che il percorso di innalzamento dell'età pensionabile sarebbe decorso dal primo gennaio 2016 al 2025 ma di fatto frenato nella progressione sino al 2022. [...] si manteneva la possibilità di ritiro anticipato con decurtazione massima del 16% dell'assegno [...]"
(Fonte: Grecia, senza via d'uscita, M.Seminerio, phastidio.net)
Al netto di tutto, pertanto, le proposte di macro-economia proposte dalla Grecia risultavano finalizzate al rispetto di alcuni equilibri di bilancio per gli anni immediatamente successivi al 2015:
"[...] Pare che il documento governativo greco contenesse un percorso di ricostituzione dell'avanzo primario che, con l'eccezione del blando [...] obiettivo di avanzo primario allo 0.6% di Pil per il 2015, saliva rapidamente e ripidamente al target di mantenimento del 3.5% [...] dal 2018. [...]"
(Fonte: Grecia,senza via d'uscita, M.Seminerio, phastidio.net)
Verranno quindi fatti rispettare gli equilibri di bilancio e macro-economia? Saranno oppure sottoscritti patti capaci di tenere in conto gli equilibri sociali finalizzati al rimettere in careggiata un Paese che oggi appare devastato in molte delle sue fibre reali?
Sarebbe possibile invece assistere ad un deterioramento ulteriore della società e dell'economia ellenica, specialmente per via di quei processi di mancate commistioni ed integrazioni da promuovere per realizzare quell'Europa che ( non?) verrà? L'articolo sembra essere, a questo proposito, estremamente chiaro e limpido nel definire quelli che potrebbero essere gli obiettivi tanto futuri quanto attualmente sottovalutati per mantenere lo stato greco nel ' gioco' di un'Europa che sembra propensa a non completare i processi di integrazione necessari a migliorare tutta la " struttura" complessiva:
"[...] comunque vada, la Grecia dovrà ristrutturare la propria economia [...]. Si può discutere delle responsabilità [...] interne ed esterne al paese. Ma la realtà non cambia. Il dramma nel dramma è che i greci forse non hanno compreso appieno quello che li attende. [...]"
Se il dramma nel dramma è destinato a consumarsi, non resta che vedere quali atteggiamenti e parti avranno i molti personaggi attualmente in cerca sia di autore che di sceneggiatura.
" Grecia, senza via d'uscita", M.Seminerio, phastidio.net
http://phastidio.net/2015/06/05/grecia-senza-via-duscita/
" L'Europa che verrà", M.Bordignon, lavoce.info
http://www.lavoce.info/archives/35515/leuropa-che-verra/

Fonte immagine: radioradio.it






