Cluny Brown
Usa 1946 20thCentury Fox
con Charles Boyer, Jennifer Jones, Peter Lawford
regia di Ernst Lubitsch
Londra 1938: la giovane orfana Cluny Brown è affascinata dal lavoro dello zio stagnaio e si presenta a riparare un guasto idraulico in sua vece, incontra così l'esule boemo Adam Belinski che rimane affascinato dalla bizzarra fanciulla. I due si ritrovano nella tenuta di Carmel, dove la ragazza è stata spedita a far la cameriera e l'intellettuale è ospitato per i suoi meriti contro il regime nazista.
Poco più di un mese fa avevo letto la novella Cluny Brown da cui Lubitsch trasse questa deliziosa commedia, ultimo film portato a termine dal regista che si sarebbe spento l'anno seguente.
Se già il testo non risparmiava le frecciate alla buona società britannica, Lubitsch con le gag e le battute fulminanti, mette alla berlina il convenzionale mondo inglese che si scandalizza di fronte all'irruente freschezza di una ragazza che non “sa qual'è il suo posto” tanto da bruciare l'occasione di fare un buon matrimonio con il vacuo farmacista del paese perché, proprio al momento della dichiarazione, durante una riunione familiare, il bagno s'intasa e Cluny non sa resistere alla tentazione di cimentarsi con lo scarico ribelle mettendo in grave imbarazzo il promesso sposo che rompe il fidanzamento.
La scena dello sciacquone è magistrale nello svelare la vera natura di Cluny che stava vivendo la dichiarazione con composta modestia ma allo sgradevole gorgoglìo il suo volto si anima d'entusiasmo. Jennifer Jones, nota soprattutto per il ruolo di Bernardette, è davvero deliziosa e bravissima nel delineare le mille sfaccettature di Cluny che nella sequenza iniziale, dopo il brindisi per lo sturamento del bagno londinese, si sente come un gatto d'angora: sensuale e pigra.
Il professore Belinski d'altro canto affascina i ricchi signori di Carmel soprattutto Andrea, il figlio che lo vuole nascondere ad ogni costo nella proprietà del Devonshire per metterlo in salvo dagli odiati nazisti anche se l'esule boemo cerca di rassicurarlo di non correre pericoli in Inghilterra.
Ovviamente tra i due elementi di disturbo nasce subito una simpatia: “è bello parlare con un altro spostato” dice Cluny riconoscendo un proprio simile. Belinski, vanesio e donnaiolo fa promettere alla fanciulla che tra loro ci sarà solo amicizia ma è il primo a innamorarsi mentre Cluny cerca l'affetto della famiglia che non ha mai avuto fidanzandosi con il ridicolo farmacista succube della madre, ottimamente interpretata da Una O'Connor: la donna non dice mai una parola ma manifesta i propri stati d'animo attraverso una tossetta stizzosa.
L'amore trionfa e i due troveranno fortuna in America dove il colto letterato si ricicla in scrittore di romanzi gialli di successo. In meno di un decennio Lubitsch ammorbidisce le sue posizioni sugli States che proprio nel 1938 prendeva in giro ne L'ottava moglie di Barbablù: il pragmatismo americano è diventato un sicuro rifugio per gli originali che l'Europa, ferma alle vecchie abitudini, non ha saputo accettare spianando così la via a tragici esiti della Seconda Guerra Mondiale.