Fra Tazio da Velletri, un umile e bonaccione frate, ha fama di essere un sant’uomo e un buon guaritore, grazie alla sua conoscenza di erbe medicinali.
Decide quindi di recarsi a casa del gonfaloniere di giustizia di Firenze Lapo per fare il cappellano di famiglia e per portare al servizio dello stesso le sue arti mediche.
L’esorcismo su Madonna Lisa
…e ora tocca a Gigliola
Ma non ha fatto i conti con Messer Nuccio de’ Tornabuoni, un tipo allegro sempre a caccia di sottane; Nuccio è invaghito, da tempo, della bella Lisa, moglie del gonfaloniere, ma tenta inutilmente di conquistarla.
L’occasione gli si presenta quando apprende che Lapo ha preso per buone le giustificazioni di sua moglie in merito ad una presunta possessione: sapendo che Fra Tazio deve recarsi a casa del gonfalone, si arma di un saio e si sostituisce all’ignaro Fra Tazio.
Riesce a sedurre l’ambita Lisa, ma esagera tentando di conquistare Gigliola, sorella di Lapo.
Da questo momento iniziano le peripezie di Nuccio, costretto a fuggire inseguito da due “killer” abbastanza pasticcioni allettati dalla taglia di 500 fiorini messa da Lapo sulla testa di Nuccio, mentre il povero Fra Tazio vede salire a dismisura la sua fama, non certo come guaritore, ma come conquistatore di donne.
Nuccio dal canto suo continua a far strage di cuori ( e di corpi), continuando a spacciarsi per il povero frate.
Alla fine, dopo una serie di buffe avventure, i due si ritroveranno proprio a casa di Lapo, dalla quale fuggiranno; Tazio lascerà l’abito talare per fare il contadino, Nuccio assumerà l’identità del frate indossandone il saio per continuare la sua errabonda vita da seduttore.
Margaret Rose Keil è Ginevra
Fra Tazio da Velletri, diretto da Romano Gastaldi su soggetto di Leo Chiosso e Gustavo Palazio, è un decamerotico tutto sommato ben riuscito, nonostante il cast quasi anonimo e i pochi mezzi a disposizione.
Per una volta la labilità della trama lascia spazio a un racconto privo delle solite volgarità e dei nudi gratuiti caratteristica principale dei prodotti della fortunata serie dei decamerotici.
Le gag sono abbastanza divertenti :” Vade retro, Satana” “De retro? Mah, va bene lo tesso”così come c’è spazio per un incontro tra Nuccio e Dante Alighieri, anch’esso in fuga per ben altri motivi.Il film scivola via con buona lena, aiutato principalmente dalla simpatia dei due attori che si dividono la scena, il vero Fra Tazio interpretato da Remo Capitani e lo spassoso Glauco Onorato che interpreta il rivale Nuccio.
Nuccio colpisce ancora
Certo, le gag sono quelle tipiche di questo fortunato filone, ma sono decisamente meno volgari della maggior parte dei prodotti simili: le due attrici che interpretano le belle Lisa e Ginevra, rispettivamente la tedesca Christa Linder e Margaret Rose Keil sono come al solito un bel vedere, anche se in questo caso si spogliano davvero poco.
Un film che gioca le sue carte sulla misura: la regia doveva essere affidata ad Aristide Massaccesi, ma il regista piantò in asso il tutto e così Gastaldi potè portarlo a compimento.
“Buongiorno, signor Conte” (un contadino un pochino orbo che vede passare la carrozza…)
Come già detto, un prodotto un tantino superiore alla media, con qualche trovata ben riuscita e con qualche risata che sorge spontanea sopratutto grazie all’espediente della sostituzione di persona.
Nel film c’è anche un piccolo spazio per Luciana Turina, la cantante che in questo caso utilizza un accento pugliese assolutamente irresistibile.
Da rivalutare.
“Mah…sei tu?- “Certo, chi credvi che fossi, Fra Tazio da Velletri?”
Fra’ Tazio da Velletri, un film di Romano Gastaldi (Romano Scandariato). Con Glauco Onorato, Remo Capitani, Margaret Rose Keil, Linda Sini, Dada Gallotti, Christa Linder, Luciana Turina, Claudia Bianchi
Comico, durata 92 min. – Italia 1974.
Remo Capitani – Fra’ Tazio da Velletri
Glauco Onorato – Nuccio de’ Tornabuoni
Christa Linder – Madonna Lisa
Margaret Rose Keil – Ginevra
Edmondo Tieghi – Lapo De’ Pazzi
Linda Sini – Cosima De’ Pazzi
Luciana Turina – La locandiera
Dada Gallotti -Cinzia
Eva Maria Gabriel – Ragazza nella stalla
Claudia Bianchi – Gigliola
Pietro Ceccarelli – Galliano
Regia Romano Gastaldi/Romano Scandariato – Joe D’Amato (non accreditato)
Soggetto Leo Chiosso, Gustavo Palazio
Sceneggiatura Leo Chiosso, Gustavo Palazio
Produttore Oscar Santaniello – Taro Film
Fotografia Remo Grisanti
Montaggio Adriano Tagliavia
Musiche Carlo Savina
Scenografia Osanna Guardini
Costumi Osanna Guardini
Decamerotico scritto da Chiosso e Palazio di livello niente male per quasi un’ora, segnalandosi così fra i meno peggio nel genere. Merito di una sceneggiatura talora frizzante, con alcuni tocchi addirittura eleganti (notevole l’incontro fra il finto Tazio e l’Alighieri), capace di allusioni lessicali divertenti, neppure troppo volgari. Brodo molto allungato, quasi tedioso, nell’ultimo terzo. Tolti Onorato e la veterana Sini (che mostra le poppe), la recitazione degli attori più presenti è molto mediocre. Location tipiche per il genere (Gubbio, assurdamente spacciata per Firenze) e per la decade (cascate del Treja).
Decamerotico uscito nella fase terminale del genere, che risente del cambio di regia: iniziato da Massaccesi venne portato a compimento da Scandariato (già seconda unità per Sollazzevoli Storie…) a causa di insorti contrasti con la produzione. Glauco Onorato (celebre per lo spot delle pagine gialle e voce frequente di buon doppiatore) riveste i panni dello squinternato cacciatore Nuccio Tornaquinci, che si appropria dell’identità di Fra’ Tazio per meglio adagiarsi (causa possessione) tra le braccia della bella (maritata) Monna Lisa (C. Linder).