Il passaggio del tifone Haiyan ha prodotto, fino ad ora, conseguenze devastanti:
oltre 10 mila morti, 660 mila sfollati, quattro milioni di bambini bisognosi di aiuti secondo stime ancora provvisorie dell'Unicef. Fenomeni quali piogge torrenziali e venti dalle velocità superiori a 300 km/h si sono abbattuti su zone già dissestate, producendo quella tragedia che è ad ora sotto gli occhi del mondo intero. Vada bene la doverosa solidarietà, vadano bene gli aiuti per i "sopravvissuti ridotti a zombie", vadano bene i sopralluoghi e le visite delle Unità di crisi per vedere quel che è distrutto e tutto quanto sarà da ricostruire. Sono già numerose e concrete le possibilità per provvedere ad aiutare la regione e le popolazioni sopravvissute a questa tragedia 'naturale'; citando da un articolo di La Repubblica è possibile riportare quanto segue:
"[...] L'Unicef che sta accelerando l'invio di aiuti d'emergenza nelle zone delle Filippine devastate. "Vista la drammatica situazione, abbiamo deciso di aprire una campagna di raccolta fondi a favore dei bambini delle Filippine - ha detto il presidente dell'Unicef Italia Giacomo Guerrera - rivolgiamo un appello a tutti: è possibile donare tramite il sito Unicef.it e i consueti canali". L'Unicef ha già mobilitato aiuti - in particolare cibo terapeutico per bambini, kit igienico-sanitari, acqua - per 3.000 famiglie delle zone colpite; non appena sarà possibile l'accesso, verranno distribuiti, con priorità nell'area di Tacloban. "Stiamo facendo più in fretta possibile per procurarci aiuti essenziali per i bambini che stanno sopportando il peso di questa crisi", ha detto il rappresentante Unicef per le Filippine Tomoo Hozumi. "Raggiungere le zone più colpite è molto difficile; l'accesso è limitato a causa dei danni provocati dal tifone alle infrastrutture e alle comunicazioni, ma stiamo lavorando giorno e notte per trovare modi per rendere disponibili più rapidamente gli aiuti per i bambini, non appena le condizioni lo consentiranno". [...] Save the Children ha lanciato un appello di raccolta fondi globale di 30 milioni di dollari (22,3 milioni di euro) per rispondere all'emergenza soccorsi nelle Filippine, dopo la devastazione portata da Hayan, uno dei più potenti tifoni mai registrati, che ha colpito la parte orientale del paese l'8 novembre scorso. C'è infatti urgente bisogno di acqua pulita, cibo, generi di prima necessità, medicine, materiali per costruire rifugi, ma anche interventi di supporto psicologico, ha avvertito l'organizzazione. [...]"
(photo credit: http://tg24.sky.it)
Dalla lettura di ulteriori articoli in rete è infine possibile desumere che, stando a Report diffusi dal National Disaster Risk Reduction and Management Council, le persone colpite da tale tifone potrebbero ammontare ad oltre 4milioni. Oltre all'emergenza aiuti ed oltre la tragedia consumata è necessario approfondire domande e riflessioni che rimangono comunque nascoste dietro ad un fenomeno naturale definibile come 'estremo'. La formazione e la forza del tifone Haiyan potrebbero essere fenomeni in qualche modo ascrivibili al cambiamento climatico? Qualora le agende climatiche non fossero poste concretamente ai primi posti delle politiche mondiali potrebbe attenderci un futuro fatto di fenomeni metereologici sempre più estremi ed incontrollati? Quanti e quali costi scaricano sul sociale tragedie come queste, destinate a verificarsi potenzialmente in aree sempre più vaste del pianeta Terra? Basti pensare, facendo riferimento esclusivo al tifone Haiyan, alle dimensioni effettive di un fenomeno che è riuscito a produrre conseguenze talmente devastanti: tornado valutato di categoria 5, fronte d'azione registrato pari a circa 600 km, classificato da esperti come il più potente mai registrato. Di fronte a notizie come queste e ad informative sempre più allarmanti, dalle sensibilità dei (pochi) esseri umani interessati potrebbe emergere un giustificabile senso del sospetto: l'umanità intera sarà nei decenni a venire costretta a vivere in un pianeta con eventi metereologici 'forti' sempre più frequenti, estesi e devastanti? E' possibile cercare di arginare/limitare lo "sfacelo climatico" o è davvero inevitabile arrendersi ad un futuro così estrem(izzat)o? L'inquinamento prodotto dall'essere umano ha davvero contribuito nei secoli alla distruzione dell'ecosistema terrestre o è, come sostengono altri, tutto imputabile a cause non dipendenti dall'abuso umano inflitto al pianeta Terra? Per cercare di "rispondere" a fenomeni tragici e sordi simili a questi, pertanto, è opportuno riflettere ancora una volta sulla possibilità di (ri)strutturare il sistema economico per definire, in una potenziale ottica di nuovo sviluppo, progetti concreti che sappiano cercare risposta alla necessità di garantire lavoro e sicurezza alle popolazioni potenzialmente soggette a devastanti fenomeni climatici:
"[...]Secondo i dati recentemente diffusi dall’Agenzia italiana risposta emergenze sui disastri naturali causati dai cambiamenti climatici [...] nel 2012 nel mondo, si sono verificati 357 disastri naturali, che hanno colpito oltre 124 milioni di persone e causato danni per più di 157 miliardi di dollari. Si continua ad intervenire solo dopo che i disastri sono avvenuti mentre servirebbero serie politiche di prevenzione e manutenzione del territorio, per mitigare i rischi, salvare vite umane, risparmiare risorse economiche, creare occupazione. [...]"
E' questo lo spunto da non sottovalutare, fatto pervenire dalla Cgil nazionale all'attenzione della (ennesima) Conferenza delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici. E' necessario adoperarsi concretamente per fare qualcosa di concretamente utile, prima che sia troppo tardi. Cosa sarebbe invece possibile fare per minimizzare i danni e razionalizzare i benefici, qualora fosse già troppo tardi per migliorare la situazione? Servono aiuti, iniziative e proposte soprattutto in questo senso; come concretizzare il celebre detto secondo cui "prevenire è meglio che curare"? Senza trascurare, inoltre, la prima emergenza riguardante la necessità di informare concretamente le popolazioni relativamente a quanto si sa (e non si sa) su modelli climatici e potenziali scenari di futuro. Riprendendo le parole dell'opinionista e Premio Pulitzer Thomas Friedman, è possibile scrivere quanto riportato nel seguito:
"[...]Sebbene l'esistenza del cambiamento climatico sia confermata da una marea di ricerche svolte da varie istituzioni, i cittadini sono sempre più perplessi. Che cosa sta accadendo davvero? A mio parere la comunità dei climatologi dovrebbe riunire i maggiori esperti - da istituzioni come la NASA, i laboratori governativi [...] - e stilare una semplice relazione di cinquanta pagine. Potrebbero intitolarla 'Che cosa sappiamo sul clima', riassumendovi lo stato attuale delle conoscenze sul cambiamento climatico in un linguaggio comprensibile a un ragazzino, con inoppugnabili note di approfondimento controllate da altri esperti. [...]"
Perorando tale tesi, nelle pagine introduttive al libro "Le stranezze del clima -che cosa sta cambiando e perchè" si trovano affermazioni dirette ad avvalorare tali necessità e confermare certi giustificabili paradossi:
"[...] Gli scienziati comprendono sempre meglio le cause e gli effetti del cambiamento climatico, e ormai hanno pochi dubbi sul fatto che esso possa rappresentare una seria minaccia alle persone, alle cose e agli ecosistemi: eppure, sorprendentemente, i cittadini sembrano più confusi che mai. [...] se il cambiamento climatico è davvero destinato ad avere effetti devastanti, ignorarlo sarebbe molto pericoloso; e se invece gli effetti saranno minimi, rischiamo di sprecare molte risorse inutilmente. Il problema è che, se aspettiamo che gli scienziati appurino ogni dettaglio con assoluta certezza, sarà troppo tardi per rimediare ai danni, qualunque essi siano. E' quindi necessario che il pubblico e le autorità comprendano ciò che sappiamo sul cambiamento climatico: che cosa riteniamo fortemente probabile, in base ai dati disponibili, e su che cosa siamo ancora incerti. Tale comprensione è necessaria per prendere le decisioni a ragion veduta. [...]"
La comprensione di tali fenomeni è necessaria, così come è necessario approfondire ed indagare a fondo le (eventuali) cause che si nascondono dietro la natura di fenomeni tragicamente estremi come quello del tifone Haiyan. Senza le doverose analisi ed i necessari provvedimenti, forse, un domani sarà impossibile prendere decisioni "a ragion veduta". Il precedentemente citato "troppo tardi" sarà, forse, già arrivato.
Per saperne di più:
"Filippine, 4 milioni i bambini colpiti da tifone. L'Onu: 'Diecimila morti solo a Tacloban'",Repubblica.it (http://www.repubblica.it/esteri/2013/11/11/news/filippine_4_milioni_i_bambini_colpiti_da_tifone-70726047/)
"Tifone nelle Filippine, la paura per gli italiani - Scatta la solidarietà internazionale",Corriere.it (http://www.corriere.it/esteri/13_novembre_11/tifone-filippine-paura-gli-italiani-non-riusciamo-contattare-nostri-parenti-ce06a074-4ac3-11e3-bfcf-202576418f24.shtml)
"Super-tifone 'Haiyan', venti a 300 km/h. Già tre morti.", internazionale.it (http://www.internazionale.it/news/filippine/2013/11/08/super-tifone-haiyan-venti-a-300km-h-gia-tre-morti/)
"Per chi suona la campana delle Filippine: la Conferenza sul Clima e il tifone Haiyan",Greenreport.it (http://www.greenreport.it/news/clima/filippine-cop19-il-tifone-haiyan/)
"Le stranezze del clima - Che cosa sta cambiando, e perchè", Climate Central, Chiavi di Lettura - Zanichelli