Magazine Diario personale

Fragilità

Da Johakim @Johakim
Fragilità
Fragile come il cristallo e solida come la roccia. Tutto si equivale, passando lungo il mio corpo come un filo trasparente, dentro, fuori e sopra la mia pelle. Strappi inattesi ad un tessuto di velluto, momenti che sembrano infiniti mi fanno scivolare in disequilibrio.
Non sono rigida, sono sensibile come il vibrare di una corda. La melodia a volte si increspa e smette di cullarmi della sua musica. Ecco quello che dovrei essere, strumento e musicista. Non sempre però l'attenzione resta vigile allo spartito. A volte mi lascio travolgere e perdo sintonia, stridente stonatura inattesa. Un attimo ed il cristallo si rompe, un soffio ed i frammenti cadono, l'uno dopo l'altro come pioggia, come lacrime.
Non posso far nulla. Il torrente rompe gli argini meticolosamente innalzati ed io resto a guardare, impotente, l'acqua che esonda.
Tic... tic... piccole crepe si allargano dentro di me, fino a spezzarsi in frammenti che pungono, tagliano, lacerano. Mi lascio travolgere da questa violenza inerme, spettatrice a guardare i cristalli che cadono.
Li lascio andar via... non li trattengo.
Non sono una roccia, ho anche bisogno di piangere. Non sono la forza della costanza, ho anche bisogno di lasciarmi andare al dolore.
Ho bisogno di chiedere aiuto, in questi momenti. Sento il bisogno sentire qualcuno c'è che mi possa rispondermi con un sorriso. Perchè io ascolto il rimprovero e la parola d'amore con la stessa attenzione e con la stessa accoglienza. Sono fragile come il cemento, sono solida come una piuma.
Il rombo che ho sentito incalzare si cheta, è durato l'istante di un soffio di vento. Intenso, scuro e profondo come il mare d'inverno sento le onde morbide lambire il mio cuore che poco alla volta si calma e riprende il suo battito.
Un nuovo bicchiere ho raccolto nelle mie mani, un nuovo cristallo di rocca si è aggiunto al mio vivere: nero profondo e bianco lucente si avvolgono ed io riprendo a mantenere il mio centro.

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