Fragolosi!
Questa volta la rubrica cinefila è dedicata a un “filmone”, una pellicola che non potevo perdermi – il giorno dell’uscita nelle sale sono andata con tutti i miei amichetti di corso a vederlo, non potevamo aspettare oltre – e sono contenta di poterla commentare con voi. Si parla di Tarantino e dell’attesissimo Django Unchained.
Titolo: Django Unchained
Anno: 2012
Paese: USA
Regia: Quentin Tarantino
Cast: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo Di Caprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington
Da dove cominciare. Mi rendo sempre più conto di quanto sia difficile parlare di un film quando questo ci è piaciuto tanto piuttosto che nei casi in cui siamo rimasti delusi. Davvero non so come partire in questa che, vi avverto, sarà l’ennesima recensione-elogio a un film di cui si è parlato tanto, vero e proprio evento cinematografico di inizio 2013.
Ma procediamo con ordine. Django Unchained è il sogno di Tarantino diventato realtà. Dopo anni passati a guardare spaghetti western e B movie, il regista di Pulp Fiction ha finalmente realizzato la sua versione del western. E che western. In un omaggio al Django del 1966 del regista Sergio Corbucci e a tutta la tradizione del western italiano, Tarantino mette in scena l’incredibile storia di Django, uno schiavo liberato da un cacciatore di taglie, il Dr Shultz, che intraprende insieme al nuovo compagno di avventure il suo piano di vendetta per liberare la moglie, schiava del ricco latifondista Calvin Candie. Sarà questa impresa a dargli il titolo di “pistola più veloce del Sud”.
Con questo film Tarantino torna alla Storia, dopo Bastardi Senza Gloria, in una visione come sempre molto personale della schiavitù in America nel periodo che precede la guerra di Secessione e Lincoln. Sia chiaro, Quentin non travisa né inganna, i fatti ci sono, ma la sua Storia non potrà mai essere quella precisa e rigorosa che trovate nei classici film a sfondo storico. Accusato ingiustamente di razzismo da un fin troppo polemico Spike Lee, il film tratta tematiche importanti senza anacronismi o giudizi di sorta, con una cifra stilistica difficile da confondere, sebbene questo sia forse la pellicola con meno Tarantino dentro. La storia è piuttosto lineare e il nostro qui si è decisamente limitato nell’introdurre flashback o diversioni dell’andamento narrativo, in un tentativo di dare al film un’impronta classica. Che poi è classica alla Tarantino ed è tutto dire.
E poi parliamo di loro. Jamie Foxx redivivo dà il volto a Django “la D è muta” e lo fa davvero bene, calandosi perfettamente nella parte e anche nei vestiti di Prince già che c’era. Ma l’interpretazione che più ammalia è quella di Christoph Waltz alias il Dr Shultz. Straordinario in ogni suo gesto, posa, parola (ce lo ricorderemo di sicuro mentre si liscia quei bei baffoni). La parte gli calza come un guanto o forse è Waltz la seconda pelle di un personaggio incredibile come Shultz, fuori come un balcone, che l’attore rende davvero memorabile e iconico – se ne sono accorti anche quelli del Golden Globe dato che gliene hanno assegnato uno. Anche Samuel L. Jackson non si fa pregare nella parte del capo della servitù Stephen, come di certo non delude Leo Di Caprio che – oh! – non so voi, ma a me pare che più passano gli anni più diventa bravo (e bravo lo è sempre stato). Un duo a dir poco esilarante e ottimamente riuscito, d’altronde si parla di pezzi grossi.
Con un cast del genere e un regista come Tarantino era impossibile che il film non fosse intriso di scene clamorose e momenti indimenticabili. Non voglio raccontarvele per non rovinarvi la sorpresa, ma il genio di Quentin sprizza davvero da ogni frame e a chi dice che è alcune parti sono un po’ troppo violente rispondo con una risata e un invito a rivedersi la filmografia del regista, e inoltre rilancio con due momenti: la scena del “sangue sul cotone”, quando Shultz uccide uno dei tra banditi di cui era sulle tracce mentre quest’ultimo scappa a cavallo, immagine dalla scomoda bellezza che mi ha letteralmente stregato, e la divertentissima parte del Ku Klux Klan e i loro cappucci bianchi, dove ho riso come una matta per quasi dieci minuti senza riuscire a smettere. Perché, nonostante le scene splatter e i momenti di tensione che ci ricordano le tragedie di un popolo schiavo, come sempre Tarantino non tralascia i momenti di humour tra il non sense e il naif senza però perdere arguzia e genialità. Il finale non è certo una sorpresa ma ciononostante la tensione è assicurata, grazie a un ritmo cadenzato in cui ogni passo, parola e sguardo pesano come i ticchettii di una bomba a orologeria. Per non farsi mancare nulla, negli ultimi minuti del film compare anche Quentin, con un cammeo che ci conferma quanto la sua bravura come regista non si accompagni a una buona recitazione, ma che di sicuro è riuscito a strapparci un sorriso.
Insomma, lo avrete capito, Django Unchained è una bomba. E va visto, è cosa certa. E pazienza se il brano firmato da Morricone e Elisa non sia poi un granché. #siamoonesti. Per il resto Tarantino è riuscito ancora una volta dove molti altri registi spesso falliscono: a non farci annoiare mai e farsi amare sempre di più.
Voto: 9 (semplicemente grandioso)
Questa sera niente popcorn: il riepilogo
Ecco il breve riassuntino dei fil visti negli ultimi tempi che ho debitamente schedato su Questa sera niente popcorn.
The Help. 8. Visto in seguito al GdL del Book Club. Bel film, con picchi di commozione al punto giusto. Paradossalmente mi ha emozionato più del libro, forse perché vedere quelle scene e non solo immaginarle ha un impatto diverso e molto più forte. in ogni caso una buonissima visione.
Julie&Julia. 7. Film curioso. A tratti poso esaltante, la storia è però buona e genuina. Piacevole visione casalinga.
Beyond the Sea. 7. E chi sapeva chi fosse Bobby Darin? Ora, grazie a Kevin Spacey lo so. E mi fa piacere averlo scoperto con questo film.
Una notte da leoni 2. 6. Classica commedia “rilassa neuroni”. Forse un po’ eccessivo in alcuni suoi punti, ma, lo ammetto, mi sono divertita.
Quasi amici. 8. Che vergogna, non lo avevo ancora visto, Per fortuna, dico davvero, che l’ho recuperato. Bello.
Cloud Atlas. 8. Non ho capito proprio tutte tutte le storie che si intersecano in questo scenografico film, e forse avrei tagliato qui e là per non renderlo così lungo, ma se dico che mi è piaciuto qualcuno ci rimane male? Beh pazienza, perché ho apprezzato tanto i mondi e gli universi contenuti in questa pellicola. Suggestivo.
Io Robot. 7. Visione iper-casalinga. Eravamo praticamente in pigiama e ancora sotto l’effetto della notte da poco trascorsa. Non è il mio genere, ma si fa guardare. E poi è Asimov, mica bruscolini.
Alla prossima gente. E buona visione!