Magazine Cinema
Durata: 100'
La trama (con parole mie): Fenton Meiks, un giovane in apparente stato confusionale, si reca alla sezione locale dell'FBI per confessare all'agente Wesley Doyle i delitti che prima suo padre e dunque suo fratello minore Adam avrebbero commesso a partire dall'estate del 1979 guidati dal volere di Dio, che avrebbe loro indicato attraverso visioni alcuni demoni mascherati da uomini e donne che i due hanno il compito di eliminare in vista dell'imminente Giorno del giudizio.Fenton, ormai adulto, rivela all'investigatore il perchè non si sia deciso fino a quel momento a rivelare i dettagli della raccapricciante serie di sparizioni che hanno investito il Texas nel corso degli anni, rievocando la propria infanzia e promettendo all'uomo di fronte a lui di portarlo nel luogo in cui sono seppellite le vittime che hanno mietuto i suoi.Ma un terribile segreto incombe sulle vittime stesse, su Fenton e sull'agente Doyle. Un segreto mortale. O divino, a seconda dei punti di vista.
A volte è curioso come si vengano a scoprire titoli validi ed interessanti come questo: un paio di mesi fa, in ospedale per l'ormai noto intervento alle tonsille, divorai in pochi giorni Serial killer: storia, sangue, leggenda - che fu a dire il vero abbastanza deludente -, che in realtà aveva i suoi momenti migliori proprio nelle sezioni atte ad indicare quelle che sono le opere più interessanti legate al mondo degli assassini seriali nella Letteratura, nella Musica e nel Cinema.
Avendo già dato rispetto a pietre miliari del genere quali Seven, Henry pioggia di sangue, Manhunter o Il silenzio degli innocenti, spinto anche dalla curiosità di Julez sono andato a recuperare questo Frailty, thriller dai risvolti quasi horrorifici - anche se profondamente reale nella sua rappresentazione - intriso del sudore e della terra del Texas fotografato anche da Lansdale o dalla magnifica Friday night lights, impregnato di lavoro manuale e fede in Dio: il risultato è stato una vera e propria rivelazione rispetto all'esordio dietro la macchina da presa di Bill Paxton, attore spesso sottovalutato - ma non per questo meno in gamba di molti suoi colleghi più noti al grande pubblico - che si è rivelato un regista attento e profondamente artigiano nell'accezione decisamente positiva nel termine alle prese con uno script assolutamente interessante che si pone - anche grazie all'utilizzo dello stesso protagonista - come una sorta di deviato fratellino del meraviglioso Killer Joe.
Per un appassionato in materia di serial killers come il sottoscritto, un film come questo risulterebbe interessante anche soltanto per il rapporto tra il padre - lo stesso Paxton - ed i due figli costretti ad assistere al suo inarrestabile delirio fino ad arrivare ad accettarlo come fosse loro: spesso e volentieri, nella storia degli assassini seriali, si sono infatti verificate situazioni attraverso le quali è stato relativamente semplice, per psicologi e criminologi, dare una spiegazione a proposito dell'origine delle nature violente degli stessi.
Abusi, situazioni limite, costrizioni e rapporti malati con i genitori o le persone che si sono occupate della crescita dei futuri responsabili di omicidi e violenze sono spesso una causa scatenante della loro stessa sete di vendetta verso il mondo: da Edmund Kemper a Charles Manson, non si contano i casi in cui gli squilibri dell'infanzia e della giovinezza hanno pesato come macigni sulla progressiva formazione della mente criminale e della sua conseguente e distruttiva esplosione.
Ad un elemento già interessante come questo viene aggiunta la componente religiosa, in grado di far riflettere sulla delicata questione degli estremismi analizzata anche in pellicole notevoli quali The woman e Red state, e sicuramente importante nell'analisi di alcuni aspetti deviati della società a stelle e strisce che tanto spesso si preoccupa di venderci - e vendersi - ritratti perfetti che possano celare buchi neri come questo.
Ottima la scelta di non mostrare mai esplicitamente le violenze ma giocare più che altro sulla pressione e la tensione dei momenti che precedono e seguono ogni omicidio rispetto alle reazioni dei piccoli Adam e Fenton, così come interessante la scelta di mostrare i "demoni" come colpevoli meritevoli di una punizione - una cosa in stile Dexter, per intenderci - ed assolutamente perfetto il crescendo finale, beffardo e terribile neanche ci trovassimo proprio in un film di Friedkin, che per il suo già citato Killer Joe, oltre che rispetto a Matthew McConaughey protagonista, pare aver attinto dal background di questa pellicola neanche l'avesse visionata il giorno prima di iniziare le riprese.
Certo, non mancano le sbavature soprattutto rispetto ad alcuni passaggi dello script e alla scelta di costruire la quasi totalità della vicenda sui rapporti tra padre e figli senza preoccuparsi troppo della logica delle catture e degli occultamenti dei cadaveri, eppure l'insieme funziona soprattutto per le riflessioni legate ai concetti di Famiglia e Fede, certamente non estranei a tutti noi occidentali, nati in Texas oppure no.
Un titolo tosto e sorprendente, una piccola gemma nascosta che, se vi capita, consiglio caldamente di recuperare: se poi siete attratti in qualche modo dal "lato oscuro della forza", potrebbe addirittura diventare un piccolo cult imperdibile.
MrFord
"You can run on for a long time
run on for a long time
run on for a long time
sooner or later God'll cut you down
sooner or later God'll cut you down."Johnny Cash - "God's gonna cut you down" -
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