In una rigida serata di dicembre, giunsi in carrozza in una grande città, dove allora risiedeva un mio intimo amico, uno di quei giovani di talento che coltivano la poesia e le belle lettere, e che si definiscono studenti di legge. La prima cosa che feci, dopo cena, fu fargli visita nell’ufficio dell’avvocato presso cui faceva apprendistato.
“Credo,”disse, sobriamente, “o, almeno crederei, se mi fosse possibile farlo, che dentro quel mucchio di bozze scarabocchiate vi sia il diavolo. Li hai letti e sai ciò che intendo – tutti i miei tentativi di mostrare il carattere del demonio, così come è rappresentato nelle tradizioni e nei verbali di stregoneria. Oh, ho orrore di ciò che il mio cervello ha creato e rabbrividisco a pensare a quei manoscritti in cui ho dato una sorta di esistenza materiale a quell’oscura idea! Potessi farli sparire dalla mia vista! Ricordi,” continuò Oberon, ” tutte quelle storie su come la creatura demoniaca si porta via la felicità di quei poveracci che,per una concessione tanto semplice da sembrare persino innocente, si sottopongono al suo potere? E’ stato così che ho perso la pace. Tutto per colpa di quei maledetti manoscritti. Non ne hai avvertito anche tu l’influsso malvagio?”
“Niente affatto,” risposi, “a meno che l’incantesimo di cui mi parli non sia in realtà il desiderio che ho provato, dopo aver letto i tuoi deliziosi racconti, di diventare io stesso un romanziere.”
“Romanziere!” Esclamò Oberon, quasi serio. “Allora davvero il mio diavolo ti ha messo gli artigli addosso! Sei perduto! E’ inutile che ti metti a pregare per la tua salvezza! Ma saremo le sole e ultime vittime. Questa notte ho intenzione di bruciare i manoscritti e rimandare il diavolo al suo castigo fra le fiamme.”
“Bruciare i tuoi racconti!”Ripetei, stupefatto da quell’idea disperata.
“Proprio così,” disse lo scrittore, scoraggiato. “Non puoi immaginare che effetto abbia avuto su di me la composizione di quei racconti. Sono divenuto smisuratamente ambizioso e incurante di farmi prima una solida reputazione. Ora sono circondato di ombre, che mi disorientano, scimmiottando la realtà della vita. Mi hanno allontanato dai sentieri consueti del mondo e condotto a questa strana solitudine – una solitudine in mezzo agli uomini, dove nessuno desidera fare ciò che faccio, nessuno pensa o sente come me. E tutto per colpa del mio voler essere scrittore e di quei racconti. Quando li avrò ridotti in cenere, forse tornerò a essere com’ero prima. Inoltre, è un sacrificio che mi costa meno di quanto si possa supporre, dato che nessuno li pubblicherà mai.”