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Frammenti Galluresi…

Creato il 27 agosto 2012 da Sognoinviaggio
Frammenti Galluresi…

Paesaggi galluresi

La voglia di saziarci di quella terra, anzi di quella parte dell’isola, baciata dal sole, vento e mare ci assaliva.
Eccoci pronti per una nuova avventura in terra ancora a noi ignota: la Gallura, ossia dall’ebraico galil, “paese d’altura”.Una regione prevalentemente montuosa che si trova nella Sardegna nord-orientale.
E’ una terra ricca di roccia granitica, che levigata dal vento e dal mare, si presenta in continua trasformazione dando vita ad un paesaggio cosmico e a tratti surreale.
Ora è il tempo di dare forma alle parole, lingue di viaggio in continuo movimento.
Il gruppo di partenza è sempre lo zoccolo “storico” (il sottoscritto, Shantaram, Pina), con qualche mancanza di rilievo (Ila), con new entries, come Roberta.
Ad attenderci lì: la simpatia e la golardia di Kurt e Valentina.
Il volo Napoli-Olbia procede bene, nonostante alla discesa dell’aereo, inizi la nostra già mini-avventura a causa di  un’improbabile pullmino Olbia-Palau. Al nostro arrivo Kurt, già in formissima e dalla lunga chioma, che sarà, per chi vi scrive, un piccolo “maestro”, oltre allo storico Shantaram. Rotta per casa e già alla prima impressione siamo piacevolmente meravigliati dal bellissimo panorama, mozzafiato per certi aspetti, teatro di molte cene trascorse in allegria ed amicizia.
Primo giorno di esplorazione del posto: pinete che rinfrescano spiagge adibite anche per cani e resort che spezzano il paesaggio.
Uno di questi resort, luogo di lavoro di Valentina, ci colpisce per l’eleganza del lounge-bar, stridente con il mare intorno.
Infatti la prima vera toccata in un mare pulito sarà a Capriccioli, dove ci immergeremo in un fondale eccezionale.
Il mare cristallino ruba rossi paesaggi terrestri al tramonto del sole lungo il tragitto verso casa: la Panoramica.
Decidiamo il giorno di Ferragosto di regalarci, putroppo senza Kurt e Vale, un nuovo paesaggio: S. Teresa di Gallura.
Chiacchierando con qualche oriundo scopriamo che la migliore spiaggia si trova lontano dal porto di S. Teresa, precisamente il luogo è: Capo Testa. Raggiungiamo con un pullmino ed un buon tragitto a piedi la nostra mèta e ci assale subito la bellezza del posto: mare cristallino con riflessi smeraldi. Ci immergiamo totalmente in questo stupendo scenario e mangiamo come vecchi “lupi di mari” al “rifresco” di un bar, ricavato in un anfratto naturale. Visita pomeridiana tra i vicoli della cittadina, illuminata dalla miriade di colori delle casette sparse, gustando un buon gelato con essenze di mirto, il liquore principe sardo. Il giorno seguente, dopo una prolungata trattativa con le numerose cooperative di Palau, ci imbarchiamo per un’itinerario in barca esclusivo. Partenza: ore 9,30 con susseguente sorpresa di equipaggio: i sei “nostri” incontrano i rimanenti “quattro” del tour e, con somma meraviglia, scopriamo i natali comuni. La barca taglia il mare ed il cielo come una lama affilata, regalandoci scorci e paesaggi incomparabili, in quanto a bellezza. Veduta delle stupende Bocche di Bonifacio e città omonima, estesa lungo la dorsale granitica e “città vecchia” e prima sosta alle “piscine” còrse, insenature naturali chiuse, di Lavezzi e Cavallo e la vista si perde nei colori che il mare ed il cielo ci regalano. Pranzo in barca a base di pesce, formaggio, salame, condito dal buon Vermentino, avventure marine, allegria e mirto locale del comandante.
Seconda sosta alle piscine naturali di Budelli, Razzoli e S. Maria dove il il colore blu smeraldo del cielo si confonde a quello del mare.
Veduta, senza sosta, alla cosiddetta “Spiaggia Rosa” dell’isoletta di Budelli, ora Riserva protetta. Rientro a casa verso le 18,00 con “dolce sorpresa” ad attendermi in salsa “rumena”. La sera ci addentriamo con il traghetto entro le vie turistiche della Maddalena, in cerca di souvenir e di un buon pasto locale, annaffiato dalla buona birra locale. Nuovo giorno, nuova corsa: un’avventura verso il lato più intimo e segreto della Gallura, sotto la sapiente guida di Valentina. In mattinata visita alla Roccia dell’Orso, dal ’93 Monumento Naturale della Regione Sardegna.
Un paesaggio irreale si affaccia alla nostra vista: una gigantesca formazione rocciosa che, nel corso dei millenni, ha assunto la sagoma di un orso. Dalla sommità della collina, dopo un percordo a piedi di dieci minuti, a 122 metri sul livello del mare, si può ammirare un panorama unico ed affascinante. Il pomeriggio, invece, ci regala un paesaggio misterioso ed “energetico”: la Tomba dei Giganti “Li Mizzani” sempre a Palau.
Le Tombe dei Giganti, presenti solo in Sardegna e pochi altri posti al mondo, erano antichi siti nurargici e pre-nurargici, addirittura millennari, che avevano la funzione di “allievare” il passaggio del defunto verso la nuova “vita”.
Sono costituiti da un lungo corpo funerario entro il quale venivano riposti i corpi dei defunti. Esse, a partire dalla stele centrale, la più alta, si espandono a semicerchio con altezze discendenti delimitando così una sorta di “piazza” davanti alla tomba, che ha il nome di Esedra.
Alla base dei menhir vi era quasi sempre un sedile che correva lungo tutta l’area sul quale gli officianti tenevano gli antichi rituali funerari.
La particolarità di queste siti è la lora posizione entro forze magnetiche così elevate, da creare sollievo e cura per coloro che soffrissero di dolori di qualsiasi tipo.
La Tomba “Li Mizzani” risale tra l’Età del Bronzo Medio e quella del Bronzo Recente (1500-1200 a.C.) ed è da annoverarsi tra quelle “piccole”, essendo larga solo due metri e mezzo, ma la sua ridotta dimensione ha contribuito a farla rimanere ancora relativamente intatta.
Il portello d’ingresso, che in tutte le Tombe dei Giganti ha sempre una smussatura del contorno dell’apertura verso l’esterno, a fini decorativi, in questo unico caso la si ha verso l’interno.Ma ciò che merita davvero la nostra attenzione è il fatto di essere stata costruita sopra un intenso flusso energetico, motivo per cui qui si svolgeva la cosiddetta “incubazione”.
Questa sorta di “rituale” altro non era che una sosta all’interno della tomba per ben 5 giorni con l’obiettivo di guarire da malattie fisiche e psichiche. Esistono antichi documenti di Aristotele, Tertulliano e Solino che ne descrivono l’utilizzo, come fosse un’autentica “macchina” per la guarigione, una preistorica camera iperbarica.
E nonostante la scienza del XX secolo, alcune persone la utilizzano ancora oggi. Nonostante sia un luogo isolato e prettamente desertico, con i suoi caratteristici massi di granito intervallati da vegetazione abbastanza rada, è più trafficato di quanto possa sembrare. Diversi sono i visitatori che si distendono sulla pietra sotto la stele centrale. Ciò perché, come spiegato in precedenza, questa tomba attirerebbe le energie della terra facendole confluire fino alla stele centrale che fungerebbe da antenna canalizzatrice concentrandole proprio in prossimità della piccola porta.
Insomma chiunque si sieda sul “sedile” in prossimità del monolite principale e al centro dell’esedra semicircolare, riceverà benessere psico-fisico assicurato per mente e corpo. L’energia non viene “rubata”, tutto è costruito in armonia e in equilibrio con la natura. Essa viene catturata e potenziata. Con un flusso così potente nell’uomo morto l’anima avrebbe lasciato il corpo. Se si era preda di mali del fisico o anche della mente, ci si recava nella tomba e vi si rimaneva sdraiati per ben cinque giorni e cinque notti in una sorta di letargo guaritore, cosicché ci si svegliasse risorti a nuova vita. Infatti la nostra meraviglia assurge a “rispetto religioso” quando notiamo una signora dai tratti spagnoli, che “assorbe” energia dalla stele. La stessa signora, scoperta, poi, di origini torinesi, non solo ci rivelerà gli effetti terapeutici che, lei stessa, da “agnostica”, non avrebbe mai creduto, ma ci indica un’altro posto “energetico” dove andare: le grotte di S. Giorgio. Ci inoltriamo, con l’aiuto di un simpatico romano, alla ricerca delle pietre magiche. Il luogo è già surreale per le numerose querce che squarciano paesaggi inesplorati e selvaggi. Arriviamo al primo punto: un piccolo gruppetto di veegani e di esperti di discipline orientali assorbono l’energia vitale del posto attraverso la più antica delle tecniche: l’ascetismo, imitata dal nostro poetico Kurt. Dopo una chiacchierata con un simpatico veegano, scopriamo che posti del genere si trovano solo in Messico. Intanto un lento formicolìo attraversa il nostro braccio: sarà la forza magnetica emenata dalle rocce?
Intanto sostiamo lungo “la Rocca della Sella”, una roccia che ha addirittura proprietà benefiche per chi non può concepire figli e, in generale, per l’apparato urogenitale. Finisce putroppo questo contatto intimo ed olistico con la Natura perchè ci aspetta un tuffo nelle tipicità galluresi presso un’agriturismo, situato in uno “stazzo”.
Dopo aver aspettato per più di un’ora, io ed il mio compagno di mille avventure ci addentriamo nelle bellezze del posto.
Un simpatico cameriere, visto i nostri sguardi affamati, decide di deliziarci con un buon salame “incenerito”, accompagnato da un buon rosso locale. Sarebbe lungo elencare le numerose pietanze serviteci con gentilezza ed eleganza, ma di certo non posso non menzionare il raviolo di ricotta in salsa agro-dolce, con zucchero e limone, pomo di discordia sulla varietà e qualità delle nostre prelibatezze campane; il porceddu e lo sformatino di ricotta al miele ed al mirto.
Deliziati ed un po’ provati da cotanta abbundanza e bontà, ritorniamo a casa in condizioni “smart”, in sei in Seicento.
Putroppo siamo all’epilogo della nostra avventura gallurese: non ci rimane che esplorare l’isola di Caprera.
Arriviamo alla Maddalena in macchina e attraverso un ponte giungiamo a Caprera. Canyon selvaggi ci fanno dimenticare di essere in Sardegna, e sogniamo il rosso delle rocce americane. Giungiamo alla  famosa “Spiaggia del Relitto”, con buona pace delle imprecazioni di Kurt, a causa delle strade sterrate. Giunti lì, vediamo con gran stupore, prima, un nostro compaesano e, poi, ammiriamo il panorama selvaggio, ad eccezione del relitto, che non ci è sembrato all’altezza del paesaggio.
Di ritorno verso casa, scegliamo di tornare verso la strada panoramica e, con il sottofondo radiofonico della vera storia di Frank Abagnale, immortalato nel film “Prova a prendermi”, sembriamo ladri di paesaggi da assaporare in direzione di una selvaggia e ostinata libertà.
Dopo un piccolo imprevisto per la partenza in pullman per gli altri compagni di viaggio, ci si muove in direzione Olbia con il trio “maestro”: io, Kurt e Shantaram, con un bagaglio intenso di emozioni, amicizia e senso di libertà.
Dopo una breve sosta per assaporare gli ultimi profumi e sapori galluresi, ci dirigiamo verso l’aeroporto.
Un arrivederci ci divide al Gate, in attesa solo che i pensieri e le parole possano descrivere le intense emozioni vissute insieme…

Frammenti Galluresi…


Pask


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