Nonostante l'alcool introdotto a stomaco vuoto e, forse, proprio un po' per quello, mi sono fermato a pensare. La sola idea che qualcuno, anche solo in maniera simbolica e per un lasso di tempo limitato, si incateni a qualcosa per protesta mi lasciava a metà tra il basito e lo sconcertato. Ho provato a mettermi nei panni colorati di questa gente. Immigrati, a volte regolari e altre volte clandestini, costretti a lavorare senza un futuro nelle fabbriche e nelle officine di mezza Lombardia. Senza diritto alla salute, alla cittadinanza, alla rappresentanza. Senza diritti o quasi, ma con l'unico dovere di tacere sulla verità della loro condizione, pena la denuncia e, parola cara a Maroni & Co "il reimpatrio". Ho pensato a quanto triste, indipendentemente dal credo politico, dovrebbe apparire agli occhi di tutti una nazione che palesemente ignora ogni forma di uguaglianza davanti alle leggi e non tutela il suo popolo, inteso come la moltitudine di persone che, entro i suoi confini, mangia e dorme, lavora, piange o ride, cammina per le strade o sale sui suoi tram.Mi sono indignato, per un istante.Ma poi mi è venuta fame, ho fatto una foto, mi son rimesso gli occhiali da sole e son tornato verso casa.
PS. Qui sotto posto il trafiletto che Repubblica ha dedicato a questo piccolo evento.Ieri pomeriggio un gruppo di immigrati si è incatenato davanti alla sede milanese della Lega Nord sita in piazza XXIV Maggio e presto la protesta si è trasformata in uno sciopero della fame. Gli immigrati “chiedono al Governo che venga rispettata la decisione del Consiglio di Stato che assicura il rilascio di un permesso di soggiorno a tutti gli immigrati che hanno ricevuto la doppia espulsione e che avevano richiesto il soggiorno con sanatoria”. L’associazione Immigrati autorganizzati pretende, inoltre, che “venga dato inizio alle trattative con la prefettura e con le magistrature per le truffe che si sono avute durante la sanatoria”