Com’è consuetudine annuale il presidente francese François Hollande ha ricevuto, che è poche ore, il noto Libro Bianco della Difesa , che riguarda gli orientamenti di progettazione e di metodo e di spesa militare e del Paese e dei territori d’oltremare.
E diciamo subito che, indipendentemente dalle classiche riduzioni prevedibili per la politica di contenimento del bilancio statale e di austerità conseguente, come per esempio quanto è stato deciso per le Forze aeree, e non certo semmai per il nucleare e neanche per la marina militare , l’Africa è considerata nel “libro” zona prioritaria.
E per Africa s’intendono in particolare, per il discorso “profitti”, sopratutto Paesi come la Costa d’Avorio, la Libia e il Mali.
E se ne intuiscono motivazioni e progetti di parte francese.
Per la Costa d’Avorio e la sua ripresa economica sappiamo tutti , in quanto è ben documentato, quante imprese francesi ormai sono arrivate laggiù e gestiscono la maggior parte delle attività.
E, naturalmente, si tratta di quelle che sono, ovviamente, le più redditizie.
E anche di come la rabbia degli ivoriani è reale, e cresce, giorno dopo giorno, sempre di più.
C’è, infatti, fame per tantissimi e mancanza di lavoro, dopo anni di sofferenze patite per una guerra intestina,sobillata da altri, che ha lasciato parecchie cicatrici, molte delle quali niente affatto rimarginabili.
Per la Libia sappiamo dell’apporto fondamentale della Francia per la cacciata della dinastia Gheddafi e dell’essersi esposta per prima quando molti altri Paesi,in Europa e nel mondo (Usa inclusi) compreso il nostro, manifestavano dubbi e incertezze.
Il Mali poi è importantissimo per il tesoro che racchiude nel suo sottosuolo ( specie area nord, quella difesa dai Tuareg) e al quale i francesi non intendono affatto rinunciare, facendosi campioni della lotta al terrorismo islamico, che pure, occorre dirlo, picchia forte in Africa e non risparmia colpi mancini e a sorpresa.
Ci sono poi da attenzionare con risorse ingenti anche le zone del Corno d’Africa (Gibuti), quelle del Golfo di Guinea (pirateria marittima presente dall’uno all’altro oceano) e tenere in piedi tutti gli onerosi accordi di partenariato per la difesa come quelli con il Centrafrica, oggi anch’esso in fiamme, il Camerun, il Togo, il Gabon, il Senegal e le Comore.
E, naturalmente, intrattenere ottime relazioni diplomatiche, proprio allo scopo di favorire la penetrazione militare ai propri soldati nel continente, con Nigeria e Sudafrica, colossi per peso politico e decisionale all’interno dell’Unione Africana.
Resta tuttavia, considerando l’entità piuttosto pesante dell’esborso , che il contribuente francese continua e continuerà a pagare.
Ma a chi i profitti profittevoli della Françafrique ?
Non certo agli africani, gente comune .
E, purtroppo per loro, in un certo senso sudditi.
Magari le briciole del malloppo a qualche “delfino” di colore disponibile e ossequiente… sì.
Potranno andare.
E’ possibile. Ed è anche certo, se si considera cos’è accaduto , anni addietro, con l’uno o l’altro dittatore africano.
Immobili di pregio, castelli e conti in banca.
L’importante, ufficialmente per i francesi, pare che sia l’ essere “presente”in Africa.
Costi quel che costi.
Questa è la“grandezza” di sempre e la Francia non smentisce mai se stessa.
Persino ai nostri giorni.
Persino in tempi di“magra”.
E non si preoccupa per niente se il cittadino francese continuerà, ancora a lungo, a stringere la cinghia.
Certo c'è diritto di critica per l’uomo della strada, sui “media”(Le Monde) e anche per le “opposizioni” in parlamento .
Ma tutto continua a scorrere come previsto.
E niente cambia ai piani alti della politica.
Ed è proprio così che stanno le cose.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)