Potrebbe essere uno dei tanti film indie che esplodono nella rete. E lo è.
Potrebbe essere un lungo episodio di Girls. E in parte lo ricorda, con quell'ambientazione newyorchese e la protagonista parecchio indecisa ma molto meno egoista di Hannah e la sua sua migliore amica precisina come Marnie ma molto meno faiga e la presenza dell'idolo Adam Drive.
Potrebbe essere la vita di molti quasi trentenni ancora ventenni. E, personalmente parlando, lo è, con quella frustrazione positiva ma neanche troppo nel vedere gli altri soddisfatti e quella sensazione di non saper come emergere in quel che si ama.
Potrebbe essere l'ultima sorpresa di quest'anno. Ma non ne sono così sicura visto che il recupero in extremis di altri titoli deve ancora essere ultimato.
In ogni caso, Frances Ha, è un film generazionale come pochi, che in poco tempo (solo 86 minuti di durata) e con poche semplici mosse, cattura il suo pubblico, soprattutto quello giovane, facendogli adorare la protagonista (Greta Gerwig, splendida e naturale, e anche sceneggiatrice) e la sua vita.
La vita di Frances può benissimo essere descritta dai luoghi in cui mano a mano trasloca. E infatti è così che Noah Baumbach (Wes Anderson School) ce la presenta.
Partendo da Brooklyn, con la vita perfetta assieme alla migliore amica Sophie, con cui vive "una storia lesbo senza più sesso", ovvero una simbiosi unica, passando per Chinatown quando le cose e soprattutto i problemi di soldi complicano le cose, finendo così con due ragazzi molto artisti ma anche molto ricchi che le fanno da balia.
Con la compagnia di ballo di cui vorrebbe far parte che la scarica e i problemi a pagare l'affitto che insorgono, si fa inevitabile il ritorno a casa a Sacramento, anche se solo per le vacanze di Natale, in un clima di perfetta armonia e il seguente, doveroso rientro in città, ospite di una collega ballerina e dei suoi amici snob.
L'ultima tappa sarà addirittura una casella postale di Poughkeepsie, tornando nella colonia estiva frequentata da giovane alla ricerca di denaro utile a sopravvivere, umiliandosi però visto che i suoi coetanei sono ospiti chic degli eventi, e non camerieri come lei.
Ma Frances ha una marcia in più, e non solo nel balletto e nel relazionarsi con gli altri in modo talmente naif da essere quasi imbarazzane (vedasi l'occasione presa al volo di andare a Parigi). E seppure la sua vita sia costellata di continue cadute (vedasi sempre quel viaggio a Parigi, che si rivela essere una continua mancanza di sincronizzazione con gli eventi), lei non si lascia abbattere, rientrando pian piano nei binari, ritrovando la sua amica di un tempo persa in una relazione non approvata, e cogliendo le opportunità giuste, per una volta.
Nel suo lieto fine, con l'approdo nel tanto desiderato quartiere di Washington Heights (e la spiegazione fantastica del titolo), c'è quindi tutta quella speranza di cui ogni giovane d'oggi ha bisogno, con la consapevolezza che se Frances c'è l'ha fatta, nonostante tutto e tutti, ognuno ce la può fare.
Ecco quindi che il film di Baumbach, girato in un bianco e nero ancora più indie della trama stessa, con una protagonista magnifica e che vede pezzi cult nella colonna sonora (Modern Love di Bowie su tutti), è molto più di un ennesimo film dal sapore indie, è molto più di un episodio allungato di Girls, è molto più della vita di una quasi trentenne ancora ventenne. E' un piccolo gioiellino da gustare e amare fino in fondo, come una delle vere sorprese non solo di fine anno ma degli ultimi anni!
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