di Noah Baumbach
con Greta Gerwig, Adam Driver
Usa, 2012
genere, commedia
durata, 86'
Se non fosse cinema potrebbe essere la striscia di un fumetto. Gli
indizzi ci sono tutti, a cominciare dal bianco e nero stilizzato e demodè della
fotografia, alla costruzione narrativa che procede secondo i capitoli
di un libro immaginario, con indirizzo e numero civico che aggiornano lo
spettatore sulle dislocazioni metropolitane della protagonista, alla
dimensione, colloquiale e solipsistica che rasenta lo straniamento del
consumatore di comics. "Frances Ha" è, nei fatti, un immersione
totale nelle idiosincrasie e nella stravaganze di un personaggio, la
coreografa e aspirante ballerina Frances Ha, impegnato a trovare il
proprio posto nel mondo, fronteggiando una serie di vicissitudini di
ordine pratico e morale, che iniziano con la ricerca di un alloggio
adeguato alle scarse possibilità finanziarie, e continuano nel
tormentato rapporto con l'amica del cuore, da cui si sente tradita dopo
la decisione di lei di andare a vivere con il proprio fidanzato. Ma il
film è anche l'atto d'amore nei confronti di una città, New York,
privilegiata nella visibilità di sequenze effettuate preferibilmente in
campo lungo, e del suo stile di vita, rappresentato dalle usanze di una
borghesia intellettuale e radical chic che utilizza il verbo, e le sue derivazioni, come feticcio per esorcizzare il male di vivere.
Diretto da Noah Baumbach, sceneggiatore della storia insieme a Greta
Gerwig protagonista del film in veste di attrice principale, "Frances
Ha" ripropone in larga parte le caratteristiche di un cinema che si
affida alla brillantezza dei dialoghi e alle psicologia delle sue
caratterizzazioni, per analizzare tematiche riferite alla complessità di
rapporti che, quasi sempre, entrano in conflitto con la crescita
personale del protagonista. Da questo punto di vista la contaggiosa
empatia della ragazza, pronta a lanciarsi in improvvisati balletti, e in
continua peregrinazione per i quartieri della città, rappresenta uno
scarto rispetto al resto della filmografia del regista. Fraces infatti, a
differenza di altre figure disfunzionali create da Baumbach, agisce
senza nessun filtro, trasformando le proprie nevrosi nel manifesto di
una liberazione che le permette di far collimare aspirazioni e necessità
di ordine pratico. Ma il film è anche l'omaggio a Greta Gerwig, e a un
personaggio che, nell'affermazione di alterità rispetto a una vita
sentimentale conforme alla norma ("infidanzabile" come Frances si
definisce più volte), e nel velato femminismo lasciato intravedere dalla
lealtà all'amica di sempre, si propone come la Annie Hall del nuovo
millennio.(icinemaniaci.blogspot.com)





