Dopo l’anticipazione di poche settimane fa a Expo 2015, nel corso di un convegno su agricoltura sociale e microcredito, sono stati presentati oggi, in anteprima nazionale, i cortometraggi “Nuove Terre” firmati dalla regista Francesca Comencini coadiuvata da Fabio Pellarin. All’incontro, che si è tenuto a Roma a Palazzo dell’Informazione, hanno partecipato inoltre Alessandra Pesce del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF), Francesco Castaldo e Giovanni Madonna della Madcast, casa di produzione cinematografica, Saverio Senni, Presidente di Idea 2020, spin-off dell’Università degli Studi della Tuscia che ha fornito una consulenza scientifica per la realizzazione dei cortometraggi.
Progettato e realizzato da Madcast s.r.l., “Nuove Terre” è un progetto finanziato dal (MIPAAF): cinque cortometraggi, firmati dalla regista Francesca Comencini, che hanno come filo conduttore l’agricoltura sociale; storie diverse tra loro, ambientate in luoghi diversi, ma tutte accomunate da esperienze in cuil’attività agricola è il mezzo per promuovere azioni co-terapeutiche, di riabilitazione e di coinvolgimento attivo di persone svantaggiate, a rischio di esclusione sociale.
“Ringrazio gli autori del progetto “Nuove Terre” – commenta Andrea Olivero Vice Ministro del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – per la capacità di rappresentare l’agricoltura con occhi nuovi “questo approccio lontano dagli stereotipi ha saputo dare voce e poesia alle tante persone che si sono avvicinate all’agricoltura sociale, ha saputo cogliere le sfumature dei percorsi di ciascuno, allo stesso tempo è evidente che quelle storie sono accomunate dalla stessa idealità che oggi rappresenta la nuova frontiera del mondo agricolo: fare dell’inclusione e della sostenibilità ambientale una sorta di ritorno al futuro”.
Afferma Francesca Comencini: “Ho cercato, in questo progetto sull’agricoltura sostenibile, di mettere a fuoco le persone, le loro storie, le loro facce, le loro mani. Sono nuovi agricoltori che, attraverso esperienze diverse, sono approdati, per scelta o necessità, in modo tardivo o inatteso, al lavoro antico e faticoso dell’agricoltura. I loro gesti ripetuti, i loro fiati, la loro inesperienza che diventa meraviglia, hanno catturato il mio sguardo. Osservare le vite degli altri è la cosa che più amo fare e che più mi fa sentire viva, a mia volta. È stato dunque un circolo vitale questo lavoro documentario. Molto intenso”.