Il cuore inesperto sembrerebbe il titolo di un feuilleton ottocentesco, e in un certo senso lo è. Non che sia un romanzo scontato, dalla storia attesa o banale, troppo romantica o sdolcinata. Niente di tutto questo: anche se quello che accade alla protagonista, una ragazza di nome Anita, potrebbe sembrare frutto dei turbamenti dovuti all’età, la storia che si sviluppa nel libro non è affatto scontata, ma soprattutto è raccontata con gli occhi di chi la vive per la prima volta.
È facile ritrovarsi diciottenni, in questo libro che scorre veloce sotto gli occhi come un fiume in piena. E, si badi bene, la scrittrice sa utilizzare alla perfezione l’artificio della scrittura da più punti di vista: vuoi da narratrice onnisciente, vuoi da protagonista, vuoi da coprotagonista, tutti i personaggi fondamentali, in un modo o nell’altro, prendono la parola ed esprimono il proprio punto di vista. E tutti sembrano, indipendentemente dall’età, avere il cuore inesperto.
Ma verso la fine del libro la narrazione si restringe a una sola persona, Anita appunto, che rende questo libro un romanzo di formazione.
Foto: Alessandra Pescetta
Se negli anni Cinquanta Giana Anguissola parlava con piglio che oserei definire veterofemminista alle ragazze, pur rimanendo entro i confini di ciò che si poteva dire – ma talvolta sfidando anche i valori sociali dell’epoca, le ipocrisie – ho ritrovato nella scrittura di Francesca una nuova Anguissola. C’è una Milano piccola, circoscritta a poche strade e fatta di persone, potremmo perfino dire umana, tra queste pagine; c’è la scoperta dei sentimenti nuovi, sentimenti che la protagonista sperimenta fuori dalle mura domestiche e dunque fuori dal proprio quartiere di provenienza. C’è anche un po’ di Giappone, nella figura della madre, traduttrice dal giapponese spesso in trasferta in estremo oriente (e non è un caso: il precedente libro di Scotti è ambientato proprio in Giappone, la scrittrice vive lì per qualche mese all’anno). Ci sono i problemi di una ragazza costretta a confrontarsi con la separazione dei genitori, con disturbi alimentari suoi e della mamma, sempre accennati ma che non sfociano mai nel melodramma o nella patologia urlata. E poi c’è il talento musicale, qualcosa di non comune che rende la protagonista unica.
Anita non è mai vittima delle proprie scelte. È consapevole, adulta, si legge tra le righe una certa ingenuità che però non rasenta mai il vittimismo. È decisa e sa ciò che vuole, nonostante sia simile a una barca alla deriva, abbandonata com’è da genitori ciechi e sordi nei sentimenti. E lei stessa fatica a comunicare i propri sentimenti, così come chi la circonda.
Le lunghe assenze della madre, che la controlla con il telefono a orari ben precisi, la separazione dal padre, l’incomunicabilità con lui che nel frattempo si costruisce una nuova vita; la relazione con un uomo più grande, un maestro da cui lentamente si separerà, il talento musicale di cui è ben conscia; una relazione, platonica e genuina, con un coetaneo. È un libro autobiografico? Quanto è autobiografico? Poco importa, non ci interessa: perché questo modo di scrivere, l’entrare nel mondo di Anita ci fa sembrare che avremmo potuto vivere esattamente le stesse vicende.
La protagonista parla una lingua universale, permette a chiunque, anche a chi probabilmente sa che nel mondo reale non reagirebbe nello stesso modo, di vivere la propria crescita interiore assieme alla protagonista.
Leggere questo libro da adulti significa ripercorrere un viaggio, riscoprire se stessi nell’altro, che sia l’altro protagonista del romanzo o l’altro che vive nei nostri ricordi. Ed è una riscoperta continua di un’età fragile e per nulla indifesa, oltre i cliché, di certo senza sovrastrutture.
La copertina, il titolo, una scrittura fluida e convincente ne fanno un libro da leggere e rileggere, da assorbire, i cui personaggi rimangono impressi come compagni di viaggio nella propria memoria, anche ben oltre la fine della lettura.
Foto: Feresh Bottega Immagini
Francesca Scotti, Il cuore inesperto
Elliot Edizioni, 2015
€ 17,50