Il racconto mi è piaciuto molto, e nonostante questo, nonostante il fatto che Francesco abbia pubblicato la bellezza di 14 libri, di suo non avevo mai provato a leggere altro.
Mad for Madonna è ovviamente una biografia della pop star, e in quanto tale interessa solo ai suoi numerosissimi fan, fra i quali io non ci sono. Il libro è nato in modo un po’ particolare, con Francesco che, parlando con alcune persone dell’ufficio di Castelvecchi, editore che aveva pubblicato i suoi due volumi di Nemesis, L’Ordine dell’Apocalisse e La chiave di Salomone, aveva manifestato la sua perplessità nel veder pubblicato un libro dedicato a Lady Gaga senza che prima ne fosse stato pubblicato uno su Madonna. Da una semplice battuta è nato un progetto che si è concretizzato qualche tempo dopo in Mad for Madonna.
Evelyn Starr: Il Diario delle Due Lune e La regina dei Senzastelle, scritti in collaborazione con Luca Azzolini, e la trilogia di Estasia, Danny Martine e la corona incantata, Il sigillo del Triadema e Nemesi, sono per bambini. Magari prima o poi li proverò, anche solo per capire se metterli in mano alle mie bimbe, ma non ora. Alessia non ha ancora sei anni e mezzo, e visto che sono indicati per lettori dagli otto anni in su c’è ancora tempo.
Quello che mi incuriosisce di più è Gothica. L’angelo della morte per la sua appartenenza alla collana di ecomafia di Edizioni Ambiente. Avevo dato uno sguardo alla collana anni fa, quando stava per pubblicare I dannati di Malva di Licia Troisi, e questo è quanto avevo scritto all’epoca:
Quella dedicata all’ecomafia infatti è una collana che tratta dell’ambiente in cui viviamo e di tutti gli illeciti che vi vengono praticati, come smaltimento illegale dei rifiuti o l’abusivismo edilizio, ma anche combattimenti illegali di animali o furti archeologici. È una collana, insomma, che vuole sensibilizzare i lettori sulle grandi questioni ambientali attraverso un linguaggio accessibile al grande pubblico.
Largo spazio quindi alla narrativa, anche con autori importanti come Giancarlo De Cataldo, Pietro Colaprico, Eraldo Baldini, Simona Vinci e quel Sandrone Dazieri che è stato tanto importante perché Licia riuscisse a pubblicare le sue Cronache del Mondo Emerso.
Era il 2008, in seguito la collana si è arricchita di molti altri titoli, compreso questo di Francesco uscito nel 2010. Prima aveva pubblicato per altri editori i due volumi di Prodigium, I Figli degli Elementi e L’Acropoli delle Ombre, e Underdust. L’aurora delle streghe, dopo sono arrivati i due Muses. Tanti libri, che io ho regolarmente ignorato perché le cose che vorrei leggere sono troppe e il tempo è sempre troppo poco – e purtroppo sto tagliando pesantemente sulle mie letture al di là della narrativa fantastica – e perché sono un po’ diffidente nei confronti degli italiani. Ne ho letti diversi e raramente sono stata davvero soddisfatta. Ho il sospetto che molti editori abbiano cercato di agganciarsi a un filone alla moda, come ora va di moda l’erotico e infatti siamo stati sommersi da questi libri, e abbiano fatto poca selezione a livello di qualità. Bravissima Silvana De Mari, lei è davvero un’autrice di livello mondiale, ma con gli altri ho notevoli perplessità. Licia Troisi per anni ha venduto tantissimo, ora è un po’ in calo ma comunque vende bene, e il suo unico libro che ho letto era mediocre. Non un capolavoro, come dicono i suoi fan, non quella schifezza che dicono i suoi detrattori. Non ho letto Barbara Baraldi, prima o poi rimedierò, anche se l’urban fantasy per adolescenti non è esattamente nelle mie corde. Degli altri non parlo, non qui almeno, alcuni non li ho letti, altri non mi hanno trasmesso nulla.L’urban fantasy per adolescenti non è nelle mie corte? E allora perché ho letto Muses? La risposta ovvia è perché dovevo condurre una presentazione, e io reputo poco professionale presentare un autore del quale non si è letto nulla. Ma forse qualche parola in più vale la pena spenderla.
Mi piacciono i mondi incantati, quelli ai quali abbiamo dedicato il quinto numero di Effemme. Sì, la pubblicità ve la beccate, chi sa di cosa sto parlando può tranquillamente ignorare il link, ma magari qualcuno che ancora non mi ha letta fino alla nausea e che non conosce la nostra rivista c’è.
Mi piace viaggiare in altri mondi e vivere al loro interno fantastiche avventure. Contrariamente a quel che dice quel saputello di mio fratello, nel fantasy non può avvenire di tutto. Io trovo quei mondi realistici proprio perché sono diversi da quello in cui viviamo ma hanno delle loro regole e una loro coerenza interna. Se nei romanzi di Robert Jordan vedessimo comparire all’improvviso un drago avremmo tutto il diritto d’indignarci, a meno che non ci venisse spiegato che si tratta di creature provenienti da terre lontane, magari dall’impero Seanchan, e non ci venissero fornite adeguate giustificazioni per la loro presenza. Allo stesso modo se nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco vedessimo Melisandre iniziare a lanciare palle di fuoco malefico neanche fosse Moiraine, dovremmo scappare dai libri a gambe levate. Le regole ci sono e vanno rispettate, anche se sono regole autoimposte, altrimenti la credibilità se ne va a quel paese e il libro potrebbe volare fuori dalla finestra. Tranquilli, abito al primo piano quindi i danni che posso fare sono limitati. Senza considerare che so bene a cosa serve il cesto della carta straccia.
Questa divagazione serve solo a dire che credo nei mondi incantati quando sono in sé compiuti e coerenti. Ma nella nostra realtà non ci sono vampiri, con buona pace di tutti quelli che scrivono libri al riguardo. Perciò non posso credere a questi libri. Mi sta bene un po’ di magia e spiritualità pagana nelle Nebbie di Avalon, ambientate in un tempo mitico di parecchi secoli fa, ma quando la stessa Marion Zimmer Bradley attacca a parlarmi di fenomeni paranormali nelle storie di Verity Jourdemyne quello che riesce a fare è annoiarmi a morte. E se Charlaine Harris ha inventato la cittadina di Bon Temps per la sua Sookie Stackhouse, dandomi almeno un minimo di distacco, la Louisiana è reale, e la mia incredulità cresce a dismisura.Aggiungiamo la fascia d’età: gli adolescenti. In molti sembrano ritenere che alle adolescenti interessino solo storie d’amore, ma per me questo non era vero neppure a quell’età. Da adolescente ho scoperto Isaac Asimov, e il lato sentimentale non è esattamente quello predominante nelle sue opere. E poi io sono convinta che un libro per essere bello deve poter essere apprezzato anche da adulti. Magari con distacco, con la consapevolezza che da bambini o ragazzi lo si legge in tutt’altro modo, ma non lo si deve ritenere un’idiozia, e invece a volte mi sembra che gli autori di libri per ragazzi guardino i loro lettori dall’alto in basso, convinti che tanto, essendo giovani, si bevano di tutto.
Nonostante Halo mi sono accostata a Falconi con diffidenza, anche se avevo avuto modo di conoscerlo di persona ai DelosDays del 2011 e ne avevo un buon ricordo.
Francesco è un professionista serio. Sa scrivere, e sa impostare una storia e portarla avanti. Se dovessi fare un confronto con la Troisi direi che lui è più bravo anche se meno famoso. Quest’ultimo punto però potrebbe cambiare visto che Muses è stato opzionato dal cinema. È ancora presto per dire se il film si farà davvero oppure no, se dovessero farlo ovviamente la fama dello scrittore crescerebbe a dismisura. La trama in effetti ha uno sviluppo adatto a un film ma gli effetti speciali devono essere all’altezza, e questa è una cosa che costa.
Non posso dire di aver amato Muses o La decima musa, ma non è nemmeno stato tempo buttato via. I personaggi erano solidi e ben caratterizzati. È un cliché avere come protagonista una ragazzina difficile che poi si scopre avere poteri particolari? Sì, ma è anche un cliché avere come protagonista un ingenuo pastore che, si scopre, è destinato a salvare il mondo, ma questo nella Ruota del Tempo non mi ha mai infastidita. Tutto dipende da come vengono usati i cliché. Dipende dall’idea che sta dietro, da come viene presentata la storia, dall’uso delle parole che fa l’autore. Per delle ragazze sono buoni libri, capisco come Francesco possa avere delle lettrici che aspettano con impazienza le sue storie, anche se io avevo capito all’istante chi compie l’ultimo gesto del primo libro. Però il fatto che non fossi coinvolta più di tanto a livello emotivo, che fossi semplicemente curiosa, mi dava quel distacco che mi portava alla mente altri libri.
I libri parlano fra loro? Volevo chiederlo a Francesco in fase di presentazione, ma il discorso ha preso una piega un po’ diversa. Per me sì, ne sono convinta da parecchio tempo, prima ancora di vedere Adso da Melk girovagare nella biblioteca del Nome della rosa di Umberto Eco. Eco si diverte a giocare con il lettore, cita Ludwig Wittgenstein quando i suoi personaggi non potevano conoscerlo e costruisce una ragnatela di rimandi e citazioni impressionante, ma anche la nostra mente contribuisce a ostruire ragnatele di rimandi alle quali l’autore non aveva nemmeno pensato. Per esempio con Muses il primo libro che mi è venuto in mente è Armageddon Rag di George R.R. Martin e so per certo che Falconi non lo ha letto perché ne abbiamo parlato. Il romanzo di Martin ha alcune parti molto visionarie, e dedica ampio spazio alla forza della musica. Se la protagonista di Muses è la Musa della musica per forza di cose anche qui la musica è vista come qualcosa in grado d’influenzare profondamente la realtà. Il legame finisce qui, ciascun romanzo segue ovviamente la sua strada, ma la suggestione è rimasta. E Martin l’ho ritrovato pure nella Decima musa, dove Francesco ha scritto testualmenteGhiaccio e fuoco.
L’inverno sta per arrivare. (pag. 385)
e ancora
Fuoco e ghiaccio.
L’inverno è arrivato (pag. 388).
I contesti sono diversissimi, il contrasto fra realtà opposte come ghiaccio e fuoco abbastanza immediato ma anche d’effetto se usato nel modo giusto, e l’arrivo dell’inverno è stato visto come una minaccia ben prima che Martin iniziasse a scrivere i suoi romanzi. Io penso a due minacce di inverno perenne nell’Occhio del Mondo di Jordan e nella Via del fuoco di Guy Gavriel Kay, ma anche William Shakespeare è passato dall’inverno del nostro scontento trasformato in estate gloriosa da questo sole di York. Il contesto è tutt’altro, il monologo del Riccardo III non ha nulla a che vedere con il genere fantasy, ma quando un verso continua a ritornarci nella mente in qualche modo influenza le nostre percezioni. Comunque, c’è da stupirsi se con Falconi continuava a tornarmi in mente Martin?
Le suggestioni però non si sono fermate qui. La prima, immediata, è andata a opere che non ho letto. Le Muse di Francesco sono un’evoluzione intesa in senso darwiniano delle Muse greche. Mitologia greca nella nostra realtà? In questo momento il collegamento automatico è con la saga di Percy Jackson firmata da Rick Riordan, saga che non ho letto ma che mi assicurano che sia molto carina. Anche qui, lettura da tenere presente per il futuro. E poi c’è la Teoria del complotto, che in questo caso veste i panni dei Pragmatici. Vale a dire gli Uomini in nero di Martin Mystère. Serve altro? Beh, c’è una spruzzata della Zimmer Bradley nella fame che viene dopo l’utilizzo dei poteri, analoga alla spossatezza dovuta all’utilizzo del laran. E c’è qualcos’altro che ora è sfumato ma che, ne sono sicura, rimarrà latente per riaffiorare prima o poi durante la lettura di un altro libro.