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(Francesco Franchini – Uomini perduti Uomini nuovi)

Da Silvy56
(Francesco Franchini – Uomini perduti Uomini nuovi)
Jung costruisce il suo mandala nella casa sull’acqua di Bollingen. Prima una torre, poi un’altra, poi un cortile. La costruzione di se è lenta e graduale, ha bisogno di tempo. Nella casa sull’acqua non vuole riscaldamento, né telefono, né luce elettrica, nulla di moderno, torna duecento e più anni addietro, a prima della rivoluzione industriale. Quando è a Bollingen Jung è “l’antichissimo figlio della madre”. E’ solo: “ Mi sento come se mi espandessi nel paesaggio e all’interno delle cose e vivessi in ogni albero, nelle onde, nelle nuvole”. Vivendo materialmente nel suo enorme mandala la realizzazione del se oltrepassa dottrine psichiche: è questione di vita, concreta. Ogni momento dell’esistenza è al presente ed è rito, non esiste più l’ipotetico futuro richiesto dal desiderio. Lì Jung può conoscere, vedere la realtà, realizzare un passo ulteriore dell’opera alchemica segreta: divenire uomo nuovo, essenza, solo allora può, come uno sciamano, curare gli altri e come un santo eremita chiudersi in sé. Jung si sente parte della catena ermetica dei saggi, tiene al dito l’Abraxas senza bisogno di spiegarlo a chi non lo riconosce. Dona agli uomini un’idea più grande d’ogni psicologia: la sincronicità. “Alla psiche inconscia spazio e tempo sembrano relativi, ossia la conoscenza si trova in un continuum spazio-temporale in cui lo spazio non è più spazio e il tempo non è più tempo. Se quindi l’inconscio sviluppa e mantiene un certo potenziale alla coscienza, nasce la possibilità di percepire e conoscere eventi paralleli”.

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