Rai Educational per Nautilus Connessioni. Visioni. Condivisioni, in onda lunedì 6 gennaio alle 19.30, e in replica ogni 4 ore, su Rai Scuola propone uno speciale dedicato alla musica e alla vita di Francesco Guccini, intervistato da Federico Taddia nella sua abitazione di Pavana (PT). Dal nuovo libro “Culodritto e altre canzoni” all’importanza della memoria per poter scrivere e riportare in musica le proprie storie. Un percorso intimo in cui Guccini si racconta con ironia, guardandosi indietro: dalla sua infanzia, “sono nato in un periodo particolare, quattro giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia”, agli anni trascorsi nella “piccola città” di Modena, di cui conserva un ricordo particolare.A proposito di storie e biografie, Guccini cita Jorge Luis Borges “uno scrittore parte sempre da se stesso – dice l’autore argentino - e io credo che si parta sempre da fatti accaduti, da personaggi conosciuti o meno. E quindi si parte sempre dalla propria esperienza personale”. E a questo proposito il cantautore parla del suo rapporto con la memoria. “Gli amici dicono che ho una grande memoria, il che non è vero. Però mi piace ricordare, andare nel passato; anche perché il futuro è inconoscibile, il presente è labile, fugace, dura un momento. Noi viviamo soprattutto nel passato e io l’ho scavato, da un certo periodo della mia vita, diciamo dai trent’anni in poi. Il mio primo disco che ha avuto un certo successo, “Radici” aveva in copertina la foto dei miei bisnonni e dei miei nonni, ed è lì che ho cominciato una ricerca per sapere quali erano le mie radici, per sapere chi erano i miei antenati, per ricercare il dialetto locale che ormai è scomparso, per la storia locale. I miei primi tre romanzi - continua - sono falsamente autobiografici, però ho usato tanti ricordi di quel periodo e di quegli anni, c’è la parte pavanese, la parte modenese e l’ultima parte, la parte bolognese. Ho frugato nella memoria”.
Infine, raccontando del suo ultimo libro “Culodritto è un espressione modenese – conclude il cantautore – esattamente è “ander via col cul dritt” e si riferisce di solito ai bambini piccoli che rimproverati vanno via impettiti. La versione dialettale però è più pittorica ed efficace e diventa “culodritt”. La canzone nella fattispecie era dedicata a mia figlia Teresa”.




