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Francesco KoSSiga: il fascista che sui gay era più avanti di Bersani e Rutelli.

Da Tycooko

Inoltro una lettera aperta di Giovanni Dall'Orto rivolta al Presidente di Arcigay nazionale Paolo Patanè.
Un appunto: non condivido ogni parola della seguente, specialmente lo spirito critico che la permea, quasi a non volersi conformare con la "moda" dell'odiare Cossiga a priori; perché il messaggio che la lettera sembra suggerire è che il Senatore, nonostante tutto, abbia fatto qualcosa per le lesbiche ed i gay in Italia.
Questa mi pare la morale dei gay pro-Israele che alle mie critiche circa il razzismo di quel Paese del Medio-Oriente rispondono dicendo "Sì, ma lì hanno le unioni civili per le coppie omosessuali, mentre in Palestina ci ammazzerebbero."
La lettera di Giovanni mi sembra comunque interessante per le informazioni che dà. Non esistono ricordi "scomodi" quando si tratta di proteggere la memoria storica.

Caro  Paolo Patanè,

torno dalle vacanze e leggo solo ora della polemica sul tuo comunicato stampa su Cossiga.

Permettimi allora di dire la mia, visto che ho vissuto in prima persona la vicenda del ricevimento della delegazione gay da parte di Cossiga durante la sua presidenza, nel 1990.
(...)
Il fatto che una certa parlamentare del Pd abbia voluto battezzare un recentissimo incontro con Napolitano come "La prima volta che un presidente riceveva i gay, grazie allo sforzo determinante di una certa parlamentare del Pd", non implica affatto che ciò che una certa parlamentare del Pd proclama al mondo sia vero.

In effetti, è falso: prima di Napolitano ci fu Cossiga. E questo ci mostra e insegna quante occasioni abbia sprecato la politica italiana, rendendo vane aperture che oggi sembrano impossibili, surreali. E invece ci furono, e furono deliberatamente distrutte per inseguire il linguainbocca con la Chiesa cattolica, sulla strada del quale il movimento gay era solo un ostacolo. Che fu quindi rimosso: i successori di Cossiga (il baciapile Oscar Luigi Scalfaro prima, l'ingessato Carlo Azaglio Ciampi poi) i gay, in effetti, a quanto ricordi io, non li ricevettero mai.

(...)
Cossiga era, è stato ed è morto da fascista.

Ma il punto è che noi non andammo a un incontro con Francesco Cossiga, bensì con il Presidente della Repubblica italiana. Non era colpa nostra se il Pci dava i suoi voti - come diede - per eleggere alla presidenza della Repubblica un porco fascista... (Hei! Qualcuno se lo ricorda che il Pci lo votò compatto, a ringraziamento del massacro che aveva fatto come Ministro dell'Interno di tutti i militanti di estrema sinistra, fastidiosamente critici del Pci? Qualcuno ricorda che proprio grazie ai voti del Pci, l'SS KoSSiga fu eletto al primo scrutinio?).

Quello era, piacesse o no, il presidente di tutti gli italiani.

Quindi anche il nostro.

Quindi andammo.

Era un modo per ribadire che di questo Paese facevamo parte anche noi omosessuali e lesbiche.

Ed il fatto che Cossiga ci ricevesse, era un modo per riconoscere che effettivamente ne facevano parte.

Cossiga era un porco fascista, ma un porco fascista disposto ad ammettere che anche i gay fossero cittadini da lui rappresentati. Nel giudizio da dare su di lui va quindi tenuto conto di questa dicotomia. E bene ha fatto Paolo Patanè a ricordarla. Era anzi il suo puro e semplice dovere di presidente di una associazione gay. E' proprio qui che si vede la differenza fra un presidente che fa gli interessi dell'associazione che presiede, e uno che fa invece gli interessi del partito in cui intende candidarsi alle prossime elezioni, e tace tutto ciò che a tale partito risulta scomodo e/o imbarazzante... anche se per farlo deve danneggiare gli interessi dell'associazione che presiede.

Perché resta vero il fatto, inquietante, che un personaggio a dir poco ambiguo come Cossiga abbia avuto il coraggio di compiere un gesto che invece mancò ai suoi "democratici" successori.
(...)

Giovanni Dall'Orto

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