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Francesco Romani e l’omeopatia a Napoli. La passione verso il prossimo

Creato il 09 gennaio 2013 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Omeopatia
regno due sicilie
Antica mappa del Regno delle Due Sicilie

Introduzione
L’Omeopatia classica hahnemanniana è filosofia e scienza: la prima produce concetti, la seconda funzioni. Il padre dell’Omeopatia, il Dott. C.F. Samuel Hahnemann (1755-1843), coniuga il concetto alla Legge di Similitudine e la funzione alla Sperimentazione Pura sull’uomo apparentemente sano. Questo metodo di esperienza scientifica galileiana di ipotesi (Legge di Similitudine), osservazione (Sperimentazione Pura) e verifica (clinica), porterà alla promulgazione di un nuovo sistema terapeutico alla fine del Settecento: l’Omeopatia.
Si aprì così un nuovo percorso per i medici, soprattutto per coloro che erano consapevoli della debolezza e degli errori della medicina dell’epoca.
La conquista del Regno Di Napoli
In breve la bandiera omeopatica sventolò nelle principali città europee e fu issata a Napoli nel 1821 da un gruppo di medici dell’Armata Austriaca, presenti nella città partenopea per la richiesta d’aiuto di re Ferdinando I allo scopo di riportare la calma nei suoi territori.
Questo fortuito concatenamento d’eventi portò a scambi culturali tra medici omeopati austriaci al seguito delle truppe e medici partenopei, che ebbero così la possibilità di applicare il nuovo sistema terapeutico sul territorio.
Il primo fra questi fu il Dott. Francesco Romani, abruzzese, nato il 24 settembre 1769 a Vasto d’Aimone, in provincia di Chieti.
Dopo la Laurea in Medicina conseguita all’Università di Napoli, secondo l’uso del tempo, studiò filosofia e si dilettava a comporre poesie, per lo più odi saffiche.
Testimonianze dei fatti si trovano nelle notizie autobiografiche e specialmente nel volume Elogio storico di Samuello Alemanno, pubblicato a Napoli nel 1845 (un elogio al Genio di Hahnemann), e nei due Discorsi sulla Omeopatia contenuti nei poderosi volumi della Pura Dottrina delle Medicine, Napoli 1825-28. Questo ultimo lavoro di Romani rappresenta una prima volgarizzazione italiana dell’originale tedesco della Materia Medica Pura, cioè la raccolta dei sintomi fisici e psichici delle sperimentazioni di Hahnemann su se stesso e sui propri allievi, pubblicata a Dresda in 6 Volumi, dal 1811 al 1821.
Romani scrisse che la prima conoscenza del Sistema Terapeutico Omeopatico gli venne nel 1821 dal noto medico svizzero Ody di Friburgo, che a Napoli gli lesse, traducendoli dal tedesco al francese, i passi più importanti dell’Organon dell’Arte di Guarire di S. Hahnemann, testo fondamentale dell’Omeopata. Poche settimane dopo, il medico bosniaco Necher, grande fautore dell’Omeopatia, gli curò una malattia che durava da nove anni ed in cui i medici allopati nulla erano riusciti a fare di buono.
Da questo momento in poi il Dott. Romani approfondirà e continuerà ad applicare e diffondere il nuovo metodo nel Regno delle Due Sicilie insieme ai suoi due amici: il Dott. Giuseppe Mauro di Palermo ed il Dott. Cosmo Maria De Horatiis (Cacavone, Campobasso 1771-Napoli 1850), medico privato nientemeno che di re Francesco I!
Diventato personaggio di spicco della città, Romani fu invitato al castello del conte di Shrewsbury in Inghilterra ed introdusse così l’Omeopatia a Londra.
A Napoli gli aiuti per la diffusione dell’Omeopatia non mancarono, tant’è che il Re permise che si aprisse una clinica omeopatica nell’ospedale militare della Trinità Maggiore per una verifica, della quale Romani fu condirettore.
Sennonché, non si sa bene per quale motivo, dopo cinquantacinque giorni la clinica fu chiusa, nonostante le guarigioni dei soldati sottoposti alla prova fossero state, come al solito, spettacolari.
Probabilmente si trattò del solito tentativo da parte di coloro che, per mancanza di argomenti, si promossero in “esperti in disinformazioni” screditando l’antagonista sul piano morale e clinico con sotterfugi ed astuzie. Tutto ciò significa, come dimostraDarwin, che unamutazione, un cambiamento, per campare in un ambiente nuovo richiede tempo e lavoro!
Uomo riflessivo e cauto, il Dott. Romani scrisse importanti opere a favore dell’Omeopatia. Oltre a quelle già citate, vanno annoverate: Sulle qualità positive dei rimedi descritti da Hahnemann; Sui preservativi del colera Indiano, etc.; in catalogo si trovano anche numerosi saggi di carattere sociale e storico.
Conclusioni
Il Dott. Francesco Romani morì a Napoli il 24 novembre 1852, a 83 anni; una bella età per quell’epoca dove la vita media non superava i 45!
Il 30 luglio 1899 i concittadini di Vasto, sua città natale, gli dedicarono un busto bronzeo esposto al Museo Civico. Evento certo non da poco, durante il quale l’Amministrazione Comunale riconoscerà in lui la figura di primo piano capace di segnare in modo incredibile la storia dell’Omeopatia a Napoli, mostrando tutta la sua grandezza civile, il suo approfondimento nella cultura medica in cui aveva creduto ma, soprattutto, fungendo da forte esempio di intenso e straordinario lavoro al servizio del prossimo sofferente.
A Napoli gli aiuti per la diffusione dell’Omeopatia non mancarono, tant’è che il Re permise che si aprisse una clinica omeopatica nell’ospedale militare della Trinità Maggiore.



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