Centro Culturale Aldo Moro Cordenons
Dal 12 al 26 Novembre, inaugurazione venerdì 12 novembre ore 17.30
Cordenons Pordenone
(a cura di Anna santin)
Heidegger alla fine degli anni Sessanta tenne un
seminario all’università di Friburgo sull’interpretazione di alcuni
frammenti di Eraclito. Il concetto di verità-alètheia, ciò che si
sottrae al nascondimento, rappresentava una grande parafrasi
del frammento eracliteo relativo al signore di Delfi, che non
dice e non nasconde, ma dà segno. Per Heidegger la verità è un rivelarsi progressivo, è qualche cosa che viene paragonato ad una radura all’interno di un bosco, Lichtung in tedesco
(che ha la stessa radice di Licht, luce e di leicht, leggero).
Eʼ il luogo in cui si dirada l’oscurità e il “nascondimento”, e in cui si rivela una forma di verità; si rivela ma non completamente.
È in questo luogo che conducono le opere di Francesco Stefanini. Minimali e pulsanti. Vere della verità vibratile e impalpabile della luce che filtra attraverso colori chiamati ad
essere altro: sipari di rami, fronde mobili percorse da venti stranieri, buio delle notti non ancora violate dalle luci artificiali.
Qui lʼartista percorre lʼistante senza trattenerlo.
Lo seduce riconoscendo lʼimpossibilità di andare oltre.
Il rapporto artista/visione della natura è dunque qualcosa di delicato e intimo, dove lʼuomo è una presenza evanescente che si determina non nella propria fisicità, ma nella capacità di cogliere le tracce che la natura mostra. Si tratta di luci filtrate e di leggeri bagliori stellari, si tratta di porzioni dellʼinfinito che traggono dalle velature e dalle colature, non oltre ma
dentro i confini dellʼopera, la finitudine dellʼumano.
Stefanini mostra il confine e lo vìola. Contrapponendo Spazio e Tempo non allude ma dichiara la soglia oltre la quale non si può andare. Si permette di superarla in modo armonioso e
virtuale solo grazie ad una lettura attenta e riflessiva.
È giunto il momento della pausa-. Afferma. -Qui regna lʼattenzione dalla quale sfuggiamo perché “minaccia lʼanima da un punto di desiderio puro” (S. Weil)-.
Le opere di Francesco Stefanini non temono questo pericolo.
Rinunciando a velocità di lettura e superficialità esse mostrano una trama non immediatamente visibile. Ogni relazione pensata tra forme e colore rappresenta dunque lʼindizio di una
profondità sia della natura che dell’anima che la indaga. Il logos eracliteo è il medesimo di Francesco Stefanini la cui poetica raffinata si esprime nello svelare seducente e intimo della
natura stessa.
Spesso legate ai toni caldi del fuoco, ( “elemento che nel mutare permane perennemente identico a se stesso” Eraclito) le sue opere dai colori più caldi si rivelano per sottolineare lʼesistenza
di una verità che è elaborazione di un sapere dialettico dato, appunto, per contrapposizione. Il dato visivo è avvicinato con i linguaggi della poesia e dellʼarte, gli unici strumenti che
sembrano poter comunicare aderenza alla vita, alla verità soggettiva dell’uomo.
Alessandra Santin
Francesco Stefanini. Nato nel 1948 a Pietrasanta (LU), completa gli studi artistici a
Firenze e in seguito si trasferisce a Treviso come insegnante di
materie artistiche. Dagli anni 70ʼ fino ad oggi ha tenuto più di
ottanta personali e oltre duecento collettive in Italia e
all’estero. Dagli anni Novanta espone a Tokyo, Zagabria,
Salisburgo, Praga, Vienna, Parigi, Budapest, Mannheim, New
York, Pechino, Brisbane, Perth. Nel 1995, negli eventi collaterali
della XLVI Biennale di Venezia, è invitato alla rassegna “Memorie
e attese”. Negli anni 2000, lavora per il museo d’Arte
Moderna di Shirakawa e i rapporti con il Giappone
sʼintensificano con mostre a Tokio, Hosaka, Kioto e Yokaiama.
Nel 2005 tiene una personale nel Kunstverein di Mannheim
(Germania) e nel 2008 a Palazzo Magnani di Reggio Emilia
presenta unʼantologica dedicata al pastello, con catalogo
edito da Skira. Nel 2009 propone importanti retrospettive nel
Museo di Caʼ da Noal di Treviso e nel Palazzo Ducale di Urbino.
Nel 2010 espone a Bolzano nella Galleria Antonella Cattani,
Contemporary Art e a Rimini a Castel Sismondo, nella rassegna
curata da M. Goldin, “Pittura dʼItalia. Paesaggi veri e dellʼanima”.
Partecipa a “Oltre il giardino” Evento collaterale
della Biennale internazionale di Architettura di Venezia.
Attualmente vive e lavora a Volpago del Montello (TV).
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