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Francesco Tadini ripropone una riflessione su Kurt Schwitters del 1964, pubblicata in “Successo” da E. Tadini

Creato il 23 dicembre 2011 da Francescotadini @francescotadini

Francesco Tadini ripropone una riflessione su Kurt Schwitters del 1964, pubblicata in “Successo” da E. TadiniFrancesco Tadini ripropone qui un testo su Kurt Schwitters del padre Emilio Tadini 1964, pubblicato in “Successo”:  E. Tadini, I rifiuti della società, in “Successo”, maggio 1964, a. VI, n. 5, pag. 113. “Alla Galleria Toninelli di Milano si è aperta una grande mostra dedicata all’opera di Kurt Schwitters. Nato ad Hannover nel 1887 e morto nell’ospedale di Kendale, Westmoreland, in Gran Bretagna, nel 1948, Schwitters è senza dubbio una delle personalità più interessanti dell’avanguardia artistica di questo secolo. >Partendo, dopo la grande guerra, dalla rivolta anarchica del movimento dadaista, Schwitters continua, fino alla morte, ad elaborare un’arte personalissima, anticipando esperienze che attualmente sono svolte in senso manieristico in tutto il mondo. Schwitters lavora, per anni e anni, a opere costituite da un aggregato di ciò che resta di oggetti dai quali la civiltà dei consumi ha spremuto tutto quanto poteva servirle – pezzi di carta stracciata, frammenti di stoffa o di legno, vecchi biglietti del tram – ma da quei rifiuti, da quei residui, Schwitters riesce a recuperare un altro valore, determinato da nuove relazioni costitutive in una serie di nuovi significati…”

Conclude Tadini:

“…È fin troppo facile leggere un “collage” di Schwitters dando prova della propria beneducata capacità di distinguere preziosi accordi pittorici. Ma una lettura del genere è decisamente parziale, è un po’ come l’estrema vendetta di un’estetica tradizionale verso ciò che l’ha offesa. Schwitters non ha voluto dimostrare di poter ottenere certi effetti pittorici con vecchi rifiuti invece che con il colore. Se il senso del suo lavoro fosse questo, egli si sarebbe limitato a dar prova di una considerevole attività virtuosistica. Schwitters ha voluto rappresentare, con una specie di rabbia monomaniaca, le infinite possibilità espressive di ogni frammento di materia integrato in un complesso di relazioni. Ha voluto mostrare come proprio nelle “zone morte” della frenetica circolazione dei consumi possa vivere ed agire un’infinita molteplicità di elementi espressivi, di valori che possono essere reintegrati in un significato. Ciò che una civiltà si è lasciata dietro, ciò che ha calpestato procedendo ciecamente nella sua strada tra benessere, crisi e massacri, Schwitters lo ha raccolto, lo ha ristrutturato in un’immagine e glielo ha riproposto come un simbolo di coscienza e di liberazione.” E. Tadini

Francesco Tadini si augura che possiate trascorrere serenamente le ormai prossime festività e invita a dare uno sguardo al sito /archivio http://francescotadini.net (curato insieme a Melina Scalise, anche presidente dell’associazione culturale Spazio Tadini di Milano, il cui blog è http://spaziotadini.wordpress.com/).

Francesco Tadini ripropone una riflessione su Kurt Schwitters del 1964, pubblicata in “Successo” da E. Tadini


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