Francesco Tadini presenta un passo di un testo importante sull’opera pittorica e letteraria del padre, Emilio Tadini, al quale è dedicato questo sito / archivio (e vedi anche passi sul blog Friplot: http://friplot.wordpress.com/. Il brano è di Arturo Carlo Quintavalle - dalla monografia dedicata a Tadini nel 1994 per Fabbri Editori e riguarda L’Opera – romanzo di Tadini edito nel 1980 da Einaudi. “Siamo davanti a una storia apparentemente inventata, certo, ma anche a una diretta critica delle posizioni di quegli anni..” conclude Quintavalle. Ritengo ancora molto “attuale” tale critica e la scrittura ricchissima de L’Opera: libro che si consiglia a chiunque voglia accostarsi al pensiero e alla pittura di Emilio Tadini. >
Arturo Carlo Quintavalle:
copertina della monografia dedicata a Tadini, con testo di Quintavalle
“L’opera” Nel 1980 Tadini pubblica un volume, “L’Opera” (Einaudi), che è importante per molti versi. Nel percorso del narratore, naturalmente, in quello del pittore, nel dibattito sulla funzione del critico e su quella dell’arte. Ma il libro passa inosservato non viene neppure preso in esame dagli storici dell’arte, dagli specialisti, e forse per precise ragioni. Prima di tutto perché la polemica è contro la critica che inventa gli artisti, perché questo è uno dei nodi dell’opera, il rifiuto del critico che inventa gli artisti, dunque di quel particolare tipo di operatore che costruisce le mode, che esalta un gruppo o lo deprime, che si fa lui stesso attore sulla scena dell’arte. Una parola, una presentazione dell’uomo giusto e tutto, di colpo, si mette in moto, una sua stroncatura e tutto finisce. Ebbene, proprio questo, al momento dell’uscita del libro, la critica dell’arte non può accettare. Sono i tempi infatti della così detta Transavanguardia e del trionfo di un certo modo di concepire la funzione del critico, allora detto militante. Gli storici dell’arte sono emarginati, anche e proprio perché posseggono una strumentazione metodologica più articolata e motivazioni culturali ben diverse. Il risultato è che, negli anni fine 70 e inizi ’80 la crisi della pittura e della rappresentazione appare particolarmente evidente e quindi emerge la difficoltà del dipingere, e del dipingere partendo da una cultura apparentemente tradizionale, immagini su una tela, disegni su carta. Tadini, nel romanzo, analizza la posizione del critico e anche una precisa corrente dell’arte, non la Transavanguardia ma l’Arte Povera, o l’arte Concettuale, e dunque di fatto la sua analisi, il suo rifiuto, sono nei confronti di una ricerca che è soprattutto progetto, e che è indifferente alla realizzazione dell’artista ma, al limite, può essere una invenzione dello stesso critico e, comunque, certo del critico collegato al gallerista. La storia è presto detta: un artista, un polacco, mentre sta per aprirsi una sua grande rassegna personale, vien trovato assassinato mentre tutti i quadri che aveva in studio tagliuzzati. Ma il giornalista (vedi la figura / personaggio del giornalista anche in altri romanzi di Tadini, n.d.r.) che è il primo attore dell’opera e insieme anche colui che tiene in piedi le fila del racconto in prima persona, il giornalista si rende conto che quei dipinti sono figurativi, e si potrebbe dire che sono un po’ troppo da principiante, e non appaiono insomma in alcun modo collegabili alla ricerca fino ad allora portata avanti dall’artista che ha sempre esposto opere legate alla cultura dell’arte Concettuale. Comincia così, quasi senza un programma preciso, una analisi della situazione, non una vera e propria inchiesta, ma un percorso parallelo del giornalista attraverso le cose, le vicende del privato dell’artista ucciso e anche della critica. Scartata la tesi del delitto per gelosia la vicenda non appare chiara ma progressivamente il giornalista scopre che il critico ha per lunghi anni gestito l’artista, gli ha importato le opere, a volte le ha direttamente realizzate lui su invito e su progetto del pittore che da Varsavia, dalla Polonia, non poteva muoversi, insomma una specie di creazione a distanza come nel caso dell’opera dettata al telefono, si sa, da Moholy Nagy. Intervistando il critico il giornalista scopre che egli resta convinto della propria funzione, convinto di avere creato e di creare lui stesso, artista aggiunto all’artista, se non qualcosa di più: il critico d’arte come creatore. Siamo davanti a una storia apparentemente inventata, certo, ma anche a una diretta critica delle posizioni che in questi anni (anni Ottanta e Novanta: la monografia di Quintavalle su Emilio Tadini è uscita nel 1994, n.d.r.) Tadini si trova davanti, all’ambigua figura dei critici-manager, dei critici d’arte inventori dei movimenti. Insomma il romanzo diventa una parabola sul quotidiano dell’arte oggi. Poco per volta il giornalista si accosta alla verità, ma quello che più colpisce di questo viaggio non è la vicenda, che in fondo si potrebbe schematicamente riassumere in poche battute, quanto il percorso del narratore che è soprattutto attraverso i linguaggi. A contrasto sono dunque le lingue del quotidiano al quale il protagonista collabora (…) Arturo Carlo Quintavalle
Tadini Archivio, opera di Emilio Tadini, L'Atelier, 1993, acrilici su tela, 114x146
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Francesco Tadini, oltre ad augurare un felice 2012 agli svariati lettori del sito e a ringraziarli per le mail di incoraggiamento – http://francescotadini.net/ – raccomanda anche la visione dei testi su E. Tadini pubblicati nel 2002 nella raccolta Torno subito. Ecco i link di alcuni di questi:
Dario Fo per Emilio Tadini: http://francescotadini.net/2011/12/28/francesco-tadini-invita-a-correre-a-vedere-mistero-buffo-con-dario-fo-e-franca-rame-a-milano-16-gennaio-2012-e-ricorda-le-loro-parole-daffetto-per-il-padre-emilio-tadini/
Lina Sotis per Emilio Tadini http://friplot.wordpress.com/2011/12/31/francesco-tadini-pubblica-pagine-in-memoria-del-padre-emilio-tadini-da-torno-subito-oggi-il-testo-di-lina-sotis/
Furio Colombo per E. Tadini, link: http://francescotadini.net/emilio-tadini-archivio/emilio-tadini-torno-subito/
Aldo Grasso per E. Tadini http://francescotadini.net/2011/12/30/francesco-tadini-ricorda-il-padre-emilio-tadini-con-un-testo-di-aldo-grasso-da-torno-subitofrancesco-tadini-ricorda-il-padre-emilio-tadini-con-un-testo-di-aldo-grasso-da-torno-subito/
Francesco Tadini esprime riconoscenza infinita a Melina Scalise, presidente attuale dell’associazione culturale Spazio Tadini di Milano, senza il lavoro e il supporto della quale queste pagine internet e l’organizzazione dell’archivio Tadini non avrebbero, forse, nemmeno preso vita.