Le Nouvel Observateur non ha dubbi, a proposito della sentenza del Tribunale delle Grandi Istanze che blocca l’accesso ai siti di poker e scommesse illegali. Il titolo dell’articolo di Boris Manenti – La censure de l’Internet commence – sintetizza le preoccupazioni dei difensori delle libertà in rete.
L’Autorità che regolamenta il gioco on line (Arjel) ha avuto ragione contro i fornitori di accesso che – d’ora in poi – dovranno fare ogni sforzo per impedire ai giocatori francesi di accedere a siti di giochi illeciti. Alcune associazioni per la libertà del web – tra le quali la Quadrature du Net reputano la misura “inefficace” e temono che rappresenti “un precedente contro la libertà d’espressione”.
Dice al Nouvel Obs il portavoce della Quadrature du Net, Jérémie Zimmermann, che “il problema è il cosiddetto filtraggio collaterale. Cioè, quando si filtra l’indirizzo IP di un server , si filtrano allo stesso tempo tutti i siti ospitati sullo stesso server. Bloccare un IP significa bloccare altri cento indirizzi collegati, tra i quali, ad esempio, potrebbero esserci siti gestiti da dissidenti iraniani. Preoccupa poi – aggiunge Zimmermann – l’autorizzazione alla cosiddetta ispezione profonda dei pacchetti (Deep packet inspection o DPI). I provider così possono guardare all’interno dei pacchetti di dati che transitano sulla loro rete, per autorizzarne o meno l’inoltro. E’ un metodo molto intrusivo, lo stesso adottato dal governo cinese per censurare internet e questo pone seri problemi sulla riservatezza delle comunicazioni private. Infine – dice il portavoce della Quadrature du Net – temiamo la generalizzazione di questa decisione. Oggi contro i siti di gioco illegale, domani chissà…”
Uno dei siti coinvolti nel provvedimento disposto dal Tribunale delle Grandi Istanze di Parigi è Stanjames.com con sede a Gibilterra. Il TGI ha ordinato a tutti i fornitori di accesso a Internet (FAI) d’”impedire l’accesso” a siti di gioco illegali: se i Fornitori non rispetteranno quanto stabilito, dovranno pagare una multa di 10.000 euro al giorno per un mese.
Stanjames non ha richiesto l’autorizzazione a operare in Francia all’Arjel: l’ente regolatore lo aveva messo in mora il 25 giugno scorso intimandogli di cessare tutte le attività in Francia, tramite invio di mail, fax e raccomandata postale, ma invano.
L’Arjel ha quindi chiamato in giudizio i fornitori di connettività il 7 luglio scorso, chiedendogli di bloccare l’accesso ai siti in questione, avviando quindi una procedura d’urgenza. Una procedura fermamente contestata dai Service Provider che si sono appellati alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo dichiarando che “anche per le questioni inerenti i siti di gioco illegali si deve garantire il contraddittorio in tribunale”. I fornitori internet hanno anche sostenuto che sarebbe stato “più corretto coinvolgere prima i siti illegali stessi “.
I provider internet avevano già fatto notare che “apporre simili filtri è molto difficile, inefficace e dannoso”.